L'accoglienza accetta la vulnerabilità
/ L'Associazione New Ability di Lamone punta sulla formazione per una maggiore apertura e integrazione La presidente Giada Besomi: «Essere non tanto inclusivi ma accessibili a ognuno per crescere senza distinzioni e senza limiti»
Giada Besomi è specializzata nello sport adattato, diversità e inclusione. Da un progetto di danza integrata, partito nel 2011, è nata l'Associazione New Ability, che oggi propone diverse attività aperte a tutti, fra cui la ginnastica per i bambini dai 2 anni. «Facciamo esercizi psicomotori. I piccoli si divertono con capriole, a rotolare e arrampicarsi, partendo da una base al suolo. I più grandi imparano a utilizzare alcuni attrezzi in modo semplice durante i polisportivi», sottolinea Giada Besomi.
Ginnastica, danza, arte e cucina. Ogni attività è basata su corsi misti, aperti a persone con o senza disabilità di ogni età, cultura e lingua. «Preferiamo parlare di “vulnerabilità”, che può essere una condizione temporanea o permanente e che può riguardare qualsiasi aspetto della vita di una persona, come una disabilità, una malattia, la perdita del lavoro o un distacco. Anche i bambini che non hanno una disabilità sono confrontati a scuola con difficoltà relazionali, iperattività o timidezza. Il fatto di essere tutti insieme, indipendentemente da qualsiasi vulnerabilità o caratteristica, consente a ognuno di evolversi con l'aiuto dei propri compagni. Nel team di New Ability è anche a disposizione un'assistente sociale».
La condivisione di esperienze motorie e artistiche ha permesso a ogni persona di crescere e di apprendere qualcosa di nuovo: «Grazie a Plusport abbiamo avuto la possibilità di formare persone con disabilità per diventare assistenti o monitori di Sport Disabilità. Una delle nostre collaboratrici con disabilità cognitiva è diventata aiuto-insegnante di danza con mansioni durante il riscaldamento, le parti finali, la responsabilità del materiale e quella dell'assistenza di base».
Un risultato di grande apertura grazie a una formazione mirata per diventare non tanto inclusivi, ma accessibili. «Il primo passo è l'accoglienza, che diventa un riferimento per le famiglie che vivono le vulnerabilità con la necessità di essere ascoltate e di entrare a fare parte di un gruppo per non sentirsi sole. Abbiamo formato 40 monitori-allenatori dello sport ordinario alle diversità e all'inclusione, per una trentina di club che oggi possono offrire un'accoglienza totale», conclude Giada Besomi, nominata fra le «donne forti e coraggiose che ogni giorno abbattono barriere invisibili verso la libertà e l'autodeterminazione» nel libro