Corriere del Ticino

La frustrazio­ne e il sogno di un ribaltamen­to sociale

/Stasera e domani (ore 2045) a Bellinzona «Le serve» di Jean Genet, interpreta­to da Eva Robin's, Beatrice Vecchione e Matilde Vigna, mette in scena un continuo alternarsi tra essere e apparire, tra immaginari­o e realtà

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La stagione di prosa del Teatro Sociale di Bellinzona propone, stasera e domani alle 20.45 Le serve, capolavoro di Jean Genet, liberament­e ispirato a un fatto di cronaca che scosse l'opinione pubblica francese negli anni Trenta: un perfetto congegno di teatro nel teatro che mette a nudo la menzogna della scena, «in un continuo ribaltamen­to tra essere e apparire, tra immaginari­o e realtà», nelle parole di Jean-Paul Sartre. La storia è quella di due cameriere che allo stesso tempo amano e odiano la loro padrona, Madame di cui hanno denunciato l'amante con delle lettere anonime. Venendo a sapere che l'amante sarà rilasciato per mancanza di prove e che il loro tradimento sarà scoperto, tentano di assassinar­e Madame ma, fallito il loro proposito, vogliono uccidersi a vicenda. Nella pièce Genet presenta le due sorelle, Solange e Clare, nella loro vita quotidiana, nell'alternarsi fra fantasia e realtà, fra gioco del delirio e delirio reale. A turno le due cameriere recitano la parte di Madame, esprimendo così il loro desiderio di essere «La Signora» ed ognuna di loro, a turno, interpreta la parte dell'altra cameriera, cambiando lentamente atteggiame­nto, dall'adorazione al servilismo, dagli insulti alla violenza. La rivolta delle serve contro la padrona – spiega la regista Veronica Cruciani che ha curato anche l'adattament­o – non è un gesto sociale, un'azione rivoluzion­aria, è un rituale. Questo rituale è l'incarnazio­ne della frustrazio­ne, l'azione di uccidere l'oggetto amato ed invidiato non potrà essere portata a compimento nella vita di tutti i giorni, viene ripetuta all'infinito come un gioco. Tuttavia questo gioco non raggiunge mai il suo apice, la messa in scena che le due sorelle

compiono viene continuame­nte interrotta dall'arrivo della padrona. Secondo Sartre questo fallimento è inconsciam­ente insito nel cerimonial­e stesso che le serve mettono in scena; il tempo sprecato nei preliminar­i non porterà al compimento del rituale. Anzi questo rituale diventa un atto assurdo, è il desiderio di compiere un'azione che non potrà mai superare la distanza che separa il sogno dalla realtà. Una fallimenta­re ripetizion­e magica, il riflesso deformato del mondo dei padroni, che le serve adorano, imitano, disprezzan­o. Ad interpreta­re il ruolo di Madame Eva Robin's, icona pop del transgende­r dall'originale percorso teatrale, affiancata sulla scena due giovani attrici cresciute alla Scuola dello Stabile di Torino: Beatrice Vecchione e Matilde Vigna. Info: www.teatrosoci­ale.ch

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© LAILA POZZO Le protagonis­te dello spettacolo. Al termine del quale, stasera, è previsto un incontro con la compagnia.

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