Corriere del Ticino

Una storia sulle violenze delle guerre

- Sergio Somazzi Breganzona

Tempo fa ho avuto la fortuna di leggere una recensione sul vostro giornale di un romanzo, l'ultimo, di Luca Saltini, nato a Milano e abitante a Lugano, dove lavora come responsabi­le dell'attività culturale della Biblioteca Cantonale. Il titolo del libro è «Scrivimi dal confine», edito da Piemme a maggio 2023. A colpirmi è stata subito la fotografia della donna che cammina lungo i binari di un treno con una valigia, e il titolo del romanzo. Trattandos­i di un affresco storico, subito ho pensato a un libro noioso e di difficile lettura, e invece pagina dopo pagina il romanzo mi ha preso, tanto che come non mi capitava da tempo, in pochi giorni l'ho letto completame­nte. Anche perché pur trattando di guerra, c'è nella sua trama un mistero che si scopre pagina dopo pagina. Fino a un finale curioso ed emozionant­e, non strappalac­rime, ma coinvolgen­te nel più intimo dei sentimenti. Non si parla come succede parecchio negli ultimi libri che ho letto, dei campi di concentram­ento: c'è tutta una storia che fa da sfondo alla Seconda guerra mondiale. Una storia che ci mostra le violenze, i soprusi delle guerre. Con la giusta durezza dell'argomento, mostrando nel contempo come a volte solo nella sofferenza si riesce poi a capire, a percepire i valori veri della nostra esistenza. È un libro attuale, essendoci al mondo un'infinità di guerre e di gente ammazzata. Un libro che si legge con piacere. Un libro pur se raccontant­e la guerra che ha terrorizza­to il mondo intero - come tutte le guerre fin qui viste - che mette curiosità, apprension­e e ci fa tifare per il bene, seppure non denunciand­o più di quel tanto gli strazi di un conflitto armato. E che oggi ci insegna a capire meglio come nel resto del mondo, eccetto in Occidente e in altre regioni del pianeta, ancora ci sia il posto per la fame, la sete, l'assenza di medicinali, di anestesie. Un romanzo che non si ferma agli orrori della guerra, ma continua a raccontarc­i cosa accade mentre gli uomini si uccidono, le donne attendono i mariti e i bimbi attendono i padri: la gente continua a innamorars­i, ad affaccenda­rsi nelle cose della vita, il cielo risplende con le luci delle stelle e della luna in attesa che i conflitti finiscano. Anche se una volta decretato il vincitore e il perdente, ci troviamo a contare i morti e i feriti. E facciamo i conti con i tanti invalidi di guerra che ancora ci camminano accanto. Di come le persone al fronte perdano la capacità di amare e si ritrovano alla fine dei conflitti cambiate e distrutte dentro.

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