Perché TikTok fa così paura
/ Il Congresso americano ha imposto la vendita o il blocco del social network cinese motivando la decisione con argomenti di sicurezza nazionale - La decisione arriva dopo un processo di accerchiamento che s'inserisce in un confronto a distanza con la Cin
Perché TikTok fa così paura? Mercoledì il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha firmato un disegno di legge che dà nove mesi di tempo alla società cinese ByteDance per vendere il social network TikTok e tutte le tecnologie a esso correlate, come il suo prezioso algoritmo, noto per la capacità di personalizzare e raccomandare contenuti in modo altamente efficace, basandosi sul comportamento degli utenti (vedi box a lato). Nel caso in cui le attività statunitensi di TikTok non venissero cedute, il social network cinese sarebbe bandito dal suolo americano.
Parallelamente, anche la Commissione europea, negli scorsi giorni, ha comunicato l'intenzione di sospendere il programma a premi di TikTok Lite, in attesa di una valutazione sulla sua sicurezza. Attualmente disponibile in Francia e Spagna, la funzione «Lite» ha come obiettivo di far trascorrere più tempo sulla piattaforma con un sistema a premi: buoni Amazon, carte regalo PayPal, ecc. «Sospettiamo che la versione TikTok Lite sia tossica e crei dipendenza, in particolare per i bambini. A meno che TikTok non fornisca prove convincenti di sicurezza, cosa che finora non è riuscita a fare, siamo pronti a sospendere il programma a premi», ha dichiarato il commissario UE al Mercato interno Thierry Breton. Lo stop alla funzione Lite potrebbe arrivare già nei prossimi giorni.
Stati Uniti e Unione europea, dunque, si allineano attorno a una strategia di «accerchiamento atlantico» - verrebbe da dire - che in realtà prosegue da tempo. Il disegno di legge USA è solo l'ultimo tassello di una progressiva azione politica di contenimento. Un anno fa era il Governo britannico del conservatore Rishi Sunak a vietare l'uso del social network dagli smartphone usati per il lavoro dei funzionari pubblici. Il Regno Unito seguiva così l'esempio della Commissione UE e di gran parte dei 52 Stati federali degli USA.
Dal canto suo, la società cinese ha già annunciato l'intenzione di contestare la legge in sede legale, facendo leva - ironia della sorte - sul Primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti che garantisce la libertà di religione e di parola. Lo stop metterebbe infatti il bavaglio a 170 milioni di americani iscritti al canale. Una «legge anticostituzionale», dunque, che stando alla presa di posizione di ByteDance danneggerebbe anche 7 milioni di imprese americane con effetti economici evidenti: nel 2023, TikTok - il cui valore secondo una stima del Financial Times potrebbe aggirarsi attorno a 180 miliardi di dollari - ha contribuito all'economia americana con 24 miliardi di dollari.
Il cuore non si vende
Al netto della battaglia legale che verosimilmente farà slittare il termine imposto per la vendita, sarà pure interessante capire quanto sia realmente possibile dividere TikTok in due attività, una per gli Stati Uniti e una per il resto del mondo, senza «distruggere» l'applicazione. E ciò tenuto conto che l'algoritmo non è in vendita. L'anno scorso la Cina ha infatti dichiarato che la vendita di TikTok è soggetta all'approvazione del Governo, poiché l'algoritmo rientra nelle norme sul controllo delle esportazioni. Gli acquirenti potrebbero quindi dover fare un'offerta perTikTok senza l'algoritmo e installare un proprio sistema.
Sapere è potere
A motivare l'azione del Senato USA vi sarebbero questioni di sicurezza nazionale. La vicenda si inserisce nel confronto a distanza tra Stati Uniti e Cina per il controllo e l'innovazione del settore tecnologico, un ambito sempre più cruciale per la leadership politica presente e futura. Il timore condiviso da Stati Uniti e Europa è che il Governo cinese possa controllare i dati di milioni di utenti, manipolandoli a fini politici e di propaganda. Ipotesi smentita ancora una volta mercoledì da Pechino per bocca del ministro degli Esteri. Ma, di nuovo: perché questa paura?
La legge sulla sicurezza nazionale cinese del 2017 impone alle aziende cinesi di collaborare con Pechino e le agenzie di sicurezza nazionale. Su richiesta del Governo cinese, ByteDance potrebbe quindi essere costretta a fornire i dati degli utenti, anche se TikTok al momento ha negato di averlo fatto.
Un primo livello di rischio sarebbe costituito dalla raccolta di informazioni personali come nome, età, posizione, interessi e attività di navigazione degli utenti. Un secondo livello di rischio toccherebbe aspetti legati alla sicurezza informatica. In questo caso, i timori sarebbero legati alla possibilità di impiegare TikTok come vettore per attacchi informatici o per raccogliere informazioni sensibili sui dispositivi stessi. Più in generale, la possibilità di influire sulla popolazione americana attraverso l'algoritmo e quindi suggerendo un certo tipo di contenuto, solleva una serie di interrogativi sulla manipolazione mediatica. Quanto basta, insomma, per appellarsi al tema della sicurezza nazionale. Ma al di là delle smentite e delle rassicurazioni fornite dalla società cinese, la questione si pone. Almeno, stando alle motivazioni del Senato americano.