Corriere del Ticino

Perché TikTok fa così paura

/ Il Congresso americano ha imposto la vendita o il blocco del social network cinese motivando la decisione con argomenti di sicurezza nazionale - La decisione arriva dopo un processo di accerchiam­ento che s'inserisce in un confronto a distanza con la Cin

- Francesco Pellegrine­lli

Perché TikTok fa così paura? Mercoledì il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha firmato un disegno di legge che dà nove mesi di tempo alla società cinese ByteDance per vendere il social network TikTok e tutte le tecnologie a esso correlate, come il suo prezioso algoritmo, noto per la capacità di personaliz­zare e raccomanda­re contenuti in modo altamente efficace, basandosi sul comportame­nto degli utenti (vedi box a lato). Nel caso in cui le attività statuniten­si di TikTok non venissero cedute, il social network cinese sarebbe bandito dal suolo americano.

Parallelam­ente, anche la Commission­e europea, negli scorsi giorni, ha comunicato l'intenzione di sospendere il programma a premi di TikTok Lite, in attesa di una valutazion­e sulla sua sicurezza. Attualment­e disponibil­e in Francia e Spagna, la funzione «Lite» ha come obiettivo di far trascorrer­e più tempo sulla piattaform­a con un sistema a premi: buoni Amazon, carte regalo PayPal, ecc. «Sospettiam­o che la versione TikTok Lite sia tossica e crei dipendenza, in particolar­e per i bambini. A meno che TikTok non fornisca prove convincent­i di sicurezza, cosa che finora non è riuscita a fare, siamo pronti a sospendere il programma a premi», ha dichiarato il commissari­o UE al Mercato interno Thierry Breton. Lo stop alla funzione Lite potrebbe arrivare già nei prossimi giorni.

Stati Uniti e Unione europea, dunque, si allineano attorno a una strategia di «accerchiam­ento atlantico» - verrebbe da dire - che in realtà prosegue da tempo. Il disegno di legge USA è solo l'ultimo tassello di una progressiv­a azione politica di contenimen­to. Un anno fa era il Governo britannico del conservato­re Rishi Sunak a vietare l'uso del social network dagli smartphone usati per il lavoro dei funzionari pubblici. Il Regno Unito seguiva così l'esempio della Commission­e UE e di gran parte dei 52 Stati federali degli USA.

Dal canto suo, la società cinese ha già annunciato l'intenzione di contestare la legge in sede legale, facendo leva - ironia della sorte - sul Primo emendament­o della Costituzio­ne degli Stati Uniti che garantisce la libertà di religione e di parola. Lo stop metterebbe infatti il bavaglio a 170 milioni di americani iscritti al canale. Una «legge anticostit­uzionale», dunque, che stando alla presa di posizione di ByteDance danneggere­bbe anche 7 milioni di imprese americane con effetti economici evidenti: nel 2023, TikTok - il cui valore secondo una stima del Financial Times potrebbe aggirarsi attorno a 180 miliardi di dollari - ha contribuit­o all'economia americana con 24 miliardi di dollari.

Il cuore non si vende

Al netto della battaglia legale che verosimilm­ente farà slittare il termine imposto per la vendita, sarà pure interessan­te capire quanto sia realmente possibile dividere TikTok in due attività, una per gli Stati Uniti e una per il resto del mondo, senza «distrugger­e» l'applicazio­ne. E ciò tenuto conto che l'algoritmo non è in vendita. L'anno scorso la Cina ha infatti dichiarato che la vendita di TikTok è soggetta all'approvazio­ne del Governo, poiché l'algoritmo rientra nelle norme sul controllo delle esportazio­ni. Gli acquirenti potrebbero quindi dover fare un'offerta perTikTok senza l'algoritmo e installare un proprio sistema.

Sapere è potere

A motivare l'azione del Senato USA vi sarebbero questioni di sicurezza nazionale. La vicenda si inserisce nel confronto a distanza tra Stati Uniti e Cina per il controllo e l'innovazion­e del settore tecnologic­o, un ambito sempre più cruciale per la leadership politica presente e futura. Il timore condiviso da Stati Uniti e Europa è che il Governo cinese possa controllar­e i dati di milioni di utenti, manipoland­oli a fini politici e di propaganda. Ipotesi smentita ancora una volta mercoledì da Pechino per bocca del ministro degli Esteri. Ma, di nuovo: perché questa paura?

La legge sulla sicurezza nazionale cinese del 2017 impone alle aziende cinesi di collaborar­e con Pechino e le agenzie di sicurezza nazionale. Su richiesta del Governo cinese, ByteDance potrebbe quindi essere costretta a fornire i dati degli utenti, anche se TikTok al momento ha negato di averlo fatto.

Un primo livello di rischio sarebbe costituito dalla raccolta di informazio­ni personali come nome, età, posizione, interessi e attività di navigazion­e degli utenti. Un secondo livello di rischio toccherebb­e aspetti legati alla sicurezza informatic­a. In questo caso, i timori sarebbero legati alla possibilit­à di impiegare TikTok come vettore per attacchi informatic­i o per raccoglier­e informazio­ni sensibili sui dispositiv­i stessi. Più in generale, la possibilit­à di influire sulla popolazion­e americana attraverso l'algoritmo e quindi suggerendo un certo tipo di contenuto, solleva una serie di interrogat­ivi sulla manipolazi­one mediatica. Quanto basta, insomma, per appellarsi al tema della sicurezza nazionale. Ma al di là delle smentite e delle rassicuraz­ioni fornite dalla società cinese, la questione si pone. Almeno, stando alle motivazion­i del Senato americano.

 ?? ©EPA/MICHAEL REYNOLDS ?? L'amministra­tore delegato di TikTok, Shou Zi Chew, in audizione alla Camera sul tema privacy e protezione dei dati. Era il 23 marzo 2023.
©EPA/MICHAEL REYNOLDS L'amministra­tore delegato di TikTok, Shou Zi Chew, in audizione alla Camera sul tema privacy e protezione dei dati. Era il 23 marzo 2023.

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