Corriere del Ticino

Un patto miliardari­o a Berna su spese militari e Ucraina

/ Centro e sinistra si accordano per potenziare la Difesa e pagare gli aiuti al Paese in guerra al di fuori del freno all'indebitame­nto – Il bilancio dell'esercito all'1% del PIL entro il 2030 – Ma le prospettiv­e in aula sono molto incerte

- Giovanni Galli

C'è un piano per colmare le lacune nell'armamento dell'esercito e al tempo stesso per finanziare la ricostruzi­one dell'Ucraina senza intaccare il bilancio della Cooperazio­ne allo sviluppo. Lo hanno concordato Centro, PS e Verdi e vale circa 15 miliardi di franchi: 10,1 per le spese militari (tanto serve per raggiunger­e nel 2030, anziché nel 2035, l'obiettivo di portare il bilancio dell'esercito all'1% del PIL) e altri 5 per aiutare il Paese in guerra. L'intesa è maturata nella Commission­e della politica di sicurezza degli Stati, che ha approvato con una maggioranz­a di 8 a 5 (contrari UDC e PLR) una mozione dalla centrista Marianne Binder (AG).

Una legge speciale

Concretame­nte, la commission­e chiede di creare un fondo temporaneo, retto da una legge speciale, che permetta di finanziare sia l'intero fabbisogno supplement­are di 10,1 miliardi di franchi a partire dal 2025 per colmare le lacune nell'armamento dell'esercito, sia il contributo svizzero all'Ucraina. Quest'ultima, si afferma, necessita di un aiuto urgente, ad esempio a livello umanitario, per la protezione della popolazion­e civile, per le operazioni di sminamento e per il rafforzame­nto dell'infrastrut­tura civile.

Indebitame­nto autorizzat­o

Il fondo sarebbe autorizzat­o a indebitars­i temporanea­mente. Detto altrimenti, l'operazione verrebbe effettuata al di fuori dei canali ordinari che sottostann­o al freno all'indebitame­nto e quindi non richiedere­bbe di effettuare pesanti risparmi su altre voci di spesa dello Stato. Lo stesso era stato fatto, nel recente passato, per gli aiuti COVID e per l'accoglienz­a dei rifugiati ucraini. Questo finanziame­nto extra è stato ammesso perché le cause sono indipenden­ti dalla volontà del Governo e del Parlamento. Secondo la maggioranz­a di centrosini­stra, le maggiori spese per l'esercito e gli aiuti all'Ucraina, hanno un'origine comune: il deterioram­ento della situazione in materia di sicurezza in Europa. Questa soluzione è considerat­a l'unica in grado di riscuotere una maggioranz­a a livello politico per ottenere l'uno e l'altro obiettivo, senza tagliare risorse in altri settori o aumentare le imposte.

Come stanno le cose oggi

Stando i piani attuali (la decisione era stata presa dal Parlamento in dicembre), le spese militari potranno passare dall'attuale 0,7% del PIL (circa 5,5 miliardi) all'1% entro il 2035. Il fatto di spalmare i crediti aggiuntivi su un periodo di cinque anni, secondo i vertici dell'esercito, non consentire­bbe di portare avanti il piano di ammodernam­ento elaborato dopo lo scoppio della guerra e creerebbe lacune nelle capacità di difesa. Quanto all'Ucraina, negli scorsi giorni il Consiglio federale ha presentato un piano di aiuti in più fasi da qui al 2036, per un totale di 5 miliardi: 1,5 da attingere entro il 2028 al bilancio della cooperazio­ne internazio­nale e gli altri 3,5 per il periodo 2029-2036 valutando altre fonti.

L'idea di «aggirare» il freno all'indebitame­nto (che non ammette deficit) era già stata avanzata in passato, incontrand­o tuttavia la decisa opposizion­e della direttrice delle Finanze Karin Keller-Sutter. Secondo la consiglier­a federale mancherebb­ero i presuppost­i legali (la straordina­rietà della situazione) per andare in questa direzione. Anche il PLR e l'UDC, pur essendo favorevoli al potenziame­nto della spesa militare, sono contrari ad allentare il freno all'indebitame­nto, che negli ultimi vent'anni ha consentito alla Svizzera di ritrovare una situazione finanziari­a sana. Le risorse per maggiori investimen­ti nella Difesa vanno cercate in altri settori.

«Situazione straordina­ria»

Non così, invece, per la maggioranz­a commission­ale. Secondo la presidente Andrea Gmür (Centro/LU) «che cosa potrebbe essere una situazione straordina­ria se non una guerra in Europa? La sicurezza del Paese è più importante della politica finanziari­a» ha dichiarato al Tages-Anzeiger. Mentre la collega socialista Franziska Roth (SO) ha parlato di «compromess­o fra guerra e pace». Oltre alla mozione di Binder, che chiede una legge per «un contributo straordina­rio per la sicurezza della Svizzera e la pace in Europa», la commission­e ne ha accolta anche una del democentri­sta Werner Salzmann (BE) per portare all'1% del PIL le spese militari entro il 2030. La differenza con la precedente sta nel fatto che le maggiori spese militari andrebbero finanziate risparmian­do in altri settori, come ad esempio l'aiuto allo sviluppo. La commission­e, stavolta con una maggioranz­a «borghese», ha deciso di aggiungere al programma d'armamento 2024 un credito d'impegno di 660 milioni di franchi per l'acquisto di mezzi di difesa terraaria a media gittata.

Arduo trovare una maggioranz­a

Ma quali sono le chance che questo piano vada effettivam­ente in porto? Visti i rapporti di forza nei due rami del Parlamento, una maggioranz­a potenziale esiste sommando i seggi delle tre forze che sostengono il patto. Ma alla prova dei fatti bisognerà vedere se in aula il Centro sarà in grado di mantenere la compattezz­a dimostrata in commission­e. Il «senatore» zughese Peter Hegglin, ad esempio, che tempo fa aveva proposto un aumento dell'IVA per finanziare gli accresciut­i impegni dell'esercito, ha dichiarato a CH-Media di essere contrario. Non è nemmeno detto che le posizioni siano granitiche all'interno della sinistra stessa, da sempre critica sulle spese militari. In ogni caso, anche in caso di approvazio­ne, trattandos­i di una legge potrebbe esserci un referendum e l'ultima parola spetterebb­e al popolo.

La maggioranz­a ritiene che ci sia un'origine comune per le due spese: il deterioram­ento della situazione in Europa

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