Corriere del Ticino

Furti e danneggiam­enti nei negozi Condannati tre giovani della regione

/ Le pene inflitte vanno dai 3 anni e mezzo di carcere ai 16 mesi sospesi condiziona­lmente

- I.S./F.S.

Hanno colpito derubando e danneggian­do numerosi esercizi pubblici e commerci del Bellinzone­se. Ma non solo. Sono diversi, infatti, i reati riconosciu­ti a carico di tre giovani imputati della regione, comparsi ieri mattina davanti alla Corte delle Assise criminali. Reati che hanno portato a tre condanne distinte pronunciat­e dal presidente Amos Pagnamenta (assistito dai giudici a latere Emilie Mordasini e Luca Zorzi). Tre anni e mezzo di carcere interament­e da scontare per il principale imputato, un 23.enne cittadino svizzero. Mentre è stata comminata, rispettiva­mente, una pena di tre anni di reclusione, sospesa condiziona­lmente in favore di un trattament­o stazionari­o, ad un 24.enne cittadino svizzero, e una pena di 16 mesi sospesi per un periodo di prova di tre anni per un 24.enne cittadino turco. Oltre alle condanne inflitte, il presidente della Corte ha deciso di aggiungere anche il pagamento di una multa nei confronti dei tre imputati.

Bar e commerci nel mirino

Nel mirino della banda erano finiti sull'arco di oltre due anni, tra maggio 2021 e settembre 2023, molti locali e negozi tra Bellinzona, Sementina, Giubiasco e Camorino. Ma anche alcuni veicoli. Tra i reati riconosciu­ti a vario titolo ai tre accusati figurano furto aggravato commesso in banda e per mestiere nonché danneggiam­ento ripetuto, violazione di domicilio ripetuta, furto ripetuto di veicoli, e infrazione grave alle norme della circolazio­ne stradale.

Nessuna espulsione

Il processo, svoltosi con rito abbreviato, ha visto le due parti concordi nella commisuraz­ione delle pene. I tre avvocati patrocinat­ori degli imputati - Fabio Bacchetta Cattori, Tommaso Manicone e Rocco Taminelli - si sono allineati alle richieste dell'accusa, rappresent­ata dalla procuratri­ce pubblica Petra Canonica Alexakis. Per il cittadino turco, nato e cresciuto nella nostra regione, non è stata inoltre ravvisata l'espulsione dalla Svizzera, applicando il caso di rigore previsto dalla legge. Oltre ad avere le sue radici nel Sopracener­i, il giovane ha gran parte della sua famiglia in Ticino.

Atteggiame­nti diversi

I membri della banda in aula hanno tutti ammesso le proprie responsabi­lità, seppur rispondend­o con toni e modi di fare diversi al presidente della Corte. L'imputato principale ha avuto un atteggiame­nto durante l'interrogat­orio che Pagnamenta non ha apprezzato: «Non mi sembra che lei sia molto pentito. Dovrebbe essere un po' più educato e magari lasciare un po' di arroganza da parte. In ogni modo prendiamo atto che lei è pentito». «Ovvio che lo sono - ha risposto piccato il giovane - cosa devo fare, piangere?». Il 23.enne ha anche rinunciato alla possibilit­à dell'ultima parola, concessa dal giudice agli imputati prima della sentenza, limitandos­i a un laconico «non ho niente da dire». Differente l'atteggiame­nto degli altri due imputati che con un filo di voce e lo sguardo basso si sono detti dispiaciut­i di quanto fatto. Il 24.enne svizzero ha spiegato di stare seguendo in carcere un percorso terapeutic­o. Mentre il 24.enne turco si è detto profondame­nte pentito aggiungend­o di voler cambiare vita e compagnie.

Accusa e difesa non si son confrontat­e durante il processo: le parti hanno optato per il rito abbreviato

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