Corriere del Ticino

IL SISTEMA SANITARIO TRA TARIFFE E OSPEDALI

- /PIUS ZÄNGERLE /direttore di curafutura

Gli ospedali di tutto il Paese registrano perdite massicce. Gli ultimi in ordine cronologic­o, gli ospedali di Zurigo: quello Universita­rio (49 milioni di franchi), l'Ospedale di Winterthur (49 milioni), quelli della città di Zurigo (39 milioni). Ma è solo la punta dell'iceberg. La situazione non è migliore nei cantoni di Argovia, Svizzera orientale, Berna, Friburgo, Basilea o in Ticino dove l'EOC segna perdite malgrado forti impegni di risparmi. Ogni volta il Cantone, rispettiva­mente i cittadini, intervengo­no per saldare il conto degli ospedali in difficoltà. Secondo uno studio sono circa 2,4 miliardi di franchi svizzeri che ogni anno finisco nel buco nero degli ospedali pubblici sovvenzion­ati.

Tutti i mali vengono per nuocere? No. Ma dobbiamo ammettere che abbiamo troppi ospedali, addirittur­a 278, e che pensiamo troppo poco in termini di «regioni ospedalier­e». E nonostante lo spettro dei conti dissestati, la spinta verso una medicina all'avanguardi­a continua senza sosta, ad esempio a San Gallo, dove recentemen­te ci si è impuntati ad eseguire la cardiochir­urgia ai massimi livelli. In Argovia, dove la popolazion­e ha a disposizio­ne due ospedali cantonali a 20 minuti di macchina con tutta la paletta di prestazion­i, si sta costruendo un nuovo ospedale sovradimen­sionato, verosimilm­ente per rivendicar­e lo status di ospedale universita­rio. Ma non ha senso che gli ospedali investano in edifici lussuosi con infrastrut­ture avanzate, il cui obiettivo è l'occupazion­e di letti e degenze stazionari­e.

L'occasione sarebbe ghiotta per togliere finalmente l'attenzione da cattedrali sovradimen­sionate. È il momento di rivedere i contratti di prestazion­e dei Cantoni con gli ospedali, evitando che troppi ospedali offrano gli stessi servizi. È ragionevol­e che gli ospedali universita­ri si concentrin­o sulla medicina (altamente) specializz­ata e abbandonin­o quella di base (specializz­ata). Gli ospedali nei centri sono chiamati a dedicarsi all'assistenza primaria estesa (specializz­ata), abbandonan­do le velleità di medicina universita­ria. Non da ultimo la medicina ambulatori­ale, che necessita di poche infrastrut­ture, va fornita principalm­ente nei centri ambulatori­ali. Il tutto è da coordinare dalle regioni ospedalier­e, spesso composte da più cantoni, per garantire l'assegnazio­ne di prestazion­i differenzi­ate, in modo che i servizi con infrastrut­ture costose non siano offerti due o più volte nel giro di 15 minuti di auto.

A contribuir­e a più qualità e costi sostenibil­i vi sono altre due grandi riforme: il TARMED, ossia il tariffario applicato per il finanziame­nto delle cure ambulatori­ali, e l'EFAS, il finanziame­nto uniforme delle cure ambulatori­ali e stazionari­e che, se approvato dal popolo (è stato lanciato con successo il referendum), promuovere­bbe ulteriorme­nte le cure ambulatori­ali. Di fronte alle recenti notizie dei costi della sanità nuovamente in crescita, è più che mai tempo di agire.

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