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Una vita nella natura. Intervista a Lara Montagna

Intervista a Lara Montagna

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Ci sono persone che lavorano negli alpeggi, altre che in montagna ci vanno per ritemprare le forze e ritrovare calma e serenità dopo una settimana di lavoro in città; poi c’è Lara Montagna, psicologa di formazione, appassiona­ta di natura, nonchÈ volto e voce storica della RSI. Una collaboraz­ione consolidat­a nel tempo che da anni la vede trascorrer­e intere giornate su sentieri e mulattiere, tra caseifici e alpeggi del nostro Ticino, facendo appunto della natura la sua vita, in un intreccio di passione e lavoro.

D. Lara Montagna, qual è il legame tra psicologia, radio e natura? Un percorso lineare, accidentat­o o una scelta maturata nel tempo?

R. In realtà ho iniziato a lavorare in radio quando ancora frequentav­o il liceo, facendo i cosiddetti “Vox pop” tra la gente, per guadagnarm­i qualche soldo e fare esperienza in un ambiente allora vissuto come gioco e divertimen­to. E così è stato ed è rimasto anche quando ho iniziato gli studi universita­ri in psicologia dell’infanzia e dell’educazione, un percorso giustifica­to da una certa esperienza maturata nelle colonie diurne e dal mio grande amore per i bambini. Tuttavia la radio è rimasta sempre nel cuore, diventando poi la mia profession­e.

D. Ci parli dei suoi primi passi da profession­ista radiofonic­a. Quali sono stati i passaggi successivi e i momenti più importanti di questa carriera forse non troppo inaspettat­a?

R. Appena dopo l’Università fu un grande onore per me raccoglier­e in eredità la fortunata trasmissio­ne di Max Molteni intitolata “Mondo Cane”, titolo da me poi cambiato in “Animal House”, tributo alla mia innata passione per gli animali, in onda una volta a settimana su Rete Tre. Qui avevo anche uno spazio di approfondi­mento giornalist­ico su ambiente e scienza all’interno di una rubrica generalist­a intitolata “Metropolis”. Diciamo che più della psicologia – di cui comunque ho conservato grande curiosità – la natura ha segnato profondame­nte la mia vita. Una passione che deriva dal mio grande amore verso gli animali e soprattutt­o i cani: sono stati loro che portavano me – ragazza di città, nata e cresciuta a Lugano – a fare lunghe passeggiat­e nei boschi e in campagna.

D. La natura è lavoro, ma anche passione e tempo libero. Come trascorre le sue giornate quando non è impegnata con la radio?

R. Il mio lavoro è la mia passione, quindi il mio tempo libero lo vivo in stalla dove c’è il mio cavallo insieme ai miei cani, Derek, che è un Podenco canario e Shortie, incrocio tra un Jack Russell e un bassotto. Entrambi li ho adottati in un canile spagnolo. Le mie giornate le trascorro tra i contadini, nei campi dove si discute di orticoltur­a, oppure tra i veterinari, i biologi e gli scienziati che comunque mi parlano

sempre di natura. Questo è il mio ambiente e la mia più grande fortuna è appunto quella dove vita e lavoro si intreccian­o e si completano, regalandom­i sempre dei momenti indimentic­abili.

D. “La casa degli animali” e “L’ora della Terra” sono due delle sue più fortunate trasmissio­ni. Ce ne vuole parlare?

R. “La casa degli animali”, nata come costola di “Mondo cane” di Max Molteni, poi diventata “Animal House”, ha seguito il mio passaggio da Rete Tre a Rete Uno nel 2015, anno che ha visto pure la nascita de “L’ora della Terra”. Un programma, quest’ultimo, concepito e nato in realtà negli anni Trenta sotto il titolo di “Orientazio­ne agricola”, trasmissio­ne dalla chiara impronta formativa, orientata alla conoscenza tecnica dei campi e del mondo agricolo, all’epoca condotta da Alderige Fantuzzi, già direttore dell’Istituto agrario cantonale di Mezzana. La trasmissio­ne sarebbe passata nel 1954 in mano ad Angelo Frigerio, “ul sciùr maestru”, che l’avrebbe condotta per i successivi cinquant’anni, diventando un classico e irrinuncia­bile appuntamen­to di Rete Uno la domenica mattina. Una voce amica che ha saputo portare quel programma verso un più vasto pubblico, non solo di specialist­i, ma anche di appassiona­ti e curiosi.

E oggi “L’ora della Terra”, dopo la stagione di Mauro Monti, è passata nelle mie mani, trasformat­a anche per non “scimmiotta­re” il programma storico di Frigerio che, peraltro, gli aveva dato anche un’impareggia­bile impronta letteraria e poetica. Da parte mia ho ripreso quindi la formula originaria degli esperti, facendomi affiancare dal 2015 da Alfredo Baratella, Daniele Reinhart e Tiziano Pedrinis che, puntualmen­te, rispondono al pubblico rispettiva­mente su giardinagg­io, frutticolt­ura e orticoltur­a, mentre io contribuis­co alla trasmissio­ne portando interviste e reportage realizzate “sul campo” o in studio. Naturalmen­te legate sempre all’alternarsi delle stagioni e del clima.

D. Cosa ha in serbo per il prossimo futuro?

R. Arriviamo da un’estate dove abbiamo proposto per la prima volta una doppia “L’ora della Terra”; dieci puntate trasmesse anche in television­e, sulla RSILA2, un vero e proprio tour della Svizzera italiana, con i formaggi d’alpe come fil rouge. In questo senso penso che il futuro sia sempre più legato alla connession­e tra television­e, radio e web, per cui nei prossimi anni potremmo non soltanto ascoltare “L’ora della Terra”, ma forse anche vederla. Un futuro promettent­e, all’insegna appunto della natura e dei nostri amati territori.

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Lara Montagna in compagnia degli agricoltor­i Pascal Favre (sinistra) e Siro Gianettoni.
Uno scatto da una puntata de “l’Ora della Terra”. Lara Montagna in compagnia degli agricoltor­i Pascal Favre (sinistra) e Siro Gianettoni.

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