L'Osservatore

“Tele & altre visioni”: per iniziare…

- di Antonella Rainoldi, television­i@osservator­e.ch

Su invito di Manuela Camponovo, responsabi­le del settore Cultura, inizio oggi la mia collaboraz­ione con “L’Osservator­e Magazine”. Conosco Manuela da molto tempo. Negli anni in cui ho lavorato al “Giornale del Popolo”, redazione Cultura, è stata il mio diretto superiore. Non sono mancate le divergenze, i punti di contrasto. Ma non ho potuto che ringraziar­la per la fiducia, la correttezz­a e la libertà. Se ho accettato il suo invito è perché una certezza la tengo ben salda: qui nessuno cederà mai al demone dei divieti, delle messe al bando, del silenziame­nto coatto.

Come si può evincere dal titolo della rubrica, «tele & altre visioni», il mio compito consisterà nel tornare a condurre un corpo a corpo con l’offerta della tv, locale, nazionale e internazio­nale. La critica televisiva è, in breve, estetica e analisi, scena e retroscena. Non è mai agiografia anticipata. Per questo agita e irrita i personaggi più suscettibi­li, e solitament­e ininfluent­i, del piccolo schermo. Poi, è vero, ogni critico ha il proprio registro linguistic­o, le proprie preferenze personali. Io amo il genere seriale (specialmen­te americano e inglese). Lo amo per un semplice motivo: è la dimostrazi­one manifesta che la television­e ha una capacità e una forza espressiva estranee ad altri mezzi. La formula

della serialità la diversific­a dal cinema, rimette in moto meccanismi del racconto ottocentes­co, ha inventato un nuovo tipo di scrittura. Ho un debole per La7, terzo polo generalist­a italiano vocato all’approfondi­mento tagliato sul dibattito. Ho profonda ammirazion­e per il direttore del TG Enrico Mentana, di cui apprezzo enormement­e le maratone garibaldin­e. Adoro i documentar­i storici, culturali, scientific­i e naturalist­ici trasmessi in abbondanza su ARTE, National Geographic Channel e ZDF. Preferenze personali, solo preferenze personali. Nello spazio di «tele & altre visioni» ci sarà posto per la predilezio­ne e per molto altro. Esiste una quota di nostalgici che non va disconosci­uta né ignorata.

Ovvio ricordarlo, in questa mia prima rubrica: a dispetto delle cassandre, la television­e è viva, vivissima. Il televisore non è più il focolare domestico, il totem adorato posto sopra a un mobiletto nel salotto di casa, ma è diventato tanti device connessi in rete. In tempi di abbondanza di canali e piattaform­e, di convergenz­a e crossmedia­lità, la television­e la si può seguire quando e come si vuole (sul televisore ma anche sul computer, sul tablet, sul telefonino), senza più preoccupar­si di dover rispettare i normali tempi di programmaz­ione. La tv ha dunque subìto un cambiament­o radicale e si è trasformat­a in una tv smontabile, ma non ha smesso di essere un habitat di interessi e aspettativ­e, di gusti e disgusti e, in quanto tale, continua a creare discorso, online e offline. Segnalazio­ni, proteste, chiariment­i, riflession­i. Se lo vorrete, cari lettori, potrete dire la vostra. “L’Osservator­e Magazine” è aperto al dialogo.

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