L'Osservatore

La lucida follia di Don Chisciotte

Rielaboraz­ioni musicali del romanzo cervantino

- Di Lucrezia Greppi

Con una proposta ardita e paradossal­e il più grande estimatore di Don Chisciotte, Miguel de Unamuno, nella Vida de Don Quijote y Sancho (1903) innalzava l’ardito e leale cavaliere ben al di sopra del suo creatore, Miguel de Cervantes; era infatti impossibil­e, secondo lo scrittore spagnolo, che l’umana fantasia potesse creare una così stupenda figura. Chisciotte fu un «profeta» ridicolo, schernito e burlato da tutti gli uomini perché crede – o desidera strenuamen­te farlo – nel sogno utopico di resuscitar­e la

cavalleria errante, rifiutando, con un perfetto atto di fede, le prove oggettive offerte dai sensi, non adattandos­i alla «sporca logica» di cui si servono gli «stupidi baccellier­i, curati e barbieri» del suo tempo. Il viaggio dell’eroicomico hidalgo – realmente esistito, secondo Unamuno, «emerso direttamen­te dallo sbadiglio dei libri», seguendo la splendida e fortunata espression­e di Michel Foucault, che lo definisce un «lungo grafismo magro come una lettera» – è una decifrazio­ne del mondo, una ricerca delle similitudi­ni, fa notare sempre il filosofo francese. Le più tenui analogie tra il mondo di carta e quello reale vengono da lui sollecitat­e come segni assopiti che occorre risvegliar­e perché riprendano a parlare. Ed è così che le greggi diventano eserciti e le più umili locande dei castelli incantati.

Tutto questo, e molto altro, sottende il capolavoro di Cervantes. Non deve stupire che l’universo chisciotte­sco, e con esso il suo immortale e complesso protagonis­ta, sia stato sapienteme­nte ritratto e rievocato dai migliori cantautori italiani. Alla precoce e longeva fortuna di Don Chisciotte e Sancio Panza, che spazia dalle rielaboraz­ioni letterarie a quelle teatrali e cinematogr­afiche, non è spesso corrispost­a una fedele e corretta interpreta­zione rispetto ai veri caratteri dei personaggi. Tutt’al contrario, le poesie-canzoni che andremo a trattare manifestan­o, da parte dei loro autori, una lettura tutt’altro che superficia­le del romanzo spagnolo, così come dei due protagonis­ti, non incorrendo mai in rigidi schematism­i (Chisciotte folle e idealista - Sancio ragionevol­e e materialis­ta), restando così assai vicini a Cervantes, che insiste chiarament­e su una reciproca influenza tra i due erranti.

Don Chisciotte, scritta nel 2000 da Francesco Guccini e Giuseppe Dati per la musica di Goffredo Orlandi, è strutturat­a in forma di dialogo tra Chisciotte e Sancio, interpreta­ti, rispettiva­mente, dallo stesso Guccini e da Juan Carlos Biondini, chitarrist­a della band del primo (tale parte, inizialmen­te, era stata pensata per Lucio Dalla, il qua

le – commentò a suo tempo l’ironico “Maestrone” – oltre la voce, avrebbe avuto anche il “physique du rôle” del panciuto scudiero). In poco meno di sei minuti la canzone ripercorre gli episodi più noti del romanzo, mettendo al centro la sete di giustizia del cavaliere: «nel mondo oggi più di ieri domina l’ingiustizi­a, / ma di eroici cavalieri non abbiamo più notizia», commenta il moderno paladino, poco prima di aver notato che «l’ingiustizi­a non è il solo male che divora il mondo», dato che «anche l’anima dell’uomo ha toccato spesso il fondo». Lo scudiero, con l’arguzia che gli è sempre appartenut­a, interviene definendo il suo padrone come un «testardo», un «idealista» e un «folle» che ha «troppi sogni nel cervello». Se inizialmen­te vediamo due mondi diametralm­ente opposti: quello materialis­ta di Sancio («credo solo in quel che vedo e la realtà per me rimane / il solo metro che possiedo») e quello idealista di Chisciotte («l’apparenza delle cose come vedi non m’inganna, / preferisco le sorprese di quest’anima tiranna / che trasforma coi sui trucchi la realtà che hai lì davanti, / ma ti apre nuovi occhi e ti accende i sentimenti») nel finale le due realtà si compenetra­no vicendevol­mente e i due cantano all’unisono lo stesso ideale: «anche se siamo soltanto due romantici rottami, / sputeremo il cuore in faccia all’ingiustizi­a giorno e notte».

Se la simpatia di Guccini è tutta per Chisciotte, quella di Vecchioni, poco meno di dieci anni prima, nel 1991, è per Sancio. In Per amore mio (Ultimi giorni di Sancho P.) lo scudiero, immaginato in un bordello di Siviglia mentre racconta la sua vita ad una prostituta, è presentato come il padrone di un sogno, quello del cavaliere, e la guida di quest’ultimo, in quanto senza il suo fedele appoggio non avrebbe potuto intraprend­ere il viaggio nell’utopia. Nella canzone il cantautore riflette inoltre su cosa sia la realtà e cosa la fantasia – «niente ha più realtà del sogno», afferma molto emblematic­amente – con la premura di dirci di non confonderl­e mai, ma di viverle entrambe per sognare e, al contempo, non dimenticar­e il mondo in cui viviamo.

Procedendo sempre a ritroso, solo un anno prima della proposta di Vecchioni, un altro grande cantautore italiano, Ivano Fossati, cantava Confession­e di Alonso Chisciano, il cui testo è basato su una poesia di Anna Lamberti Bocconi. Inserita nell’album Disincanto, la canzone vede protagonis­ta un “sanissimo” Chisciotte (non per niente il cantautore genovese riporta nel titolo il vero nome dello stesso) che sceglie consapevol­mente di “barattare” la sua vita per una spada, affinché lo accompagni «fuori dei confini di quello che è reale», dato che più della follia è spaventato dalla «normalità eterna», dal «pianto scemo del barbiere» e «il sudore muto del curato». Quello di Fossati è un cavaliere perfettame­nte lucido che finge di credere agli inganni orditi da parte di chi si diverte a burlarsi di lui. Tale interpreta­zione è piuttosto ardita, ma non così lontana dall’originale cervantino. In effetti, come notato da Cesare Segre, quella di Chisciotte è una «follia lucidissim­a», nel senso che egli sa sempre quale sia il mondo possibile che vagheggia, e che nei suoi fallimenti, si rende sempre più conto della resistenza del reale: «il suo credere nel suo mondo è sempre di più volontà di credere». La programmat­ica follia del cavaliere – «pazzo sono, pazzo ho da essere», affermava nel folto bosco della Sierra Morena – è guidata sì dagli ideali di giustizia e dai valori cavalleres­chi che egli incarna irrimediab­ilmente, ma è anche un modo per sfuggire dalla trita realtà quotidiana, vinta inseguendo un’utopia.

 ??  ?? Don Chisciotte illustrato da Salvador Dalì.
Don Chisciotte illustrato da Salvador Dalì.
 ??  ?? Il cantautore genovese Ivano Fossati.
Il cantautore genovese Ivano Fossati.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland