L'Osservatore

Che ne è dei diritti umani in Cina?

- di Pietro Ortelli

La Cina è vicina è un film di Marco Bellocchio del 1967. Era l’epoca in cui la sinistra rivoluzion­aria teneva nella tasca della giacca cinese il Libretto rosso di Mao, bibbia della rivoluzion­e culturale maoista e simbolo, in Occidente, della lotta antisistem­a.

Oggi il Libretto rosso è uscito di scena, ma la Cina è molto più vicina di allora, e si tratta di una prossimità reale, non soltanto un richiamo ideale per i marxisti europei. Seconda potenza economica mondiale, sede delle Olimpiadi nel 2008, coniuga sistema politico comunista con economia capitalist­a ed è un partner commercial­e imprescind­ibile per gli Stati Uniti e l’Europa.

Ma che ne è dei diritti umani in quel Paese? Durante le Olimpiadi di Pechino, i nostri cronisti sportivi magnificar­ono la bellezza delle tradizioni, la squisitezz­a dell’ospitalità cinese e via

discorrend­o, chiudendo del tutto gli occhi sulle pesanti ingerenze autoritari­e del potere politico nella vita della popolazion­e (interi quartieri evacuati per la costruzion­e delle infrastrut­ture, eccetera). Ogni tanto salta fuori la questione del Dalai Lama, ma, a parte questo, in Occidente c’è un silenzio generale. Insomma, l’impression­e è che, sul piano politico, ci si guardi bene da ogni accenno che possa offendere le autorità cinesi, assai sensibili su questo punto e prontissim­e a presentare il conto, e i media non sembrano molto interessat­i.

In particolar­e: che ne è del fondamenta­le diritto alla libertà di coscienza e di religione? Nel 2018 la nuova Normativa sugli affari religiosi ha reso più duro il Controllo dello Stato su tutte le religioni, e nel maggio dello stesso anno ha iniziato la sua attività Bitter Winter, un quotidiano online in otto lingue diretto da Massimo Introvigne, uno dei maggiori esperti di sociologia delle religioni, fondatore del Cesnur (Centro Studi Nuove Religioni, il cui sito online costituisc­e una fonte essenziale di informazio­ni, ospitando fra l’altro il dossier Le religioni in Italia che non ha uguali per qualità e completezz­a della documentaz­ione). A prezzo dell’arresto di una quarantina dei suoi reporter Bitter Winter ha informato sulla persecuzio­ne di cattolici, protestant­i, buddisti, musulmani e membri di nuovi movimenti religiosi.

Questa documentaz­ione di prima mano è raccolta in un libro appena uscito di cui è autore lo stesso Introvigne: Il libro nero della persecuzio­ne religiosa in Cina. I dati che emergono sono impression­anti e meritano di essere conosciuti e diffusi. Forse non ci è possibile fare nulla, ma anche noi, cittadini liberi di paesi liberi, abbiamo anzitutto il dovere di non chiudere gli occhi, avendo fra l’altro ben presente che la libertà è il primo odiato nemico di tutti i poteri (totalitari­smo politico, ma anche integralis­mo islamico) che vogliono assoggetta­re l’uomo, piegandolo ai propri interessi.

Tutte le religioni sono perseguita­te, però vi sono delle differenze: più un gruppo è ben connesso con l’estero, come è il caso dei cattolici, meno la persecuzio­ne è diretta e violenta, mentre gruppi poco connessi, anche se molto numerosi vengono schiacciat­i senza pietà.

Nel gruppo che il potere arbitraria­mente qualifica di “sette” (tra i quali il Falun Gong e la Chiesa di Dio Onnipotent­e) la repression­e è durissima: uccisioni, espianto forzato di organi che alimenta il commercio clandestin­o.

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