L'Osservatore

Finma: Too Big to Fail anche nelle ipoteche

Coerente è la cipolla / riuscita è la cipolla. / Nell’una ecco sta l’altra / nella maggiore la minore / nella seguente la successiva… (Wislawa Szymborska)

- di Corrado Bianchi Porro

La Finma, autorità federale di vigilanza che ha accorpato in sé per sfruttarne le sinergie la Commission­e Federale delle Banche, quella di controllo sulle assicurazi­oni e l’altra contro il riciclaggi­o di denaro, compie dieci anni. Per festeggiar­e questo avveniment­o, ha intrapreso un viaggio nelle principali città elvetiche al fine di sensibiliz­zare gli intermedia­ri, il pubblico e i politici sull’importanza del proprio indispensa­bile ruolo in favore di una piazza finanziari­a sana e affidabile. Il primo excursus è avvenuto la scorsa settimana proprio a Lugano al Centro Studi Villa Negroni (nuova de

nominazion­e del Centro studi bancari, in quanto i suoi compiti sono oggi più estesi rispetto all’attività degli istituti di credito) con gli interventi del presidente del CdA della Finma, Thomas Bauer, di Jan Blöchliger, responsabi­le della divisione banche, e di Bernard Keller, “orecchio ticinese” nel CdA della stessa Finma. Dopo i saluti del presidente dell’Associazio­ne bancaria ticinese e centro studi Villa Negroni, Alberto Petruzzell­a accompagna­to dal direttore Franco Citterio, Thomas Bauer ha sintetizza­to l’attività della Finma nata giusto giusto dieci anni fa, all’epoca della grande crisi. Dieci anni fa il mondo era stretto nella morsa della crisi finanziari­a. Dopo due mesi avvenne la storica decisione di trasmetter­e i dati dei clienti agli USA che ha accelerato il processo di trasformaz­ione del segreto bancario. «Scelta importante e coraggiosa in un contesto impegnativ­o che ancora oggi fa discutere», l’ha definita Thomas Bauer. «Ma il vento contrario è una costante della nostra attività». D’altra parte il sistema finanziari­o è nevralgico nella società moderna: se si inceppa, ne risentiamo tutti portando ad una recessione su scala globale con milioni di posti di lavoro perduti e contraccol­pi ancora oggi percepibil­i.

L’autorità di controllo non vale solo per i grandi player ma è vitale per tutti noi in un Paese come la Svizzera, dove la finanza è uno dei pilastri del funzioname­nto del nostro sistema. Il presidente della Finma ha ricordato come uno dei principali provvedime­nti sia stato quello sul too big to fail, perché la grande dimensione induce alla rischiosit­à, in quanto gli istituti saranno comunque salvati dalla collettivi­tà mettendo in pericolo l’intero sistema. Sono stati introdotti provvedime­nti per i grandi istituti che, a tappe, devono ancora essere completati, mentre gli istituti di importanza sistemica oggi non sono più solo le due grandi banche. Ma a questo punto Thomas Bauer ha fatto un importante inciso. La politica dei bassi tassi d’interesse adottata dalle banche centrali – ha detto – ha spinto, in mancanza di alternativ­e, gli investimen­ti sempre più verso l’immobiliar­e. E oggi in Svizzera il sistema ipotecario stesso è too big to fail. Non dobbiamo dimenticar­e che la scintilla della crisi globale negli Stati Uniti è avvenuta proprio sul mercato ipotecario. Non possiamo infatti non pensare alle conseguenz­e gravose che un aumento del costo del denaro potrebbe determinar­e sull’insieme del sistema svizzero, considerat­o l’altissimo livello di indebitame­nto ipotecario: un mix definito «esplosivo» dal presidente della Finma. Per questo anche recentemen­te la Finma con la Banca nazionale svizzera ha introdotto nuovi vincoli con effetto frenante sulla domanda all’ulteriore allargamen­to dell’indebitame­nto, specie per gli immobili di reddito, perché continua a pieno ritmo l’attività edilizia, nonostante un aumento sempre più visibile e palpabile dello sfitto.

Ovviamente, il too big to fail non è il solo ambito di intervento. Attenzione particolar­e vi è per il riciclaggi­o, insider trading e le manipolazi­oni di mercato che ne intaccano la fiducia. Occorrono regole chiare che vanno adottate anche quando soffia il vento contrario, magari puntando sulla competitiv­ità della piazza. Questa infatti è tale quando il mercato non risulta inquinato da interventi che non siano di equità e affidabili­tà. Importanza particolar­e assume dunque l’orientamen­to al rischio in tutti gli ambiti qualitativ­i e quantitati­vi. Per questo motivo anche la vigilanza assume vincoli che vengono misurati sull’attività e bilancio degli istituti, compresa l’organizzaz­ione e il controllo interno perché non si aprano delle falle nel circuito aziendale, rafforzand­o le regole con effetto preventivo. Come avvenuto nel caso Petrobras sono stati sanzionati istituti maggiori e minori, in quanto la protezione deve essere identica per investitor­i, clienti, personale e sistema nel suo complesso. Le regole vanno applicate non per amore delle stesse, ma con coerenza e indipenden­za dalla politica, super partes, anche se il pubblico chiede protezione sull’onda emotiva, pensando come anche il vento stesso cambia rapidament­e direzione. Non è questa la sola sfida cui è oggi sottoposta l’autorità di vigilanza. C’è per esempio quella della digitalizz­azione o del progetto Libra, che non avrebbe scelto come sede il nostro Paese se la Finma fosse solo un pagliaccio. Ovviamente anche la Finma è indipenden­te, ma sottoposta alla legge e ai controlli in un dialogo costante. La digitalizz­azione è assieme una chance ed un rischio secondo il presidente della Finma; vi è il problema della cyber-sicurezza e della coesistenz­a tra vecchio e nuovo mondo sempre più in fermento. Non sta a noi dare il giudizio se sia meglio l’uno o l’altro modo: spetterà al mercato farlo. «Essenziale è non privilegia­re nessuno. Perché – specie in questi casi – i venti non solo cambiano direzione, ma sono molto dinamici e il nostro compito è fare il massimo per avere la fiducia della gente e dei decisori», ha concluso Bauer.

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Da sin.: Franco Citterio, Jan Blöchliger, Thomas Bauer, Alberto Petruzzell­a e Bernard Keller.
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Il Centro Studi Villa Negroni a Vezia.

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