Ambrosetti: aspettando Godot
Vidi alcune foglie autunnali cadere da un albero / e poi un albero ormai privo di tutte le sue foglie. / Udii queste parole: / «Non preoccuparti./ La forza vitale è all’interno / e da essa scaturirà il nuovo».
La 45ma edizione del Forum Ambrosetti a Villa d’Este s’è svolta in tono minore, nonostante il grande impegno degli organizzatori e l’afflusso della marea di politici e commentatori internazionali presenti a Cernobbio assieme ai capitani d’industria. Neppure l’arrivo di Hillary Clinton ha lasciato visibile traccia. D’altra parte è la prima volta, per singolar tenzone, che ci si è trovati sprovvisti degli interlocutori politici economici quali referenti. I nuovi commissari dell’UE dovevano ancora essere nominati, mentre i nuovi ministri italiani, appena estratti dal cilindro del secondo governo Conte, avevano ancora le bocche cucite prima di aver ottenuto la fiducia in Parlamento. Si sono dunque avvertiti soprattutto gli auspici della platea che se ha espresso soddisfazione per la nascita del nuovo governo giallorosso, per non essere chiamata ancora alle urne, ma che tuttavia non è apparsa entusiasta. Tra i 200 imprenditori intervenuti a Cernobbio il 59,1% giudica negativamente la formula. Nel complesso, il 39,1% ha un sentimento basso o molto basso rispetto al nuovo governo; coloro che
nutrono un’alta fiducia sono il 15,2% e quanti lo giudicano appena sopra la sufficienza il 25,7%. La fiducia invece permane nell’Europa, soprattutto se cambierà.
Nel suo messaggio il capo dello Stato italiano, Sergio Mattarella, ha rilevato come, in un contesto internazionale caratterizzato da crescenti rischi e incertezze e dal rallentamento dell’attività economica, solo un’Europa solida e unita sarà capace di contribuire da protagonista al governo dei grandi temi globali. Secondo Pier Carlo Padoan il fatto per l’Italia di aver riannodato i fili con l’Europa e il forte calo dello spread, con la fine del rischio politico, rappresentano una enorme spinta per ripartire. Anche Renato Brunetta, che condanna l’autogolpe di Salvini, riconosce che il nuovo governo ha rotto l’isolamento cui l’aveva precipitato il governo precedente. Monti aspetta di vedere i dettagli del programma di governo, anche se vi sono aspetti positivi nell’impegno di una grande discontinuità rispetto al passato. Romano Prodi commenta che l’Europa dovrà armonizzare la tassazione delle imprese, mentre l’Italia nella sua politica sociale deve puntare sull’istruzione che riguarda i giovani, la salute che interessa gli anziani per l’invecchiamento progressivo della popolazione e l’edilizia pubblica. C’è infine da risolvere assieme all’Europa il problema del Mediterraneo, che da un lago di pace è diventato oggi un mare di guerre. Sul fronte delle autonomie regionali, Roberto Maroni e De Luca hanno auspicato meno burocrazia, mentre per il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia il tema delle autonomie si inserisce bene se trova un equilibrio tra una maggiore competitività e il livello di coesione. Quanto alla spesa pubblica, non deve essere utilizzata per il bilancio corrente ma per gli investimenti. «Il nostro contributo all’Europa potrebbe essere strategico se usiamo la crescita come strumento, nell’ottica di ridurre i divari», ha commentato Alessandro Profumo. Insomma, tanti ottimi auspici. Ma bisognerà vedere, aspettando Godot, cosa ci propina il cuoco, quando dalle parole si passa ai fatti. E il menù proposto per dimagrire dagli effetti indesiderati del debito pubblico. (CBP)