L'Osservatore

La cavalcata degli uffici centrali

Di cosa soffri? / Dell’irreale intatto dentro il reale devastato.

- (René Char, trad. Vittorio Sereni)

Mai prima d’ora così tanti uffici sono rimasti vuoti con la pandemia. Sentiamo la valutazion­e in proposito di Ingo Bofinger, direttore generale AFIAA, Fondazione per gli investimen­ti, con sede a Zurigo.

Sta cambiando orizzonte il nostro posto di lavoro? A livello globale, gli sfitti per uffici sono aumentati nell’anno di crisi 2020. Le locazioni brevi hanno rappresent­ato una percentual­e insolitame­nte alta del turnover degli spazi. Un ulteriore aumento dei posti vacanti è previsto anche quest’anno. La crisi continua e con essa le incertezze economiche per molte aziende. Ma ci sono anche ragioni per tornare in ufficio. Molti profession­isti si stanno stancando dell’home office, specie chi non gode di comodità a casa. Strumenti di comunicazi­one come Zoom o Teams hanno funzionano perfettame­nte. Ma non possono equiparasi allo scambio spontaneo tra colleghi. In breve: l’home office ha raggiunto i suoi limiti.

I giovani si sentono trascurati? Per molti l’identifica­zione con l’azienda diminuisce. Lo spirito aziendale mostra qualche crepa. La crisi dimostra che il luogo fisico è importante. Soprattutt­o i giovani tra i 25 e i 34 anni si trovano svantaggia­ti e demotivati nell’home office. Sono all’inizio della locoaching mentoro carriera, il e il ring

sono importanti per loro e lo scambio diretto è adeguato solo nell’ambiente aziendale. Uno spazio di lavoro condiviso è centrale per attrarre nuovi talenti, secondo uno studio di Oxford Economics. Insomma, lo spazio per uffici continuerà a giocare un ruolo importante. In Corea del Sud e Cina, che ci hanno preceduto nella pandemia, ora l’occupazion­e degli uffici è tornata ai livelli precrisi. E ci sono anche aziende, specie nel settore IT, che hanno aumentato i loro spazi o affittato nuovi locali negli ultimi mesi.

Quali gli spazi più richiesti? Gli uffici in posizioni centrali sono assai richiesti nelle città. Osserviamo una chiara concentraz­ione su edifici di primo livello anche per la stabilità degli affitti nel segmento premium durante la crisi dato che molti investitor­i hanno investito in immobili di alta qualità per mancanza di alternativ­e. Un’altra ragione è l’aumento delle richieste degli inquilini. Con la crisi, una posizione centrale con buoni collegamen­ti di trasporto pubblico e tempi di viaggio brevi è diventata un fattore decisivo. Inoltre, le nuove norme igieniche richiedono più spazio per i dipendenti. Dopo l’“isolamento” nell’home office, le zone di incontro nelle sedi aziendali diventano più importanti rispetto al singolo ufficio. Nelle aziende si creano più spazi per le caffetteri­e e le aree per le riunioni. Il fattore benessere diviene un elemento decisivo nell’ambiente ufficio. Le opzioni di controllo via app per la temperatur­a della stanza e la ventilazio­ne, così come gli ascensori senza touch screen, si stanno sempre più imponendo.

Un ritorno all’ovile? Gli spazi per uffici sono resilienti nonostante l’impulso verso l’home office dopo la pandemia. Gli investimen­ti restano interessan­ti in un orizzonte a lungo termine. A patto che le proprietà si trovino in posizioni privilegia­te. Questo assicura che possano generare un flusso di cassa a lungo termine e sostenibil­e. Infine, sono importanti le dimensioni degli spazi modulari che soddisfino le esigenze specifiche degli inquilini.

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Ingo Bofinger, direttore generale di AFIAA.

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