Anche i ricchi piangono
Da amore e da paura, non esiste scampo: / più pesante del platino l’anello di Saturno! / L’uomo nasce. La perla muore. / Susanna deve attendere i vecchioni.
Venerdì 29 luglio la Banca Nazionale Svizzera, che ha un portafoglio di quasi mille miliardi di franchi, renderà noti i risultati di bilancio del secondo trimestre 2022. L’eurofranco, che in febbraio quotava a 1,06, è sceso a metà luglio a 0,9838. In questo frangente il franco si è rafforzato contro tutte le divise, in particolare su euro e dollaro americano, ma questo per il bilancio della banca centrale, che è un autentico scrigno zeppo di valori esteri, non è affatto una buona notizia. L’apprezzamento di 1 centesimo del franco nei confronti del dollaro e dell’euro comporta una perdita di circa 7 miliardi. Nel primo trimestre 2022 la perdita della BNS si era già situata a 32,8 miliardi. Il passivo nel primo trimestre per le posizioni in valuta estera era infatti di 36,8 miliardi, mentre sulle disponibilità in oro era risultata una plusvalenza di 4,2 miliardi. Secondo l’analisi di Alessandro Bee, in uno studio del Chief Investment Office del Global Wealth Management di UBS, la perdita della BNS si è ulteriormente ampliata nel secondo trimestre dell’anno. Da aprile a giugno il minusvalore per le quotazioni delle azioni in netto calo e i prezzi dell’oro in discesa si sarebbe ampliato fino a raggiungere circa 50 miliardi. Sommando le due cifre, arriviamo a superare per i primi sei mesi dell’anno circa 8085 miliardi di passivo. Se per la fine dell’anno la somma totale dovesse arrivare verso i 93 miliardi, anche il tradizionale versamento della Banca Nazionale Svizzera a Confederazione e Cantoni potrebbe essere messo in discussione, e sarebbe un duro colpo per i bilanci pubblici e gli investimenti necessari in questo delicato frangente congiunturale, caratterizzato dal risveglio dei prezzi dell’energia e dell’inflazione. Nel gennaio 2021 si è rinnovato il criterio per la distribuzione per il periodo dal 2020 al 2025. Verrà effettuata una distribuzione solo se c’è un profitto di bilancio. Questo si calcola dall’utile riportato nell’anno precedente dopo l’attribuzione all’accantonamento per riserve valutarie e salvaguardando il 10% nelle disposizioni vigenti. Quindi la soglia di “caveat” è sui 93 miliardi, posto che l’utile riportato dal 2021 è di 102,5 miliardi. Nel secondo trimestre ha giocato a sfavore la caduta dei valori azionari. L’indice del mercato azionario mondiale MSCI World ha perso da aprile a giugno circa il 14% in valore. Con un portafoglio azionario di 240 miliardi di franchi questo potrebbe significare una perdita di circa 35 miliardi. Anche l’oro, che aveva tenuto botta nel primo trimestre, ha perso circa il 3% di valore in franchi e questo significa che, partendo da una base di 60 miliardi, si dovrebbe contabilizzare circa 1,8 miliardi di franchi in rosso. L’aumento dei tassi d’interesse sulle obbligazioni che si è registrato nel periodo in esame rappresenta tuttavia nel medio termine un potenziale ammortizzatore contro le incertezze e una riserva di valore. Il potenziale di rialzo a lungo termine della BNS varia da 10 a 15 miliardi di franchi all’anno. Il fatto è che il bilancio della BNS è molto sensibile a piccole variazioni dei tassi di cambio. Facciamo dunque gli scongiuri, perché a causa delle incertezze economiche globali, ci si aspetta elevata volatilità anche nella seconda parte dell’anno.