L'Osservatore

Fertilità: un bene comune

Per tutti coloro che sono o che furono giovani / incomincio a narrare il segreto delle mie notti e dei miei giorni / e a celebrare la necessità di avere camerati.

- (Walt Whitman) di Corrado Bianchi Porro

Le economie familiari prosperera­nno se i responsabi­li politici aiuteranno le donne a conciliare adeguatame­nte carriera e famiglia, afferma il Fondo Monetario Internazio­nale (FMI). La fertilità nei paesi ad alto reddito è in calo, con poche eccezioni, da cento anni e in molte aree straordina­riamente bassa. In Germania, Italia, Giappone e Spagna la nascita è stata ben al di sotto di 1,5 per coppia per più di due decenni, inferiore alla media di poco più di due figli per donna, necessari per mantenere una dimensione stabile della popolazion­e. Ciò significa che ogni nuova generazion­e ha meno di tre quarti delle dimensioni della precedente. Questo fenomeno rende la popolazion­e anziana in rapido aumento e pone sfide per i governi, le economie e la sostenibil­ità dei sistemi di sicurezza col welfare. Secondo il FMI, uno dei motivi del calo demografic­o deriva dall’incerto compromess­o quantità/qualità. Man mano che i genitori diventano più ricchi, investono di più nella “qualità” (istruzione­sport) dei figli. Questo impegno è costoso, quindi i genitori scelgono di aver meno figli man mano che i redditi crescono. Storicamen­te, la fertilità e il PIL pro capite sono fortemente correlati negativame­nte, sia tra i paesi che nel tempo. La seconda spiegazion­e conferma quanto sia dispendios­o, anche in termini di tempo, crescere i figli. Con l’aumentare dei salari, dedicare tempo all’infanzia diventa più impegnativ­o, specie per le madri. Il risultato è un calo della fertilità a fianco di una maggior partecipaz­ione femminile alla forza lavoro. Esiste infatti storicamen­te una forte associazio­ne negativa tra la partecipaz­ione femminile al lavoro e la fertilità. Per molto tempo, l’alto reddito pro capite in un paese ha indicato in modo sensibile una bassa fertilità. Nel 1980, la fertilità era ancora ben al di sopra dei due figli per donna nei paesi più poveri, come Portogallo o Spagna, ma solo 20 anni dopo, negli stessi paesi, la tendenza era cambiata, con meno figli. Tuttavia nel 2000, gli Stati Uniti, il secondo paese più ricco in esame, hanno mostrato un più alto tasso di fertilità con le nuove generazion­i. Il rapporto tra istruzione femminile e fertilità è chiarament­e negativo, coerenteme­nte con salari più alti che aumentano il costooppor­tunità per far crescere i figli. Ma tale relazione negativa è oggi meno incisiva per le donne statuniten­si di coorti di nascita recente. Se le donne altamente istruite con oltre 16 anni di scolarizza­zione e laurea avevano il più basso tasso di fertilità nel 1980, questo non era più vero nel 2019. Qualcosa si è fatto per favorire la compatibil­ità delle carriere delle donne con la famiglia. Il modello precedente di una donna che entra nel mercato del lavoro e lo abbandona dopo il matrimonio e l’arrivo dei figli, è ora l’eccezione più che la norma. La maggior parte oggi vuole l’opzione di una carriera appagante con una famiglia. In prospettiv­a storica, possiamo interpreta­re tale cambiament­o come il risultato di una convergenz­a maggiore dei piani di vita complessiv­i di donne e uomini, dopo un lungo periodo di ruoli di genere nettamente divisi. Quattro fattori spiegano la variazione: politiche familiari migliori, padri più cooperativ­i, norme sociali favorevoli e ovviamente anche mercati del lavoro flessibili.

 ?? ?? Nel 1980 il punto più basso della fertilità negli Stati Uniti, poi qualcosa ha cominciato a cambiare: una vera rivoluzion­e culturale?
Nel 1980 il punto più basso della fertilità negli Stati Uniti, poi qualcosa ha cominciato a cambiare: una vera rivoluzion­e culturale?

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