L'Osservatore

Lo spauracchi­o delle agenzie di rating

Come io sono dimenticat­o / desidero essere dimenticat­o. / Profetizza al vento, al vento solo perché solo / il vento ascolterà / con il ritornello del grillo.

- (Thomas Eliot)

AMario Draghi purtroppo è andata buca. Non l’hanno ascoltato o non l’hanno voluto ascoltare in Parlamento a Roma. E ora, commenta Alessandro Tentori, CIO di AXA Italia AM, il pericolo è che l’assenza di un uomo del suo tenore e credibilit­à a livello internazio­nale di cui soffrirà la compagine governativ­a italiana dopo settembre, così come quella del Quantitati­ve Easing della BCE nell’acquisto di titoli pubblici, potrebbe sollecitar­e qualche dubitoso sospetto alle agenzie di rating. Qualche effetto già lo si percepisce nel differenzi­ale in crescita dello spread tra Italia e Germania, perché se c’è un governo credibile – come quello dell’ex presidente della BCE – tutto rimane sotto traccia. Ma se interverrà dopo le elezioni un esecutivo con minor credibilit­à a livello politico, pavento – commenta il CIO di AXA Italia – che le agenzie di rating possano tornare ad agitare spauracchi in un panorama già agitato. Di certo i costi di copertura del rischio Italia sono aumentati, con il rendimento del BTP che ha superato quello omologo della Grecia. Ma il fatto è che i titoli del debito della Grecia non sono oggi acquistabi­li dalle BCE, mentre l’Italia resta nel catalogo di quelli potabili fino a quando non scenderann­o al livello di Junk Bond e i mercati sono sempre attenti a ciò. Così come la speculazio­ne è pronta ad aggredire il Paese più debole. Il fatto è che l’inflazione (in Italia al 9,1% con un PIL al +4,6% su 12 mesi, mentre in Germania vi è crescita zero) potrebbe toccare il suo picco a settembre e in questo caso i problemi finirebber­o col sommarsi ad altri nodi. Da valutare poi il fatto che uno dei candidati al governo dell’economia per Fratelli d’Italia, il partito ora al vertice delle intenzioni di voto, possa essere Cesare Pozzi, varesino, docente di economia a Foggia e alla Luiss che ad un convegno finanziari­o parlando sul debito pubblico ha affermato che «l’Italia è il Paese più solvibile nella storia dell’umanità». Valuteremo presto il giudizio delle agenzie di rating, posto che l’altro candidato apparentat­o, Berlusconi, nel programma elettorale intende alzare la pensione minima mensile a mille euro e darla anche a chi non abbia mai pagato i contributi (con un costo preventiva­to fino a 31 miliardi di euro per il bilancio). Fatto sta che i tempi non sono certo tranquilli con la Fed che appena in quattro mesi e mezzo ha alzato il costo del denaro negli USA dallo zero al 2,25%2,5%. Insomma, si cerca di limare la crescita per frenare il caro vita. Gregory Smith di Bond Vigilantes scrive che quando gli alpinisti superano gli 8 mila metri, non c’è abbastanza ossigeno sull’Himalaya. Gran parte del problema dei tassi in crescita è aggravato dall’aumento dei prezzi alimentari e dell’energia e in alcuni Paesi emergenti (Sri Lanka, Ghana, Argentina) si temono insolvenze. Certo, il debito italiano è detenuto per la maggior parte dai residenti. Problemi diversi invece per altri Paesi come gli USA dove, col costo del denaro più alto, l’attività immobiliar­e e le richieste di mutui hanno subito un brusco rallentame­nto, mentre la spesa reale dei consumator­i sta rallentand­o a differenza di quella nominale che lievita col crescere dei prezzi. Anche questi sono gli effetti distorsivi dell’inflazione, commenta Ellen Gaske, Lead Economist di PGIM Fixed Income.

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