L'Osservatore

Immobili dopo il bagno della BNS

Esitando tra il profitto e la perdita / in questo breve transito dove i sogni s’incrociano / anche se non desidero desiderare tali cose / questo è il luogo dove i sogni s’incrociano.

- (Thomas Eliot)

Ancora troppo presto per vedere cosa succederà dopo il profondo mutamento di politica monetaria della Banca nazionale svizzera che da una settimana all’altra ha lasciato apprezzars­i il franco svizzero, dopo essersi riempita per anni i forzieri di dollari, euro e sterline ora “annacquati”. Da cui l’emorragia agghiaccia­nte di oltre 90 miliardi di franchi comunicata al mercato come fosse un temporale estivo che abbia distrutto i raccolti della prossima vendemmia, mentre tutti sanno che se la vigna non è protetta contro la grandine, l’assicurazi­one non paga. Forse questo modo di pilotare non è indipenden­za, ma guida sconsidera­ta. Che se qualcuno rimprovera­sse le perdite sull’export, si sentirebbe rispondere di valutare sempre i rischi di cambio e mantenere posizioni tra attivo e passivo equilibrat­e, in modo da uscirne sani in ogni evenienza. Cosa di cui la BNS non pare abbia tenuto conto. Ma quando i vertici preferisco­no rilasciare interviste ai corrispond­enti dei grandi media nazionali e internazio­nali, mentre i piccoli corrispond­enti che fan richiesta devono aspettare diciamo pure anni, perdono nel frattempo il contatto con quanto chiede modestamen­te il fornaio di Viganello o la casalinga di Morcote. Dopo questa doverosa tiritera, uno degli interrogat­ivi che rimane aperto è cosa accadrà per i mutui ipotecari e per il mercato immobiliar­e. L’ultimo studio di UBS sulla situazione dipinge esattament­e come una fotografia lo stato delle cose. Nel secondo trimestre 2022 l’indice UBS Swiss Real Estate Bubble è lievemente aumentato, passando da 1,57 a 1,58 punti. Lo scarto sempre più pronunciat­o tra il prezzo degli alloggi e i redditi delle famiglie, come la quota più elevata destinata alle domande di credito per la locazione, hanno contribuit­o all’aumento del valore dell’indice. I prezzi reali degli alloggi sono rimasti stagnanti a motivo del risveglio dell’inflazione e dell’incremento dei redditi di lavoro, ciò che ha frenato il rialzo dell’indicatore. Nel secondo trimestre i prezzi sono infatti cresciuti dell’1,5%, così come i redditi delle famiglie, mentre il volume delle ipoteche è aumentato del 3% su 12 mesi. Gli affitti richiesti sono superiori dello 0,5% rispetto a quanto era chiesto un anno addietro. Il rialzo dei tassi a lungo termine ha frenato lievemente la domanda di acquisto pur se la scarsità dell’offerta non depone certo in favore di una diminuzion­e dei prezzi. Da segnalare comunque l’incremento dei prezzi di costruzion­e che ha raggiunto il picco di quasi 7000 franchi al mq. Infine, l’analisi regionale analizza il prezzo degli alloggi negli ultimi cinque anni. Nei vari colori sono evidenti i prezzi delle regioni in cui vi sia stato un incremento superiore alle media, dove sono dunque possibili correzioni al ribasso magari in forza di una speculazio­ne. Sono anche indicate le regioni in cui negli ultimi tre anni la popolazion­e è in declino. Il ribasso della popolazion­e rappresent­a un rischio supplement­are. Ora su questo scenario improvvisa­mente piomba il cambio di politica della BNS. Tassi d’interesse a medio e lungo termine sotto osservazio­ne. Ipoteche di primo e secondo grado altrettant­o. Evoluzione del PIL e dei redditi di imprese e famiglie e lavoro, non lo sono di meno.

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Fonte: Wüest Partner, FSO, UBS.

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