Sottosopra e i miracoli in TV
Una trasmissione cult e un frizzante palinsesto
Talmente bella che se ne parla meno del dovuto. S’è chiusa alla RSI un’altra stagione di Sottosopra, l’undicesima. Per tutta l’estate ha riempito la prima serata della domenica. Un programma atteso tra gli appassionati di montagna, che magari non spasimano per la tivù, ma si sono incollati al piccolo schermo a gustarsi sino all’ultima immagine del lavoro di Fulvio Mariani e Mario Casella, due giganti della cinemato-Cumbre grafia di montagna. Da in poi (la splendida ascesa danzante di Luca Pedrini sul Cerro Torre) Mariani è un autore cult, uno dei massimi al mondo nel genere. Mario Casella, giornalista radio e tv, ha rinunciato, tanto di cappello, a mezza carriera alla RSI per essere guida alpina ed esplorare il mondo tra documentari e libri: tra i titoli, inevitabili Il peso delle ombre e l’attuale Senza scarpe dedicato al mondo di Roberto Donetta, figura complicatissima quindi affascinante, da tempo rivalutatissimo esponente della fotografia povera tra Fondazione e musei. I due, con in testa Fulvio, hanno una fitta bacheca di premi. Sottosopra
Bene. è un programma fenomenale (farà 12 la prossima estate?), come nemmeno alla BBC. Naviga sottosopra la linea mediana, tra paesaggi imprendibili e storie imperdibili. Parla di montagna certo, ma come modello e referente. Attraverso la montagna parla di storispetto e dignirie e di sguardi, di tà,
di protagonisti e sconosciuti, con una preferenza per gli umili, luoghi e tipi. Così privilegiando la dimensione interiore, emozioni e sentimenti, scelte e destini. Sul piano tecnico, filmati ineccepibili. Un programma straordinario, ove la montagna assurge a paradigma della vita.
Che c’è in tivù? – Vediamoci domenica in tivù, risponde Matteo Pelli al mio messaggio di complimenti (a lui e Beppe Donadio) per La Regione l’intervista su del 26.8. Bella perché secca, precisa, argomentata, nessuna lisciatura di pelo, colpisce la competenza anche sintattica di Matteo. Domenica sera ho guardato la trasmissione, iniziata con un sermone del direttore e finita cantando. Al di là del piacenon piace, ha colpito un maturo storico della TV come me, il fatto che l’ex giovane Pelli – l’ultimo arrivato o meglio ritornato – sia riuscito in brevissimo tempo in una missione impossibile. Creare un team, una squadra. Affiancando, quasi affratellando i vari volti noti televisivi, nel cosiddetto “palinsesto”: l'insieme delle trasmissioni programmate da una TV, radio o anche giornale per un certo periodo: ore, giorni, titoli, protagonisti ecc. Per solito, una noia mortale. Qui invece gradevole e soprattutto – udite udite – con i vari solisti a mostrare il meglio di sé come spirito di collaborazione. A qualcuno riusciva naturale; altri penavano nel condividere. E lui, il conduttore, a insistere sul rapporto con il territorio, lodare a destra e a manca evidenziando meriti e capacità che pure ci sono. Pacche sulle spalle e sguardi dritti negli occhi.