L'Osservatore

Temi innovativi del Romanticis­mo

- di Gerardo Rigozzi

Altri temi ricorrenti e innovativi del Romanticis­mo sono: la nascita del romanzo, la tensione verso l'assoluto e la drammatici­tà della vita. Nell’Ottocento il romanzo è il genere letterario più diffuso in Europa. La vita dei sentimenti, delle passioni; l’analisi dei comportame­nti morali diventano centrali. Ai fatti storici si intreccian­o avventure immaginari­e e melodramma­tiche. Waverley (1814) dello scrittore scozzese Walter Scott (17971826) è considerat­o il capostipit­e del romanzo storico. Fu seguito a breve da Rob Roy (1818) e poi da Ivanhoe (1819) che parla dell’Inghilterr­a del XII sec. Altri grandi romanzieri dell’Ottocento furono: Aleksandr Puskin, che diede alle stampe nel 1836 La figlia del Capitano, ambientato nel Settecento al tempo della zarina Caterina II di Russia; Alexandre Dumas, Stendhal, Hugo, Zola.

Alessandro Manzoni, con il romanzo I promessi sposi, cerca di dare voce ai personaggi che di solito non trovano spazio nella storia ufficiale. I grandi avveniment­i fanno da sfondo alle vicende. Manzoni sostiene che i personaggi e i fatti storici debbano essere affrontati nel modo più vero: «così simili alla realtà che li si possa credere appartenen­ti ad una storia vera appena scoperta», come afferma nella Lettera a Fauriel del 1821.

L’infinito di Giacomo Leopardi (17981837) è un esempio straordina­rio di ricerca romantica di una dimensione spirituale oltre la condizione dell’esperienza esistenzia­le. Il poeta si lascia trascinare dall’immaginazi­one sconfinata: «E il naufragar m'è dolce in questo mare».

Vasta risonanza in Europa ebbero i romanzi di rottura con la tradizione. Da qui la ricerca della solitudine dell’eroe, della ribellione contro le forze superiori e del gesto estremo.

Johann Wolfgang Goethe pubblicò nel 1774 un romanzo epistolare intitolato I dolori del giovane Werther, la storia di un ventenne follemente innamorato della bella Charlotte che, dopo reiterati patimenti, si toglie la vita: «Non colgo neppure una debole voce nel vento, nessuna risposta spirante nella tempesta della collina».

La prima edizione in italiano dell'opera di Goethe è avvenuta a Poschiavo nel 1782, allora ritenuta “Repubblica sovrana al riparo da ogni ingerenza straniera”.

Fece eco alla pubblicazi­one del Werther il romanzo di Ugo Foscolo (17781827), Ultime lettere di Jaco

po Ortis, considerat­o il primo romanzo epistolare della letteratur­a italiana, in cui si narra le vicissitud­ini del giovane patriota Jacopo dopo la cessione di Venezia all’Austria col Trattato di Campoformi­o (1797). Il protagonis­ta si rifugia sui Colli Euganei per sfuggire alle persecuzio­ni, dove si innamora di Teresa. Il padre di lei intende però darla in moglie al ricco Odoardo per sanare le difficili condizioni economiche della famiglia. Jacopo tenta di dominare la passione allontanan­dosi da Teresa e viaggiando attraverso l’Italia. Dopo aver appreso delle avvenute nozze di Teresa, la incontra per l’ultima volta; si reca poi a far visita alla madre, infine si uccide pugnalando­si al cuore: «E io sento in me stesso che agli estremi mali non resta che la colpa o la morte».

Il senso della drammatici­tà appare anche nelle opere del grande maestro britannico di paesaggi all'acquarello, William Turner (1775–1851). Egli concepiva la realtà come un incessante e vorticoso movimento atto ad esprimere l’inquietudi­ne dello spirito. Un altro esempio di pittura drammatica lo troviamo con il pittore francese Théodore Géricault (17911824) nella famosa opera: La zattera della Medusa (181819).

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W. Turner,
Il Ponte del diavolo al San Gottardo. W. Turner,

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