“The Blacklist” riparte, James Spader la illumina
Aeccezione di The Blacklist, fatico non poco a seguire le serie tv proposte dalla RSI: un po’ per la difficoltà di comprendere la strategia dell’offerta, un po’ per una strana sensazione di un po’ perché l’eccellenza di questi prodotti artistici è prontamente visibile su RTS. Mi spiegherò meglio in una delle prossime rubriche: troppo importante la questione per non tornarci sopra.
Ora è iniziata la nuova stagione di The Blacklist, la nona, realizzata da Sony Pictures Television, Universal Television e Davis Entertainment e trasmessa il mercoledì dalla RSI a un anno dalla messa in onda americana (LA1, dal 21 settembre, ore 23.35; un episodio settimanale disponibile all’indomani sulla piattaforma Play). La lunga e insanguinata sfida per la neutralizzazione di un elenco di terroristi che complottano contro gli Stati Uniti continua promettendo nuovi colpi di scena, delitti efferati, tradimenti incredibili e molto sangue, nonostante la defezione dell’agente Elizabeth Keen (Megan Boone), morta tra le braccia del padre, Raymond “Red” Reddington (James Spader), alla fine della stagione precedente.
Ormai la task force dell’FBI si trova in una situazione di scacco: la squadra guidata da Harold Cooper (Harry Lennix) si è sciolta, i componenti hanno preso strade diverse e Reddington, lo spietato boss del crimine internazionale che si è offerto di fornire informazioni su terroristi e complotti tratti da una personale lista nera (la blacklist del titolo), ha fatto perdere le sue tracce. Proprio quando tutto sembra perduto, il desiderio di andare avanti spinge i dispersi verso il bureau. La linearità temporale riprende da due anni dopo la morte di Elizabeth, dalla necessità di fermare una cospirazione mondiale legata all’interruzione delle forniture di microchip, ma anche dall’urgenza di ridurre la criminalità. La prolungata inazione del leader onnipotente, infatti, ha lasciato il campo libero all’ingresso di altri criminali, con il rischio di gettare il mondo nel caos più totale.
Di nuovo, ogni singolo o doppio episodio ha una storia di caccia al terrorista chiusa in sé, slegata dal pregresso, ma ogni episodio è altresì legato da una trama orizzontale che si sviluppa di puntata in puntata. Con la trovata linguistica del cliffhanger e l’introduzione di altri espedienti narrativi a favore della sospensione, già ampiamente sperimentati nelle stagioni precedenti, l’idea drammaturgica dell’attesa finisce per rivelarsi più importante della soluzione ultima di ogni mistero. Pur lontana dalle serie più raffinate che puntano tutto sulla complessità psicologica e sulla perfezione delle trame, The Blacklist riesce a mescolare con cura tre ingredienti molto apprezzati dagli amanti del crime: azione, mistero e colpi di scena. La cosa più straordinaria è la recitazione inarrivabile di James Spader nei panni del genio del male.