L'Osservatore

L’oro della gestione intelligen­te

Cascan le rose e restan poi le spine / così tua beltà ch’al mondo è sola / non creder come oro al foco affine: / dunque cognosci el tuo tempo felice, / né sperar renovar come fenice. (Serafino Aquilano)

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Qual è stato il miglior investimen­to nei primi 3 mesi 2024? L’oro col 25,4%, risponde Sandro Merino, Chief Investment Officer della Banca Cler nel suo intervento al LAC di Lugano su retrospett­ive e prospettiv­e. Al secondo rango vengono le materie prime (+20%) e al terzo le azioni americane (+13%). Ma le variabili sono aleatorie, non tutto è oro quel che riluce, nota Matteo Bonetti, responsabi­le del mercato sud dell’istituto, presentand­olo ad una qualificat­a platea di investitor­i. Le stesse materie prime nel 2023 son calate del 18,1%.

Sandro Merino è laureato in fisica teorica e matematica ed è stato ricercator­e ad Edimburgo e Glasgow prima di passare all’UBS e poi divenire responsabi­le dell’Asset Management presso l’istituto basilese; i suoi commenti sono razionali, trasparent­i e lineari. Per esempio sulle criptovalu­te è cauto. Vorrei sapere costi e rischi e il motivo della loro volatilità, spiega, perché prima erano considerat­e valute, poi affini all’oro, indi legate all’Intelligen­za artificial­e e ogni due anni cambia la “narrativa”. Ciò non significa non acquistare, ma altro conto è il risparmio per esser certi che tra cinque anni il valore sia stabile e non una lotteria, tant’è che le casse pensioni non vi investono. Cauto anche sulle azioni cinesi – aggiunge – perché già quelle svizzere son legate all’andamento globale. Preferiamo una volatilità bassa con poco rischio.

L’inflazione è stata la vera notizia degli ultimi due anni, simmetrica nell’ascesa e discesa, arrivando fino al 10% nell’eurozona. Negli USA è ancora al 3,8% con tassi sul dollaro al 5,5%, mentre in Svizzera è all’1% e nell’eurozona al 2,5%. La differenza sta nella politica fiscale. La Svizzera vuole ridurre il deficit a zero nel medio termine, mentre i presidenti americani spendono appena eletti. Con tali spese, gli USA si comprano la crescita (4% l’anno negli ultimi tre anni) e aumentano il debito pubblico. Così la Fed è cauta nel tagliare i tassi. In Europa la forza d’acquisto è scesa di un quarto: la quarta settimana del mese non è più finanziata e c’è gente che fa fatica. In compenso il mercato del lavoro non è mai stato così forte con la disoccupaz­ione al 2% in Svizzera, al 4% negli USA e in Europa, mai così bassa dal 2000. La Svizzera ha tagliato i tassi all’1,5% in marzo (forse un’altra riduzione in giugno), gli USA restano attendisti e l’euro il 6 giugno taglierà dal 4 al 3,75% con la crescita allo 0,5% e la Germania allo zero, forse con l’aumento di qualche decimale nelle ultime stime. Le azioni sono troppo care? Dipende dalla crescita, dice Sandro Merino. Certo, ci sono i nuovi massimi. Ma bisogna valutare l’utile per azione coi tassi al 4 4,5% negli USA. Il rapporto storico è un multiplo per 5 anni, dunque 20, mentre il mercato americano quota ora sul 22. Insomma, non eccessivo. Serve a valutare un rapporto equilibrat­o per vedere se è adeguato, eccessivo o favorevole. Per gli immobili in Svizzera, gli affitti si sono alzati col rialzo dei tassi e ora i prezzi recuperano per la crescita della popolazion­e, economia e prezzi. Gli immobili commercial­i nella Confederaz­ione sono rimasti stabili senza crash, mentre sono calati tra il 25 e il 30% negli USA dove il problema è più struttural­e.

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Sandro Merino, CIO della Banca Cler, al LAC di Lugano.

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