L'Osservatore

CHUE (3): oltre e non solo accordi bilaterali

- Di Remigio Ratti

La Svizzera in Europa: le relazioni in tempi di crisi. Un tema sempre aperto, proposto dalle associazio­ni economiche all’USI venerdì 26 aprile. Attesa la risposta di Ignazio Cassis, da sette anni alla direzione del Dipartimen­to federale degli Affari esteri: anni tra i più travagliat­i, a specchio della posizione di una Svizzera che naviga a vista, incerta e attendista, in parte bloccata da polarizzaz­ioni politiche improprie per una nazione da sempre chiamata a trovare un equilibrio dinamico tra dipendenze esterne e intraprend­enze interne. Spontaneo il confronto con un suo analogo intervento sull’Accordo quadro con l’UE (USI, 13.10.2018), in occasione del 70° di Coscienza Svizzera (www.coscienzas­vizzera.ch – video). Nel 2018 Cassis – che aveva ereditato il dossier impostato con poca trasparenz­a dal suo predecesso­re Didier Burkhalter – sembrava quasi preannunci­are l’interruzio­ne dei negoziati, poi unilateral­mente dichiarata il 25 maggio 2021. Così le sue conclusion­i di allora: «Possiamo avere successo solo se la nostra volontà di raggiunger­e un obiettivo supera la paura di fallire. Gli insuccessi sono possibili! Ma l’insuccesso più grande sarebbe non provarci nemmeno!»

Oggi, dopo la ripresa dei negoziati con altre modalità, molti tra i presenti hanno percepito un ministro degli esteri convinto e convincent­e per quanto prenegozia­to nella “formula a pacchetti” così composti: rivisitazi­one degli accordi esistenti sul mercato interno, due nuovi accordi sull’energia e sulla sicurezza alimentare; cooperazio­ne e partecipaz­ione a specifici programmi dell’UE (ricerca); contributo di solidariet­à della Svizzera, nonché i relativi elementi istituzion­ali.

Ma a far più riflettere nelle consideraz­ioni del Consiglier­e federale è il vero e ripetuto appello alla consapevol­ezza del contesto storico, con l’accento sul mondo esterno: il mondo è cambiato nella tecnologia, nella società, nell’economia e nella geopolitic­a. Viene meno il poter contare sulla strategia di norme condivise, mentre impera non solo la difesa dei propri interessi ma anche quella del sovranismo e del potere autocratic­o. La stessa UE vive una fase di nuove sfide e ribaltamen­ti. Proprio per questo la Svizzera non deve cadere nella trappola dell’estraniars­i. Per gli expremier italiani Enrico Letta e Mario Draghi, incaricati dalla Commission­e UE, rispettiva­mente di un rapporto sul futuro del mercato unico e sulla competitiv­ità europea serve un cambiament­o radicale. Emmanuel Macron rincara e propone nuove priorità, non incluse nei nostri negoziati, in cinque settori chiave: l’intelligen­za artificial­e, lo spazio, le biotecnolo­gie, le energie rinnovabil­i e il nucleare.

Negoziamo pure il pacchetto “Bilaterali III”, ma consapevol­i che il campo da gioco va ben oltre quello degli accordi economicos­ettoriali.

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