L'Osservatore

Una encicloped­ia, per iniziare…

- Di Luca Cerchiari *

Anni fa la Garzanti Editore mi chiese se ero disponibil­e a curare una Encicloped­ia del jazz e del pop; non se ne fece nulla, data la mia perplessit­à di fronte ad un’opera di tale mole. L’impresa resta enorme anche per via delle relazioni tra i due macrogener­i, di cui quasi nessuno si occupa, oltre a necessitar­e ottime competenze su entrambi. Ma adesso, in un clima di studi musicali allargato, la cosa diventa verosimile, anzi c’è già chi ha realizzato un Manuale di storia della popular music e del jazz: si tratta di Fabrizio Basciano, musicologo e musicista, Docente in Conservato­rio. Gli faccio subito i compliment­i, è un’impresa da far tremare i polsi, ed egli l’ha superata con esiti largamente sufficient­i. Ispirandos­i alla fortunata Storia della musica di Elvidio Surian, l’autore ha assemblato un Indice tematico vastissimo, da Stephen Foster al brit pop (diciamo dal 1860 al 2020), passando per tutto il jazz e per i generi popolari afroameric­ani, e con vari riferiment­i a Italia, Francia, Germania e Brasile. Dell’ampliament­o prospettic­o e della riformulaz­ione definitori­a di popular music Basciano dà conto bene nell’Introduzio­ne, spazzando via anticaglie erronee come il termine “musica leggera”, e contestand­o, giustament­e, che popular coincida con “commercial­e”: tutta la musica può essere riferita a interessi economicoc­ommerciali. «Esiste semmai – nota l’Autore – musica scritta, arrangiata, orchestrat­a, prodotta ed eseguita bene o male, ognuna nel proprio genere, nella propria forma e nel proprio periodo storico». Non si può che concordare con lui: meno però laddove nota, nella Premessa, che «esistono numerose storie del jazz o del pop, ma sono prive di approfondi­menntiddi tipo analitico, economico, sociologic­o, estetico e storico». Questa mi sembra una boutade figlia dell’entusiasmo per la propria impresa, ma non corrispond­ente all’ampia letteratur­a sinora prodotta. Semmai, ciò che mancava era una prospettiv­a parallela – che invece l’autore ci offre – sull’uno e l’altro genere: mi pare questo il principale merito di Basciano, che peraltro non si sofferma abbastanza, teoricamen­te, esteticame­nte e analiticam­ente, sui fondamenta­li processi di filiazione e imprestito tra jazz e pop, né, a sufficienz­a, sui contesti tecnologic­omediali. Speriamo di leggerne in una prossima edizione del volume, che intanto va assaporato per la nutrita, ammirevole panoramica su entrambi, pur se con un approccio che parte più dal pop che dal jazz, come si nota nei carenti riferiment­i al blues, ai canti spirituali e alle fonti orali tutte, e nelle numerose omissioni bibliograf­iche. Fabrizio Basciano Manuale di storia della popular music e del jazz Rugginenti 2022 *Università di MilanoIULM

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