Coscienza svizzera: tra cooperazione e governanza
Così come un’ala da sola non può spingersi avanti, / due ali unite possono invece dischiudersi, / due persone, ugualmente, possono propagarsi, / mentre singolarmente ciascuna morirebbe. (Herbert of Cherbury)
Èstato presentato alla SUPSI di Mendrisio (Armando Dadò Editore) il volume di Oscar Mazzoleni e Andrea Pilotti, con contributi di Remigio Ratti, Arnaud Burgess, JeanFrançois Clouzet, Sean Mueller e Alessia Setti La cooperazione transfrontaliera –Problemi e at
tualità sulle sfide odierne della Svizzera. Tra gli ospiti intervenuti a presentare il volume, oltre al sindaco di Chiasso, Bruno Arrigoni, Alberto Bramanti, Giorgio Quintavalle, Antonio Franzi, Francesco Quattrini, Denis Rossi, Franca
Verda Hunziker. Il volume, ha commentato Oscar Mazzoleni, pubblicato grazie a Coscienza svizzera, è un osservatorio sulla politica regionale partendo dalle frontiere, dato che la Svizzera ha 4,5 km di confine ogni 100 e vi sono ben 16 Cantoni di confine. Vi è una politica di integrazione che si misura dalla intensità degli interscambi e dai flussi di relazioni e una più stretta cooperazione, di natura associativa e istituzionale, attiva per attivare legami e risolvere problemi comuni. Il volume tratta in particolare dei casi specifici di Ginevra e Ticino, dove quasi la metà dei lavoratori è frontaliero e di Basilea Città dove la loro percentuale è del 36%, mentre scende al 6% a Basilea Campagna. Collaborazione e cooperazione si sono sviluppate a Basilea negli anni ’50, Ginevra negli anni ’70 e nell’area insubrica a metà degli anni ’80. Una collaborazione e cooperazione che rappresenta un modello a livello europeo e che coinvolge l’aspetto geografico, istituzionale e politico. Anche se quello più carente è quello istituzionale, delegato per il Ticino a livelli di Interreg: ogni regione lo fa in modo autonomo e la diversità della cooperazione dipende dai Cantoni coinvolti. Remigio Ratti ha rimarcato la differenza tra integrazione nel quadro di relazioni asimmetriche, talora distorte e parziali dalla collaborazione e cooperazione che richiede un obiettivo preciso più che un’arte dell’arrangiarsi. I rapporti tra Italia e Svizzera sono mutati radicalmente dopo il 1848, dalla simbiosi iniziale alla faticosa ripresa e riscatto degli ultimi trent’anni. Molto dipende dai valori e rappresentazioni mentali individuali e collettive. La politica di “governanza” (una parola che risale al ‘600 italiano, ribadisce Remigio Ratti) si è persa nei meandri della storia per rinascere oggi come Governance di stile anglosassone. Dal 1848 le frontiere c’erano ed erano pregnanti come barriere. Negli anni ’80 si è passati in Ticino alla percezione della frontierafiltro, lasciando passare alcune cose e fermandone altre. È comunque il tempo in cui matura la cooperazione e sorge nel 1995 la Regio Insubrica. C’è poi come un sonno del regime e negli anni dal 2012 verso il 2030 riprende fiato, pur restando macchinosa e talora contraddittoria a seconda delle mappe mentali e attriti (banche, controllo dei capitali, frontiera come capro espiatorio, ferrovie, trasporti). Anche dell’unione sindacale si son spesso perse le tracce. Ora è il tempo dei “Bilaterali III”: ci attendono nuovi aspetti dello scenario? Oggi si ragiona su economia come motore di crescita in un mercato che è globale a geometria variabile e di aspetti sociali e ambiente. Forse anche a Berna ci vuole un’altra impostazione di fronte a problemi così gravosi e coinvolgenti. A cura di Oscar Mazzoleni Andrea Pilotti La cooperazione transfrontaliera Problemi e attualità Armando Dadò Editore, 2024