laRegione - Ticino 7

La clessidra

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Quando compare sul monitor di un Mac significa che è necessario munirsi di pazienza. Un’attesa meno simbolica e poetica del fascino trasmesso dalla sabbia che scivola tra le dita di una mano; fenomeno che deve aver già catturato l’attenzione dell’uomo sin dall’alba della civiltà. La genialità è stata raccoglier­e questa magia per l’eternità, «imprigiona­ndo» milioni di granelli tra due ampolle unite da un sottilissi­mo collo. Signore e signori, ecco a voi il tempo che scorre! In verità, la clessidra a sabbia è un’evoluzione di quella ad acqua già diffusa nella Grecia del IV secolo a. C., anche se vi sono esemplari risalenti a circa 3500 anni fa. È dunque da considerar­e il primo strumento di misura del tempo indipenden­te dalle osservazio­ni astronomic­he e dallo sviluppo delle meridiane (comunque legate al sole). Più precisa della sua antenata ad acqua – la velocità con cui i liquidi scorrono è influenzat­a da diversi fattori –, nella clessidra a sabbia la durata del ciclo dipende da quantità e qualità della sabbia, dalla dimensione del collo e dalla forma dei due bulbi. Sino al perfeziona­mento dell’orologio a pendolo, la clessidra a sabbia è stata l’unico strumento affidabile per la misura del tempo, in particolar­e in mare. Come sappiamo il ciclo di una clessidra può variare da pochi secondi a parecchi mesi, tutto dipende dalla sua dimensione: sulla Piazza Rossa di Mosca, per esempio, ve n’è una alta quasi 12 metri. Un vero record (non solo temporale).

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