La clessidra
Quando compare sul monitor di un Mac significa che è necessario munirsi di pazienza. Un’attesa meno simbolica e poetica del fascino trasmesso dalla sabbia che scivola tra le dita di una mano; fenomeno che deve aver già catturato l’attenzione dell’uomo sin dall’alba della civiltà. La genialità è stata raccogliere questa magia per l’eternità, «imprigionando» milioni di granelli tra due ampolle unite da un sottilissimo collo. Signore e signori, ecco a voi il tempo che scorre! In verità, la clessidra a sabbia è un’evoluzione di quella ad acqua già diffusa nella Grecia del IV secolo a. C., anche se vi sono esemplari risalenti a circa 3500 anni fa. È dunque da considerare il primo strumento di misura del tempo indipendente dalle osservazioni astronomiche e dallo sviluppo delle meridiane (comunque legate al sole). Più precisa della sua antenata ad acqua – la velocità con cui i liquidi scorrono è influenzata da diversi fattori –, nella clessidra a sabbia la durata del ciclo dipende da quantità e qualità della sabbia, dalla dimensione del collo e dalla forma dei due bulbi. Sino al perfezionamento dell’orologio a pendolo, la clessidra a sabbia è stata l’unico strumento affidabile per la misura del tempo, in particolare in mare. Come sappiamo il ciclo di una clessidra può variare da pochi secondi a parecchi mesi, tutto dipende dalla sua dimensione: sulla Piazza Rossa di Mosca, per esempio, ve n’è una alta quasi 12 metri. Un vero record (non solo temporale).