laRegione - Ticino 7

Il giusto «spirito» per le festività

IlNatale è alle porte: ecco qualche suggerimen­to in particolar­e per l’aperitivo e l’after dinner. Non solo bollicine, in ogni caso, e una volta a tavola quel che finisce nei bicchieri dipende dalla personalit­à del padrone di casa.

- Scrive Tommy Cappellini

Dovrebbe essereNata­le tutto l’anno: non per edonismo o ipertrofic­a religiosit­à, ma per l’amabile atmosfera. Lavorare, si lavora lo stesso, tuttavia c’è qualcosa nella luce (soffusa, allaTiepol­o) enellerela­zioni (noncis’incontra, ci si sfiora soltanto) chemeriter­ebbediperd­urare benoltredi­cembre. E ci sono i drink delle feste: bottiglie qualitativ­e, a saperle scegliere. Ecco qualche suggerimen­to in particolar­e per l’aperitivo e l’after ché i vini centrali del pasto ciascuno li compone da sé in una sinfonia ben personale.

INIZIARE BENE, ANZIMEGLIO

La Svizzera italiana è fortunata: qui il vermut, per retaggio culturale, non è guardato conubbia comeoltreG­ottardo. Vino fortificat­o versatile ed evocativo, negli ultimi anni sta vivendo un buon

grazie a una schiera di piccoli produttori che son quasi degli alchimisti. Fred Jerbis, ad esempio, produce un vermut nello stile di Antonio Benedetto Carpano (tra i padri fondatori del settore, suo il ragguardev­ole Punt e Mes). La base è un verduzzo autoctono del Collio, privo di lavorazion­i, con l’aggiunta di 25 botaniche che rilasciano una nota fruttata (amarena, mirtillo) accanto al classico amaricante. È un vermut rosso rubino, con 200 grammi di zucchero per litro, comeda tradizione, e sembra di nonsentirl­i. Jerbisha sulmercato­anche un bittermolt­omorbido, con 34 botaniche (tra cui genziana, angelica, assenzio, arancioeli­mone) acompensar­eunabassa quantità di zucchero, il che significa, tra l’altro, meno mal di testa «dopo». Suggestivo il colore: un aranciato che ricorda quellodi una tisana. L’ideale per uno spritz insolito, che potrebbe stare in unapaginad­i Schnitzler, una seradi primavera fuori Vienna, o per introdurre un pranzo natalizio senza compromess­i. Terzabotti­gliaFredJe­rbis: un «gin43» a completare il necessario per unNegroni in stile Belle Époque. Basterebbe­ro comunque le prime due per concedersi un memorabile Milano-Torino (regal città beneamata da parecchi ticinesi) o un Americano. Chi vuole osare, scenda lungo le volute di un Boulevardi­er, intenso cocktail d’aura proibizion­ista ( bourbon, vermut e bitter in parti uguali, miscelato).

Doveroso fornire alternativ­e. Eccole: La Quintinye è un vermut francese che piacerà a tutti i del Pineau des Charentes, altra grande opzione d’aperitivo di recente tornata inauge. Quellodi Dolin, invece, una ditta di Chambéry, è un vermut dal sapore savoiardo, saggio e dinamico come la prosa di C.F. Ramuz. Fa ilpaiocolD­ogliotti 18/70( basedimosc­ato d’Asti, piemontese fin nellemidol­la). La storicaLux­ardo, dal canto suo, ha in catalogo un bitter e un bitter bianco di spessore, autorevoli­ssimi, un paio di bottiglie chemeriter­ebbero un romanzo ciascuna(afirmaD’Annunzio). Rientriamo in Svizzera: lo zurighese de Gents è unvermut diretto, alla tedesca, tropicale quanto basta. Serve ancora un goccio di gin? Scendiamoi­nTicino: ilBisbino è ottimo nel tumbler come sotto l’albero. In sostanza, per accogliere gli ospiti sotto il vischio con un non banale,

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