Il giusto «spirito» per le festività
IlNatale è alle porte: ecco qualche suggerimento in particolare per l’aperitivo e l’after dinner. Non solo bollicine, in ogni caso, e una volta a tavola quel che finisce nei bicchieri dipende dalla personalità del padrone di casa.
Dovrebbe essereNatale tutto l’anno: non per edonismo o ipertrofica religiosità, ma per l’amabile atmosfera. Lavorare, si lavora lo stesso, tuttavia c’è qualcosa nella luce (soffusa, allaTiepolo) enellerelazioni (noncis’incontra, ci si sfiora soltanto) chemeriterebbediperdurare benoltredicembre. E ci sono i drink delle feste: bottiglie qualitative, a saperle scegliere. Ecco qualche suggerimento in particolare per l’aperitivo e l’after ché i vini centrali del pasto ciascuno li compone da sé in una sinfonia ben personale.
INIZIARE BENE, ANZIMEGLIO
La Svizzera italiana è fortunata: qui il vermut, per retaggio culturale, non è guardato conubbia comeoltreGottardo. Vino fortificato versatile ed evocativo, negli ultimi anni sta vivendo un buon
grazie a una schiera di piccoli produttori che son quasi degli alchimisti. Fred Jerbis, ad esempio, produce un vermut nello stile di Antonio Benedetto Carpano (tra i padri fondatori del settore, suo il ragguardevole Punt e Mes). La base è un verduzzo autoctono del Collio, privo di lavorazioni, con l’aggiunta di 25 botaniche che rilasciano una nota fruttata (amarena, mirtillo) accanto al classico amaricante. È un vermut rosso rubino, con 200 grammi di zucchero per litro, comeda tradizione, e sembra di nonsentirli. Jerbisha sulmercatoanche un bittermoltomorbido, con 34 botaniche (tra cui genziana, angelica, assenzio, arancioelimone) acompensareunabassa quantità di zucchero, il che significa, tra l’altro, meno mal di testa «dopo». Suggestivo il colore: un aranciato che ricorda quellodi una tisana. L’ideale per uno spritz insolito, che potrebbe stare in unapaginadi Schnitzler, una seradi primavera fuori Vienna, o per introdurre un pranzo natalizio senza compromessi. TerzabottigliaFredJerbis: un «gin43» a completare il necessario per unNegroni in stile Belle Époque. Basterebbero comunque le prime due per concedersi un memorabile Milano-Torino (regal città beneamata da parecchi ticinesi) o un Americano. Chi vuole osare, scenda lungo le volute di un Boulevardier, intenso cocktail d’aura proibizionista ( bourbon, vermut e bitter in parti uguali, miscelato).
Doveroso fornire alternative. Eccole: La Quintinye è un vermut francese che piacerà a tutti i del Pineau des Charentes, altra grande opzione d’aperitivo di recente tornata inauge. Quellodi Dolin, invece, una ditta di Chambéry, è un vermut dal sapore savoiardo, saggio e dinamico come la prosa di C.F. Ramuz. Fa ilpaiocolDogliotti 18/70( basedimoscato d’Asti, piemontese fin nellemidolla). La storicaLuxardo, dal canto suo, ha in catalogo un bitter e un bitter bianco di spessore, autorevolissimi, un paio di bottiglie chemeriterebbero un romanzo ciascuna(afirmaD’Annunzio). Rientriamo in Svizzera: lo zurighese de Gents è unvermut diretto, alla tedesca, tropicale quanto basta. Serve ancora un goccio di gin? ScendiamoinTicino: ilBisbino è ottimo nel tumbler come sotto l’albero. In sostanza, per accogliere gli ospiti sotto il vischio con un non banale,