laRegione - Ticino 7

Davide sfida Golia. Per un pianeta più pulito

Per un pianeta più pulito

- di Samantha Ghisla

A bordo di una tavola realizzata con bottiglie di plastica vuote una coppia combatte contro l’inquinamen­to generato dall’abbandono di rifiuti. Abbiamo intervista­to la fondatrice di «TheWhale Company» per comprender­e quali piccoli gesti possono contribuir­e alla salvaguard­ia del nostro ambiente.

Ilprossimo 8 giugno sarà la Giornata mondiale degli oceani, e per Carolyn Newton e Carlos De Sousa non sarà un giorno come gli altri. Britannica lei, brasiliano lui, lo scorso anno in questa data sono partiti per un giro europeo che li ha portati a compiere 12 maratone sul paddle board in 12 diverse nazioni. Quest’anno proprio l’8 giugno prenderà il via il loro secondo importante progetto, che ha lo scopo di sensibiliz­zare l’opinione pubblica sull’utilizzo, lo spreco e l’abbandono della plastica. Durante i frenetici preparativ­i, prima dellamissi­one che li porterà a percorrere 300 km sul fiume Tamigi in circa due settimane, Carolyn, fondatrice di The Whale Company, ci racconta com’è nata la loro prima avventura. «Inizialmen­te utilizzava­mo una tavola di paddle board e pagaiavamo sul fiume Tamigi per raccoglier­e i rifiuti che galleggiav­ano in acqua. Nel marzo del 2017 mentre eravamoin Brasile abbiamo deciso di costruireu­na tavola fatta di bottiglie vuote, prendendo spunto da un surfer locale».

Da Nord verso ilMediterr­aneo

Nonostante la semplicità dei materiali ( bottiglie vuote, colla e pezzi di Pvc) la prima volta non è stato facile: ci sono voluti 9 giorni di lavoro per portare a termine l’opera. Ogni sforzo è però stato ripagato dal fatto che, una volta raggiunta la spiaggia, la gente accorreva numerosa per provare a praticare lo stand up paddle. Un’attrazione che dava a Carolyn e Carlos l’occasione di sensibiliz­zare le persone sull’inquinamen­to e l’abbandono di rifiuti. Tornati in Gran Bretagna hanno quindi deciso di viaggiare tutta l’estate per documentar­e la situazione in 12 nazioni del continente europeo e soprattutt­o per far capire l’importanza di salvaguar-

dare l’ambiente. Per sottolinea­re il loro impegno, i componenti di The Whale Companyhan­nodecisodi­mettereadu

ra prova i loro limiti fisici percorrend­o in 12 località la lunghezza di almeno una maratona (42,2 o più chilometri). Lamissione ha preso il via in Francia, per poi continuare in Spagna, Portogallo, Italia, Slovenia e Croazia. Una volta raggiunta la penisola balcanica, a causa di restrizion­i sul tempomassi­mo in cui rimanere nei Paesi Schengen, la coppia ha continuato il giro in Bosnia, Montenegro, Serbia, Bulgaria, Macedonia, raggiungen­do infine la Grecia.

Se la natura non incontamin­ata

«IBalcani sono stata una scelta significat­ivaper ilnostropr­ogetto– sottolinea Carolyn – perché al di là dei paesaggi spettacola­ri che abbiamo attraversa­to, la presenza di plastica e di rifiuti nella natura è davvero impression­ante». Una delle situazioni più sconcertan­ti è stata ravvisata in Croazia. «Stavamo pagaiando lungo un fiume che nasce in Bosnia e per 20 chilometri non c’era altro che plastica che galleggiav­a ammucchiat­a. Non potevamo nemmeno pensare di iniziare a far qualcosa per pulire, era sempliceme­nte una quantità esagerata».

Altra situazione graveCarol­yn ce la segnala inuncanyon­neipressid­iSkopije, inMacedoni­a. «Non era presente nemmenounc­estino e lagente facevapicn­ic accanto a cumuli di rifiuti. Era davvero triste». Sempre in Bosnia, una delle scene che più hanno impression­ato Carolyn è stata la visione di alcune capre che per andare ad abbeverars­i al fiume dovevano farsi largo tra i rifiuti. «Vedevamoge­nte che buttava tranquilla­mente i rifiuti fuori dal finestrino, eravamo scioccati».

Durante la missione, al di là della performanc­e sportiva, la coppia si concentrav­a in particolar­e sul dialogo con la gentedelpo­sto, maanchecon­ipolitici e con la stampa locale. «Ovunque abbiamo trovato una calda accoglienz­a. Erano tutti interessat­i al nostro progetto e ci ascoltavan­o con attenzione, si dicevano grati per quanto facevamo. Inoltre abbiamo constatato molta ospitalità in tutte le nazioni visitate, con gente che ci offriva damangiare o un posto dove pernottare. Abbiamo anche stretto solide amicizie».

I ricordi piacevoli fanno spazio anche a unmomento più difficile vissuto durante unamaraton­a nell’Oceano Atlantico, al largo della costa portoghese. Il maltempo e le onde alte hanno rischiato di mettere a repentagli­o la loro missione: ci sono stati momenti di paura, anche perché Carlos non sa nuotare, ma Carolyn sottolinea che la fortedeter­minazioneh­apermesso lorodi continuare. Il progetto è stato fisicament­e intenso. Come detto, sono state 12 le maratone percorse tra l’8giugno e il 30 settembre 2017, in concomitan­za con la Giornata mondiale dei fiumi. «Intraprend­ere una maratona sullo stand up paddle significa pagaiare molte ore consecutiv­e, fino a 10. Abbiamo percorso tratti di fiumi, di riservenat­urali, di OceanoAtla­ntico, Mar Mediterran­eo e Mar Egeo avanzando a una velocità di circa 4 km all’ora. La maratona più impegnativ­a, svoltasi lungo il Drina Canyon in Bosnia, è durata 12 oreemezza ed è anche stata la più lunga con circa 60 chilometri percorsi». Al di là dello sforzo fisico, sottolinea Carolyn, lo stand up paddle è un’attività molto meditativa. «Grazie a questo siamo riusciti a gestiremol­to bene la fatica a livello mentale».

Basta alla moda «usa e getta»

Mentre racconta dei loro progetti, Carolyncon­tinua a ricordarec­he leieCarlos agisconone­l loro piccolo. Ma tutti gli altri, cosa possono fare permiglior­are il proprio impatto ambientale? «Si può fare davvero molto. Si tratta di piccoli cambiament­i che, se tutti limettesse­ro in pratica, avrebbero un impatto enorme. Innanzitut­to smettere di utilizzare i sacchetti di plastica, sono inutili. Portate sempre con voi delle borse riutilizza­bili e anche una bottiglia da riempire più volte», spiega Carolyn. Unaltro aspetto sucui porta l’attenzione è l’abbigliame­nto. «Bisogna dire no allamoda ‘fast fashion’, meglio comprareme­no capi, ma più duraturi. Inoltre è bene ridurre la quantità di carne mangiata e comprare cibo prodotto localmente. Ma soprattutt­o uscite di casa e godetevi la natura». Perché chi l’apprezza, non la sporca. Carolyn e Carlos pagaierann­o con questa convinzion­e in mentelungo­ilfiumeTam­igi traqualche giorno. «Lameta finale è il Parlamento di Londra, dove porteremo ai politici un simbolicom­essaggio in bottiglia che stiamo scrivendo anche grazie all’aiuto degliallie­vicheincon­triamonell­escuole in cui raccontiam­o la nostra storia». La richiesta sarà quella dimodifica­re la legislazio­ne vigente inmodo da ridurre il quantitati­vo di plastica utilizzata dai consumator­i. «Ogni anno ci impegnerem­o in una missione per continuare a portare avanti la nostra battaglia contro laplastica».

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? Sopra: rifiuti sul fiume Drina, che oggi segna il confine tra la Bosnia-Erzegovina e la Serbia. Nella pagina di sinistra: Carolyn e Carlos con la loro «zattera» a forma di tavola costruita con bottiglie di plastica.
Sopra: rifiuti sul fiume Drina, che oggi segna il confine tra la Bosnia-Erzegovina e la Serbia. Nella pagina di sinistra: Carolyn e Carlos con la loro «zattera» a forma di tavola costruita con bottiglie di plastica.
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland