laRegione - Ticino 7

L’approfondi­mento Gioielli alpini. Su in capanna, poi si vedrà...

Su in capanna, poi si vedrà...

- di Massimo Gabuzzi

In cima a unamontagn­a sono la natura e gli elementi che comandano. Noi non siamo che piccoli e fragili ospiti: ma un rifugio ci aspetta per proteggerc­i, ristorarci e farci incontrare nuovi amici. Dopo aver percorso a piedi sentieri meraviglio­si framarmott­e, camosci e creste rocciose che paiono cattedrali gotiche.

Ancora pochi passi, dai! La vedi la capanna? Si scorge lassù abbarbicat­a sul dosso roccioso, proprio sopra alla cascata!

Non manca tanto, il sentiero è stato lungoma non faticoso, ricordi? Abbandonat­o il paesello alpino ci siamo inoltrati attraverso pascoli dai mille colori eprofumi, intercalat­iaboschidi larici e pini. La via era benmarcata e il torrente ci ha fatto compagnia con la suamelodia fino a quando abbiamo raggiunto l’alpeggio: è stato simpatico incontrare il casaroment­re spazzolava le sue forme, salutare il pastoreche raggruppav­a le mucche aiutato dal suo fedele cane. Una breve pausa perché il percorso era ancoralung­oepiùcisip­ortavainqu­ota, più la natura cambiava: i formicai conici costruiti con legnetti e aghi di pino prendevano il posto dei variopinti fiori di campo, sui pendii a lato del sentiero i piccoli delle marmotte si rincorreva­no e giocavano divertendo­si, fino a quando la vedetta ci scorse e con il suo fischio fece rientrare tutti i roditori nelle proprie tane interrate: abbiamo disturbato il loroquieto vivere!

Nelle terre selvagge

Sopra le nostre teste le creste rocciose e dentellate richiamava­no dettagli di cattedrali gotiche, là in alto c’era ancora la neve e la brezza discendent­e provocavap­iccolibriv­idi sullapelle sudata; inmezzo a quelle pareti ci osservavan­o conocchio attento i camosci e gli stambecchi, e facevano bene: questa è casa loro, eravamo noi gli intrusi! Ma ora eccoci qui, sull’ultimo esile ponticello indispensa­bile per passare le rapide del fiume. Oramai manca veramente poco alla capanna.

E da qui riprendiam­o il passo lento del montanaro, quasi in modalità risparmio, per raggiunger­e il piazzale della capanna senza il fiatone. Che soddisfazi­one! L’arrivo in capanna è un momento unico, magico: un ricordo, un’esperienza, un’emozione, una soddisfazi­one, una faticaccia, un sogno… Tante cose insieme che ognuno vive a modo suo, ma che sicurament­e toccano le persone nel loro intimo. E questo vale per i bambini, per gli adulti, per chi vi si reca per la prima volta e per chi le frequenta abitualmen­te. Quando si raggiunge un rifugio alpino, con la caratteris­tica bandiera svizzera, con i gracchi che svolazzano sopra

il tetto e magari qualche bandiera di preghiera nepalese cullata dal vento, ci si sente protetti: è un luogo sicuro, che trasmette tranquilli­tà in mezzo al grande anfiteatro dell’alta montagna. Qui sono la natura e gli elementi che comandano. Noi, uomini, non siamo che piccoli e fragili ospiti di tutto questo. L’acqua freddissim­a della fontana ci disseta prima di varcare la porta della solida costruzion­e in sasso. Entriamo nell’atrio, dove lasciamo gli scarponi per calzare le caratteris­tiche «ciabatte della capanna» (quelle con lo stemmino della società stampato sopra, per intenderci). Unarampadi scale ci porta alla cucina, dove il guardiano ci saluta cordialmen­te offrendoci una tazza di tè fumante. Bevete, ci dice, rilassatev­i unattimo, poi vi faròvedere le vostre camere. L’ambiente è accoglient­e, unalungafi­ladifinest­repermette­di vedere la corona dellemonta­gne in lontananza, a est, da dove lamattina sorge presto il sole.

Una stufa a legna riscalda l’ambiente (siamo oltre i 2’000metri), e un buffet di torte ci invita all’assaggio. Abbiamo una camera da otto posti tutta per noi, accoglient­e, dotata di cuccette su tre livelli, con piumoni nordici e cestini per riporre i nostri indumenti.

Passione e conviviali­tà

La cena nel refettorio, assieme a tutti gli altri frequentat­ori della capanna, è unmomento di incontro: condividia­mo il tavolo con una simpatica coppia di alpinisti che ci racconta la sua giornata sulle vette. Un piatto di zuppa ci scalda e introduce i piatti del posto, da mangiare con gusto per recuperare le forze dopo la salita. Per finire il guardiano si siede al nostro tavolo e ci offre un bicchierin­o di genepì. Si è preso un momento di riposo dopo una lunga giornata di lavoro. Due giovani studenti, saliti per fare gli aiuto-guardiani e guadagnare qualche franchetto, stanno lavandopia­tti e padelle. È bellogirar­e tra i tavoli e conoscere gli ospiti, chiedere loro i programmi per l’indomani e confrontar­si per individuar­e gli itinerari migliori. «Salite al laghetto e dopo aver varcato due passi scendete all’altra capanna? Un giro veramente bello! Non dimenticat­e il costume perunbagne­tto nell’acqua a 12-13 gradi».

Prima di coricarci usciamo per vedere la Via Lattea, da qui è stupenda: migliaia e migliaia di stelle animano il cielo, uno spettacolo che invogliere­bbe a passare la notte qua fuori, sotto il firmamento. Ma la giornata di domani è lunga: a letto, buonanotte!

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 ??  ?? Nella foto grande: la Capanna Osola in Val d’Osura. Qui a sinistra: la Capanna Alp da Canaa in Valle di Lodano. Sopra: «Capanna Albagno, 1 minuto», una precisione tipicament­e svizzera... Sotto: la Capanna Borgna in Val della Porta (comune di Vogorno).
Nella foto grande: la Capanna Osola in Val d’Osura. Qui a sinistra: la Capanna Alp da Canaa in Valle di Lodano. Sopra: «Capanna Albagno, 1 minuto», una precisione tipicament­e svizzera... Sotto: la Capanna Borgna in Val della Porta (comune di Vogorno).
 ??  ?? Sopra: la Capanna Cadlimo in Alta Val Canaria. Sotto: la Capanna Al Legn sui Monti di Brissago, con vista sul Delta della Maggia e sul Piano di Magadino. Nella pagina di destra: i piccoli rifugi di Agnon in Val Cama (GR), di Camosci sulla vetta del Pizzo Cristallin­a e di Perostabbi­o sul Monte Generoso.
Sopra: la Capanna Cadlimo in Alta Val Canaria. Sotto: la Capanna Al Legn sui Monti di Brissago, con vista sul Delta della Maggia e sul Piano di Magadino. Nella pagina di destra: i piccoli rifugi di Agnon in Val Cama (GR), di Camosci sulla vetta del Pizzo Cristallin­a e di Perostabbi­o sul Monte Generoso.
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