L’approfondimento Gioielli alpini. Su in capanna, poi si vedrà...
Su in capanna, poi si vedrà...
In cima a unamontagna sono la natura e gli elementi che comandano. Noi non siamo che piccoli e fragili ospiti: ma un rifugio ci aspetta per proteggerci, ristorarci e farci incontrare nuovi amici. Dopo aver percorso a piedi sentieri meravigliosi framarmotte, camosci e creste rocciose che paiono cattedrali gotiche.
Ancora pochi passi, dai! La vedi la capanna? Si scorge lassù abbarbicata sul dosso roccioso, proprio sopra alla cascata!
Non manca tanto, il sentiero è stato lungoma non faticoso, ricordi? Abbandonato il paesello alpino ci siamo inoltrati attraverso pascoli dai mille colori eprofumi, intercalatiaboschidi larici e pini. La via era benmarcata e il torrente ci ha fatto compagnia con la suamelodia fino a quando abbiamo raggiunto l’alpeggio: è stato simpatico incontrare il casaromentre spazzolava le sue forme, salutare il pastoreche raggruppava le mucche aiutato dal suo fedele cane. Una breve pausa perché il percorso era ancoralungoepiùcisiportavainquota, più la natura cambiava: i formicai conici costruiti con legnetti e aghi di pino prendevano il posto dei variopinti fiori di campo, sui pendii a lato del sentiero i piccoli delle marmotte si rincorrevano e giocavano divertendosi, fino a quando la vedetta ci scorse e con il suo fischio fece rientrare tutti i roditori nelle proprie tane interrate: abbiamo disturbato il loroquieto vivere!
Nelle terre selvagge
Sopra le nostre teste le creste rocciose e dentellate richiamavano dettagli di cattedrali gotiche, là in alto c’era ancora la neve e la brezza discendente provocavapiccolibrividi sullapelle sudata; inmezzo a quelle pareti ci osservavano conocchio attento i camosci e gli stambecchi, e facevano bene: questa è casa loro, eravamo noi gli intrusi! Ma ora eccoci qui, sull’ultimo esile ponticello indispensabile per passare le rapide del fiume. Oramai manca veramente poco alla capanna.
E da qui riprendiamo il passo lento del montanaro, quasi in modalità risparmio, per raggiungere il piazzale della capanna senza il fiatone. Che soddisfazione! L’arrivo in capanna è un momento unico, magico: un ricordo, un’esperienza, un’emozione, una soddisfazione, una faticaccia, un sogno… Tante cose insieme che ognuno vive a modo suo, ma che sicuramente toccano le persone nel loro intimo. E questo vale per i bambini, per gli adulti, per chi vi si reca per la prima volta e per chi le frequenta abitualmente. Quando si raggiunge un rifugio alpino, con la caratteristica bandiera svizzera, con i gracchi che svolazzano sopra
il tetto e magari qualche bandiera di preghiera nepalese cullata dal vento, ci si sente protetti: è un luogo sicuro, che trasmette tranquillità in mezzo al grande anfiteatro dell’alta montagna. Qui sono la natura e gli elementi che comandano. Noi, uomini, non siamo che piccoli e fragili ospiti di tutto questo. L’acqua freddissima della fontana ci disseta prima di varcare la porta della solida costruzione in sasso. Entriamo nell’atrio, dove lasciamo gli scarponi per calzare le caratteristiche «ciabatte della capanna» (quelle con lo stemmino della società stampato sopra, per intenderci). Unarampadi scale ci porta alla cucina, dove il guardiano ci saluta cordialmente offrendoci una tazza di tè fumante. Bevete, ci dice, rilassatevi unattimo, poi vi faròvedere le vostre camere. L’ambiente è accogliente, unalungafiladifinestrepermettedi vedere la corona dellemontagne in lontananza, a est, da dove lamattina sorge presto il sole.
Una stufa a legna riscalda l’ambiente (siamo oltre i 2’000metri), e un buffet di torte ci invita all’assaggio. Abbiamo una camera da otto posti tutta per noi, accogliente, dotata di cuccette su tre livelli, con piumoni nordici e cestini per riporre i nostri indumenti.
Passione e convivialità
La cena nel refettorio, assieme a tutti gli altri frequentatori della capanna, è unmomento di incontro: condividiamo il tavolo con una simpatica coppia di alpinisti che ci racconta la sua giornata sulle vette. Un piatto di zuppa ci scalda e introduce i piatti del posto, da mangiare con gusto per recuperare le forze dopo la salita. Per finire il guardiano si siede al nostro tavolo e ci offre un bicchierino di genepì. Si è preso un momento di riposo dopo una lunga giornata di lavoro. Due giovani studenti, saliti per fare gli aiuto-guardiani e guadagnare qualche franchetto, stanno lavandopiatti e padelle. È bellogirare tra i tavoli e conoscere gli ospiti, chiedere loro i programmi per l’indomani e confrontarsi per individuare gli itinerari migliori. «Salite al laghetto e dopo aver varcato due passi scendete all’altra capanna? Un giro veramente bello! Non dimenticate il costume perunbagnetto nell’acqua a 12-13 gradi».
Prima di coricarci usciamo per vedere la Via Lattea, da qui è stupenda: migliaia e migliaia di stelle animano il cielo, uno spettacolo che invoglierebbe a passare la notte qua fuori, sotto il firmamento. Ma la giornata di domani è lunga: a letto, buonanotte!