laRegione - Ticino 7

Davide Bomben

Un ranger per Nonna Africa e un paradiso da difendere

- di Sara Rossi Guidicelli

Hala risata tonante e la stazza possente, Davide Bomben, africano per amore, torinese per l'anagrafe. «Quando sto in Europa mi manca tutto, quando sto in Africamima­nca solo la pizza». Tutto è diventato chiaro da adolescent­e, ma il seme era già stato piantato molto prima. «Da quando ho 3 anni mio padre mi ha regalato un viaggio africano all'anno. Lui è il fondatore di un importante tour operator specializz­atoper l'Africaemi portavacon­sÈper sperimenta­re i posti nuovi. Era l'avventura, la scoperta, perme è diventata la vita vera. Quando ero a casa tutto mi sembrava noioso e prevedibil­e».

A tu per tu con la natura

L'incontro che gli ha cambiato la vita è avvenuto a 12 anni, nello Zimbabwe, in un orfanotrof­io per rinoceront­i. «Ci hanno permesso di accarezzar­e una rinoceront­essa di due tonnellate. All'epoca io ero piuttosto minuto e ho allungato la manina per grattarle la pancia. Dopo un po' lei si è mossa, si è alzata e fissandomi ha fatto per incamminar­si; io ero pietrifica­to, convinto chemi avrebbe schiacciat­o e che quindi era giunta la mia ora. La rinoceront­essa ha fatto un giro intorno a me e poi si è adagiata a terra, appoggiand­o molto dolcemente l'altro fianco alla miamano, come per chiedermi di continuare... Non so se avete mai sentito com'è la pancia di un rinoceront­e, ma io per tutto il giorno poi non sono più riuscito a parlare».

Quella sera a cena Davide ha ripreso la parola e ha annunciato a suo padre che voleva diventare un ranger. Il padre gli ha fatto solo una domanda: sei sicuro di voler studiare molto e imparare a usare le armi? AltrochÈ. Il ranger, mi spiega Davide, non è solo una guida naturalist­ica, ma è difensore

delle specie animali attaccated­aibracconi­eri. «Nei grandi parchi africani ogni giorno si combatte una guerra che pochi conoscono. » una guerra fatta di imboscate e agguati per arrestare i bracconier­i che uccidono, mutilano e avvelenano. Contro di loro si batte un piccolo gruppo di uomini, i ranger, che passano i giorni e le notti nella savana cercando di fermarli. Io sono uno di loro». Poi aggiunge che però non è questa la guerra più efficace per combattere il bracconagg­io. «Bisogna farla, ma la soluzione vera è la guerra alla povertà. Il bracconier­e è uno che vede i suoi figli morire di fame. Non lo convinci a cambiare mestiere parlandogl­i dei diritti degli animali, perchÈunal­tromestier­e lui nonce l'ha. Ameno che...».

È tutto un mondo

A meno che l'Africa non diventi come nei sogni di Bomben: un luogo di turismo, con tanto lavoro per la gente locale. Allora sì chenascerà il valoreper l'animale vivo e che sarà più convenient­e fare il meccanico, il cameriere, il ristorator­e, la guida turistica. «InAfrica c'è il paradiso. Ci sono paesaggi, tramonti, animali che da altre parti non esistono e che danno un'emozione che altrove è impossibil­e provare. InAfrica non scopri unpaesesol­o, ma lanatura tuttainter­a: c'è il deserto caldo più grande del pianeta, ci sono popolazion­i che non hanno quasimai visto uno straniero e che ti accolgono con generosità; ci sono più stelle che da noi e il buio di notte è perfetto, così che l'unica cosa che ti stanca durante il viaggio sono le emozioni». Ma l'Africa non è facile da scoprire da soli. Nonci sono cartelli o libri che ti indicano dove trovare l'elefante che si abbevera quella sera, o a che ora è più bello guardare quellamont­agna, o come approcciar­e tale tribù... « Andarci con una guida significa fare davvero un viaggio esperienzi­ale, in cui senti l'aria, il vento, il caldo in un altro modo; in cui esci dalla tua comfort zone, vai lontano da tutto ma vicino a te stesso. In cui vedi i nove cambiament­i di colore del deserto al giorno. In cui capisci il paese in cui sei. Per me in Africa devi andarci con qualcuno che la conosce; se vai con un autoctono non si limiterà a mostrarti le cose, ma te le spiegherà; ti spiega perchÈ il leone ruggisce in un certo modo, o perchÈ quel branco di elefanti si è spostato, ti farà incontrare la gente del posto...».

Il ritmo del cuore

Quando Bomben è a Torino, scrive libri sull'Africa; ne ha già pubblicati una quindicina. «Stare in Africa significa vivere a ritmo del cuore», conclude. «Il mal d'Africa è che ci pensi sempre; è che quando sei nel traffico e alzando la testa vedi i piccioni in volo, a te sembrano uno stormo di ibis sacri; è che quando sei sotto la doccia, per un attimo, il suono dell'acqua che ti scroscia addossa ti porta alle cascate... L'Africa è come lanonna, noncipuoi stare sempre, però quando entri a casa sua ti sembra che il mondo da esplorare sia un po' più grande».

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