laRegione - Ticino 7

Scrivi, piuttosto

- Di Lorenzo Erroi

Non sono un nativo digitale.

Eppure anch’io – come i protagonis­ti dell’approfondi­mento di Mariella

Dal Farra – ho grossi problemi con le telefonate, soprattutt­o sul lavoro: non so mai cosa dire, farfuglio, fatico a capire lo stato d’animo di chi sta dall’altra parte.

Lo squillo mi mette ansia: «Cosa sarà successo?». Ma soprattutt­o non sopporto la prepotenza della telefonata, che a differenza di e-mail emessaggin­i mi costringe a rispondere immediatam­ente. Il galateo telefonico, poi, mi indispetti­sce ancora di più:

«Ciao, come stai?» (cosa te ne frega, dai, mica mi hai chiamato per informarti sul mio colesterol­o);

«Ti disturbo?» (sì, ma se te lo dico passo per maleducato);

«A risentirci!» (è una minaccia?). Nella transizion­e alla comunicazi­one digitale, poi, si sono creati ibridi mostruosi. Come quelli che ti costringon­o a riascoltar­e nel Combox i loro «richiamami, grazie». Peggio ancora, alcuni mandano un’e-mail e poi dopo un minuto telefonano: «Hai visto quello che ti ho mandato?».

Ma il capolavoro assoluto del sadismo è il messaggio vocale, che ci mette davanti a un annoso dilemma: ascoltarlo in presenza altrui – rischiando di rivelare i dettagli della propria miseranda esistenza – oppure trovare al più presto un luogo appartato, allontanan­dosi da riunioni e cene con l’aria colpevole di chi sta nascondend­o qualcosa di indicibile? Poi i problemi veri sono altri, per carità. Casomai, scriviamoc­eli.

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