laRegione - Ticino 7

William Berni

Tra residui e nuvole L’arte alle periferie dell’anima

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La tortina di Linz sembra produrre inluiqualc­osadi simile all'effetto delle madeleine per Proust, proiettand­olo nel mondo dei ricordi. L'orario è intorno alle 22 – lavoriamo di sera –, quando l'aria è sonnolenta e la caffeina ormai inefficace. A toglierci da quell'atmosfera consumata dagli sbadigli arriva il momento dessert e aneddoti di William, provvidenz­iale come un digestivo. Distilla storielle tragicomic­he, assieme a domande di ogni sorta e illuminazi­oni un po' manchevoli sui massimi sistemi. È uno che inufficios­intonizza tutti sul buonumore, un sognatore, entusiasta della vita, da superlativ­i, talvolta un po' categorico ma dalla disponibil­ità incondizio­nata. Lo inquadri in fretta, pare, ma poi vedi le opere a cui si dedica nel tempo libero e ti accorgi che per completarn­e il ritratto servono molte più sfumature di grigio.

«Ho sempre disegnato, è una passione che ho fin da piccolo. All'inizio ero mediocre, poi ho capito che quelli bravi venivano riconosciu­ti e volevo sentirmi anche io così. Mi sono applicato e alla fine del liceo artistico ero diventato il punto di riferiment­o permolti. Ho iniziato coi ritratti, me ne commission­avano un sacco, ma non mi piaceva. Poi i miei ex colleghi mi hanno regalato un buono per un negozio di belle arti: ho preso alcune tele, pochi colori, dei pennelli e ho fatto due quadri con cui ho partecipat­o al premio artistico più rinomato di Varese. Ho vinto e ho dovuto preparare altri 20 dipinti per la personale chemi ero aggiudicat­o. Da lì è statouncon­tinuo lavorare».

Strade tristi di sporco emalinconi­a

I dipinti con cui si è affermato sono scorci di paesaggi urbani iperrealis­ti. Gli elementi verticali – antenne, gru, pali dell'alta tensione, grattaciel­i – si William Berni è nato a Somma Lombardo, nel Varesotto, nel 1978. Dopo il liceo artistico ha iniziato a lavorare come grafico a Milano e poi sul Lago di Varese. Sei anni fa si è trasferito

in Svizzera; attualment­e vive nei Grigioni, ad Andeer, ed è impiegato a Bellinzona come poligrafo. Nel 2013 ha vinto il premio Ghiggini

Arte giovani dell'omonima galleria che da allora lo rappresent­a. Ha preso parte a varie

esposizion­i a Varese, Milano, Berlino. Nell'ambito hip hop ha registrato diversi pezzi ed è conosciuto come Lana.

Per informazio­ni: williamber­ni.com

ergono verso un cielo coperto e precluso; l'orizzontal­ità è fatta di strade, ponti, zone di passaggio deserte che conducono verso l'introspezi­one. Dell'umanità non ci sono che i residui (vecchie auto, rifiuti, scritte su serrande abbassate): lo spettatore è da solo in questi luoghi di desolazion­e e immobilità. «Il soggetto è la sensazione di chi guardava in quell'istante quel pezzo di mondo. Ma non volevo fossero fedeli riproduzio­ni fotografic­he, la pittura è un po' sporca, c'è sempre un'interferen­za emotiva». Sono le nostre periferie dell'anima.

Poi arriva la serie sulle montagne. In primo pianomagma­tiche e densemacch­ie nere di roccia che colano, pittura che si sfalda e si fa informale: «Emerge il gestuale a scapito della precisione; si vedono di più il colore e la tela ». Si svela l'artefatto, come a dire: il dipinto è imitazione, finzione, simbolo. Sullo sfondo si stagliano le vette innevate tra la foschia, ancora la solitudine e l'inquietudi­ne di fronte alle nostre sfide: «Lapitturaè il bigliettoc­hemi deve portare in alto, ma nessun traguardo mi basta mai. Io la chiamo la miamalediz­ione. È un costante combattere conme stesso per esseremigl­iore, senza tregua. Però è anche quello che mi rende forte, mi permette di superarmi ogni volta. Perché il talento non esiste, servono solounpo'di sensibilit­à e tanto esercizio».

In contempora­nea ha preparato dei pezzi per un'esposizion­e a Berlino: si tratta di cassonetti ricoperti di graffiti, tag e icone, isolati su sfondi color pastello stile pop art. Qui l'influenza della cultura hip hop con cuiWilliam­è cresciuto è evidente. «L'intento era: ti vendo la spazzatura, qualcosa che hai davanti tutti i giorni e vuoi buttare; io le do valore e te la faccio pagare. In più i container sono pieni di messaggi di persone che credevano fermamente in qualcosa, quindi sono anche un veicolo e un omaggio. Grazie a questo lavoro mi ha contattato George Morillo, uno dei primi writer newyorkesi, è stato davvero un grande onore perme».

Scegliere di divenire sé stessi

Da un po' di tempo ha intrapreso una nuova via, astratta e concettual­e, ma al contempoma­cro-iperrealis­ta: fabbrica pezzi di muro di cemento, li incornicia e limette sulla parete illuminati da un neon. Nel suo percorso per sottrazion­e è arrivato all'essenziale, al materico. Con queste opere sulla soglia dell'installazi­one attua una decostruzi­one dei codici partendoda­materialed­a costruzion­e. Ed è un po' quello che l'arte contempora­nea persegue: squarciare la tela delle convenzion­i per spostare i punti di vista, rimettersi in questione senza aderire alle aspettativ­e. «Non so se gli altri colgono, ma a me piace da morire. Ora sto facendo muri che il tempo ha consumato, vissuti. Ma ho anche l'ideadi superficim­oltopiùase­ttiche, freddissim­e, quasi aliene, che sempliceme­nte evochino emozione». Unpo' come le tortine di Linz.

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