Biodiversità, a parole
Le ultime notizie dal fronte dell’ambiente non sono delle migliori. Secondo un recentissimo studio dell’IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services) dell’ONU staremmo assistendo a un rapido deterioramento della biodiversità a livello globale, che nello stesso rapporto viene indicata come «senza precedenti». «Più di un terzo della superficie terrestre del mondo e quasi il 75% delle risorse di acqua dolce sono ora destinate alla produzione di colture o bestiame e circa un milione di specie animali e vegetali, come non si eramai verificato nella storia dell’umanità, rischiano l’estinzione».
Di fronte a questi allarmi di portata planetaria spesso ci si chiede quale colpa avremmo noi, innocui cittadini di periferia, se ci sono meno varietà e specie di piante, insetti, uccelli emammiferi. In verità, anche piccoli ma diffusi comportamenti fanno la differenza e complicano la vita di chi condivide con noi l’ambiente. Per esempio, l’utilizzo nei giardini di quegli ingegnosi ma temibili robot-rasaerba che 24 ore al giorno brucano emacinano qualsiasi cosa cresca oltre il «consentito»
(3-4 cm). Un’azione costante che elimina in particolare i fiori spontanei, trasformando il prato in un asettico tappeto verde.
Per alcuni bello alla vista, ma povero di biodiversità. Le api certo non ringraziano e la natura ci ricorda che sarebbe buona cosa lasciare una piccola parte del nostro Eden più «selvaggio» ( bastano pochi metri quadrati). Un invito inserito anche nel progetto «Charta dei Giardini» delWWF( wwf-si.ch).