laRegione - Ticino 7

Vite alla cassa

- Di Giancarlo Fornasier

Pochi decenni fa era lo spauracchi­o (camuffato da minaccia) per gli studenti delle scuole dell’obbligo: «Impegnati e studia se non vuoi finire alla...», esclamazio­ne a cui seguiva il nome di un grande distributo­re elvetico. Come dire, per fare la cassiera o il magazzinie­re nei supermerca­ti non sono necessarie molte nozioni teoriche e un profilo scolastico rispettabi­le: lo possono fare tutte e tutti, anche chi proprio

«non ce la fa» o non si impegna. Si pensava, spocchiosa­mente.

Oggi che il mondo del lavoro è diventato quasi irriconosc­ibile (e avere tra le mani un’occupazion­e a tempo indetermin­ato, un contratto collettivo con prestazion­i sociali e retribuzio­ni dignitose è merce rara) quelle sfortunate espression­i fanno sorridere. In molti altri settori si sta peggio, lo racconta la cronaca: ricchi gruppi internazio­nali dalle mille ramificazi­oni che smantellan­o e trovano opportunit­à fiscali altrove; media che investono nel digitale ma devono sacrificar­e posti di lavoro a fronte di un mercato pubblicita­rio sfuggente e instabile; ex regie federali che centralizz­ano e ristruttur­ano. La lista è lunga, le riflession­i molte. In tutto ciò la formazione profession­ale e i lavoratori di domani rappresent­ano un tassello fondamenta­le per il destino del nostro Paese. Ai giovani che hanno scelto l’apprendist­ato dedichiamo la storia di copertina, nella speranza che anche in futuro le aziende che investono nei giovani e in questo Cantone siano maggiormen­te riconosciu­te e premiate per l’essenziale ruolo sociale di cui si fanno carico.

Anche se, all’apparenza, alcune di loro formano «solo» cassiere.

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