laRegione - Ticino 7

Futuro all’opera

Il mondo degli apprendist­i

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La formazione profession­ale del nostro Paese è presaamode­llo quando si parla di nuove generazion­i e d’integrazio­ne nel mondo del lavoro.

Vi presentiam­o alcuni giovani che hanno fatto questa scelta, una sfida non priva di difficoltà e per troppi anni considerat­a di ‘serie B’.

futuro può fare paura anche quando si è giovani. Trisha Algisi tuttavia è fiduciosa che qualcosa salti fuori, a furia di cercare. Finite le scuole avrebbe voluto lavorare nel campo dell'educazione, ma per formarsino­n aveva lamedia abbastanza alta. Allora ha optato per la sua seconda scelta, parrucchie­ra, ma non ha trovatounp­ostodi apprendist­ato. Terza scelta: scuola di sartoria di Biasca, che offre l'opportunit­à di un tirocinio in sede. «Mi piaceva. Nessuno nella mia classe aveva un posto di tirocinio, così andavamo tutti al laboratori­o di cucito tre giorni su cinque. Nessuno di noi ha trovato lavoro alla fine della formazione; qualcuno ha continuato a studiare, altri hanno cambiato ramo. Io sono tornata alla mia prima scelta, ho seguito il corso di babysittin­g della Croce Rossa; adesso lavoro due giorni a settimana condei bambini a casamia e qualche ora in un'associazio­ne per la prima infanzia. Aspetto un posto di tirocinio come operatrice socioassis­tenziale così da lavorare a pieno titolo negli asili nido e nel frattempo cerco un lavoro qualunque. Per assumerti però chiedono sempre esperienza e io non ne ho molta...».

No, del futuro non ha paura. Per ora vive dai suoi genitori a Malvaglia e si guadagna quello di cui ha bisogno, però se un giorno volesse uscire di casa e fondare una famiglia, non potrebbe. Dice: «Ho 23 anni e non sono difficile, qualcosa troverò».

Conoscere ilmondo del lavoro

Secondo Trisha sarebbe stato utile se durante la scuola ci fossero stati più contatti con il mondo del lavoro. « Avrei voluto conoscere qualcuno che aveva già finito l'apprendist­ato, ascoltare l'esperienza di chi ci è già passato, visitare più luoghi di lavoro nel nostro campo... Certo abbiamo fatto due stage di una settimana in fabbrica, però stavo in un angolo con lamiamacch­ina da cucire e solo l'ultimogior­nomi hanno fatto visitare l'azienda; non ho mai parlato con i lavoratori perchÈ quando io ero in pausa loro lavoravano e viceversa ».

Anche Paola Solari aveva cominciato con un apprendist­ato di sarta, ma non trovando impiego ha deciso di diventare spazzacami­na. «I lavori manuali mi piacciono e spesso sono quelli che ti rendono unpiatto di pasta inpiù. Ho fatto due anni di apprendist­ato perchÈ uno me lo hanno tenuto buono dalla prima formazione ( nel 2013 è stata Miglior apprendist­a dell’anno, ndr), tre anni da operaia e ora dal 2016mi sono messa inproprio».

Da apprendist­a a imprenditr­ice

Paola ha imparato il mestiere dal suo datore di lavoro, Samuel Bralla. Ha continuato a lavorare per lui, aumentando le sue responsabi­lità, finchÈ si è sentita pronta ad aprire la sua propria ditta. «Sono stata fortunata perchÈ la mia famiglia mi ha dato una mano per cominciare e poi piano piano sono riuscita a crearmi una clientela. Ora sono più libera ma devo anche essere più disponibil­e. Come donna trovo importante potersi gestire le ore di lavoro durante il mese; e naturalmen­te, in vista di una maternità, se hai la tua impresa puoi organizzar­ti meglio. Mio marito era pizzaiolo, così che quando io tornavo dal lavoro lui usciva. Allora mi ha proposto di aiutarmi nella mia ditta e ora è il mio apprendist­a. Aveva le mani bianche, adesso le ha nere. Quando avrà finito, la nostra diventerà un'impresa familiare, così potremo anche fare progetti di famiglia...».

Un'apprendist­a in cucina

Martina Suini sta imparando il mestiere di cuoca al Ristorante Stazione di Intragna e alla scuola di Trevano. «Miamammami diceva chedovevo fare il Liceo e per un periodo l'ho anche fatto. Poi ho mollato e ho fatto alcuni lavoretti per scegliere bene l'apprendist­ato: non è solo la scelta di tre anni di formazione, è la scelta della tua vita. Per ragioni familiari in quel periodo ho dovuto iniziare a cucinare a casa mia, ho visto che mi piaceva e l'anno scorso ho cominciato il tirocinio». » entusiasta, anche se a volte, vedendo i suoi compagni che vanno ‘a scuola e basta', rimpiange il fine settimana libero, le vacanze, le uscite la sera... «Ho vent'anni e ogni tanto mi sento sotto pressione però, visto che amo quello che faccio, non mi pesa. » come se il lavoro, quando ti piace, diventa il tuo hobby. E poi ogni due settimane ci sono tre giorni di scuola, così si stacca un po'. Quei tre giorni sono intensi, io ascolto perchÈ mi interessa e perchÈ il mio formatore mi sprona sempre a raccontarg­li cosaho imparato a scuola. Però vedo che tantimiei compagni non stanno attenti perchÈ tanto sanno che nonpotrann­o essere bocciati. Danoi si può bocciare solo se lo dice il datore di lavoro, non gli insegnanti».

Le aspettativ­e

Martina è al primo anno ma i sogni volano lontano. «Faccio un lavoro che mi apre tante porte, devo solo scegliere in quali di queste entrare. Tanti sottovalut­ano l'apprendist­ato di cuoco, ma dopo puoi fare il pasticcier­e, o la scuola alberghier­a, o il cuoco dietista. Puoi girare il mondo perchÈ è un diploma riconosciu­to ovunque, puoi cambiare tipo di cucina, o lavorare come stagionale, in inverno nelle stazioni sciisti

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