Futuro all’opera
Il mondo degli apprendisti
La formazione professionale del nostro Paese è presaamodello quando si parla di nuove generazioni e d’integrazione nel mondo del lavoro.
Vi presentiamo alcuni giovani che hanno fatto questa scelta, una sfida non priva di difficoltà e per troppi anni considerata di ‘serie B’.
futuro può fare paura anche quando si è giovani. Trisha Algisi tuttavia è fiduciosa che qualcosa salti fuori, a furia di cercare. Finite le scuole avrebbe voluto lavorare nel campo dell'educazione, ma per formarsinon aveva lamedia abbastanza alta. Allora ha optato per la sua seconda scelta, parrucchiera, ma non ha trovatounpostodi apprendistato. Terza scelta: scuola di sartoria di Biasca, che offre l'opportunità di un tirocinio in sede. «Mi piaceva. Nessuno nella mia classe aveva un posto di tirocinio, così andavamo tutti al laboratorio di cucito tre giorni su cinque. Nessuno di noi ha trovato lavoro alla fine della formazione; qualcuno ha continuato a studiare, altri hanno cambiato ramo. Io sono tornata alla mia prima scelta, ho seguito il corso di babysitting della Croce Rossa; adesso lavoro due giorni a settimana condei bambini a casamia e qualche ora in un'associazione per la prima infanzia. Aspetto un posto di tirocinio come operatrice socioassistenziale così da lavorare a pieno titolo negli asili nido e nel frattempo cerco un lavoro qualunque. Per assumerti però chiedono sempre esperienza e io non ne ho molta...».
No, del futuro non ha paura. Per ora vive dai suoi genitori a Malvaglia e si guadagna quello di cui ha bisogno, però se un giorno volesse uscire di casa e fondare una famiglia, non potrebbe. Dice: «Ho 23 anni e non sono difficile, qualcosa troverò».
Conoscere ilmondo del lavoro
Secondo Trisha sarebbe stato utile se durante la scuola ci fossero stati più contatti con il mondo del lavoro. « Avrei voluto conoscere qualcuno che aveva già finito l'apprendistato, ascoltare l'esperienza di chi ci è già passato, visitare più luoghi di lavoro nel nostro campo... Certo abbiamo fatto due stage di una settimana in fabbrica, però stavo in un angolo con lamiamacchina da cucire e solo l'ultimogiornomi hanno fatto visitare l'azienda; non ho mai parlato con i lavoratori perchÈ quando io ero in pausa loro lavoravano e viceversa ».
Anche Paola Solari aveva cominciato con un apprendistato di sarta, ma non trovando impiego ha deciso di diventare spazzacamina. «I lavori manuali mi piacciono e spesso sono quelli che ti rendono unpiatto di pasta inpiù. Ho fatto due anni di apprendistato perchÈ uno me lo hanno tenuto buono dalla prima formazione ( nel 2013 è stata Miglior apprendista dell’anno, ndr), tre anni da operaia e ora dal 2016mi sono messa inproprio».
Da apprendista a imprenditrice
Paola ha imparato il mestiere dal suo datore di lavoro, Samuel Bralla. Ha continuato a lavorare per lui, aumentando le sue responsabilità, finchÈ si è sentita pronta ad aprire la sua propria ditta. «Sono stata fortunata perchÈ la mia famiglia mi ha dato una mano per cominciare e poi piano piano sono riuscita a crearmi una clientela. Ora sono più libera ma devo anche essere più disponibile. Come donna trovo importante potersi gestire le ore di lavoro durante il mese; e naturalmente, in vista di una maternità, se hai la tua impresa puoi organizzarti meglio. Mio marito era pizzaiolo, così che quando io tornavo dal lavoro lui usciva. Allora mi ha proposto di aiutarmi nella mia ditta e ora è il mio apprendista. Aveva le mani bianche, adesso le ha nere. Quando avrà finito, la nostra diventerà un'impresa familiare, così potremo anche fare progetti di famiglia...».
Un'apprendista in cucina
Martina Suini sta imparando il mestiere di cuoca al Ristorante Stazione di Intragna e alla scuola di Trevano. «Miamammami diceva chedovevo fare il Liceo e per un periodo l'ho anche fatto. Poi ho mollato e ho fatto alcuni lavoretti per scegliere bene l'apprendistato: non è solo la scelta di tre anni di formazione, è la scelta della tua vita. Per ragioni familiari in quel periodo ho dovuto iniziare a cucinare a casa mia, ho visto che mi piaceva e l'anno scorso ho cominciato il tirocinio». » entusiasta, anche se a volte, vedendo i suoi compagni che vanno ‘a scuola e basta', rimpiange il fine settimana libero, le vacanze, le uscite la sera... «Ho vent'anni e ogni tanto mi sento sotto pressione però, visto che amo quello che faccio, non mi pesa. » come se il lavoro, quando ti piace, diventa il tuo hobby. E poi ogni due settimane ci sono tre giorni di scuola, così si stacca un po'. Quei tre giorni sono intensi, io ascolto perchÈ mi interessa e perchÈ il mio formatore mi sprona sempre a raccontargli cosaho imparato a scuola. Però vedo che tantimiei compagni non stanno attenti perchÈ tanto sanno che nonpotranno essere bocciati. Danoi si può bocciare solo se lo dice il datore di lavoro, non gli insegnanti».
Le aspettative
Martina è al primo anno ma i sogni volano lontano. «Faccio un lavoro che mi apre tante porte, devo solo scegliere in quali di queste entrare. Tanti sottovalutano l'apprendistato di cuoco, ma dopo puoi fare il pasticciere, o la scuola alberghiera, o il cuoco dietista. Puoi girare il mondo perchÈ è un diploma riconosciuto ovunque, puoi cambiare tipo di cucina, o lavorare come stagionale, in inverno nelle stazioni sciisti