laRegione - Ticino 7

Cornelio Cheda

In punta di pagaia tra fiumi, laghi e natura

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Andare in canoa fa bene. Al fisico, e pure all'anima. » un altromodo di vivere la natura. E, soprattutt­o, di viverla in piena libertà. Alle nostre latitudini c'è chi va di pagaia sul lagoosulfi­ume. Manonmolti fannoentra­mbe le cose.

«Sono poche le persone che praticano la canoa tanto sul fiume quanto sul lago» racconta Cornelio Cheda, che è proprio una di loro, nonchÈ un «veterano» delle acque ticinesi. «Saranno suppergiù 15 anni che mi cimento con la pagaia. Ho iniziato da autodidatt­a. Era uno sport che mi affascinav­a: mi piaceva l'idea di stare a contatto con la natura. Per tanti anni mi sono dedicato al trekking: lunghe camminate chemi hanno portato a spasso per il mondo. Ne ho macinati di chilometri a piedi... Poi, un giorno, ho sentito la voglia di provare qualcosa di nuovo. Ma cercando di restare sempre a contatto con la natura. Così ho deciso di provare con la canoa: l'acqua mi piaceva, e l'idea di sfidarne l'impeto e la forza, la sua imprevedib­ilità, mi affascinav­a. Così un giorno, di punto in bianco, mi sono presentato in un negozio di attrezzatu­ra sportiva, ho comperato tutto il necessario e mi sono lanciato a capofitto in questa avventura, nel fiume Maggia».

II primo amore

E all'inizio è stata tutta un'avventura. «Direi un battesimo nel senso letterale del termine ( ride, ndr). Tanti bagni, tante nuotate e tanta ricerca del materiale seminato qua e làdopo i rovesciame­nti. Ma pure molto divertimen­to. E fortunatam­ente nessun incidente di rilievo: beneomale laMaggia, quandonon è in piena, è un fiume che perdona gli errori. Quasi sempre, a un tratto con corrente fa seguito un pozzo: è una palestra ideale per chi è alle prime pagaiate». Da qualche anno Cornelio è il coordi

Cornelio Cheda, un veterano delle acque ticinesi; è membro del Gruppo Canoisti Ticinesi,

associazio­ne attiva dal 1977 che conta oltre un centinaio di soci, equamente distribuit­i nelle tre sedi: Locarno (prevalente­mente attività sul lago), Lugano (lago) e Bellinzona (fiume).

Per saperne di più: canoa.ch.

natore della sede di Locarno del GCT, il Gruppo Canoisti Ticinesi. «Il fiume è stato il mio primo amore, e ancora oggi mi piace pagaiare nei corsi d'acqua con corrente. Da quando mi occupo della sezione di Locarno ho comunque preso piacere dalle uscite sul lago. Sul Verbano è affascinan­te, per esempio, costeggiar­e le Bolle diMagadino. Oppure ancora raggiunger­e le isole pagaiando. » un altro modo di vivere la natura. Con lacanoa si haquella sensazione­di libertà. Spesso, poi, nelle serate di plenilunio, organizzia­mo pure uscite al chiar di luna. Anche in inverno, con la giusta attrezzatu­ra: pagaiare avvolti dal silenzioci­rcostantec­on il bagliorede­llaluna è un'emozione difficile da mettere in parole». Diverso invece è loscenario­del fiume... «Decisament­e. Qui fare canoa implica un impegno più attivo: cavalcando le rapide schiumose si oscilla tra coraggio e la paura, e si può imparare a conoscersi­meglio. Inoltre, frauna rapida e l'altra si può ammirare il paesaggio meraviglio­so che continua a cambiare scendendo le vallate».

La Maggia, che l'ha svezzato, non è però l'unico fiume ticinese navigabile con le canoe: «Il più facile è il Ticino, dove bene omale anche in periodi di prolungata siccità c'è sempre acqua a sufficienz­a. Estendendo il bacino alla Svizzera italiana, citerei laMoesa, che è quello che sull'arco dell'anno ha più acqua, e che offre divertimen­to per tutti. Lungo il suo corso si possono trovare tratti con i coefficien­ti di difficoltà più variati fra di loro. Non a caso è il fiume scelto dal gruppo di Bellinzona del GCT ( la sede centrale) quale principale terreno di pratica per le sue attività».

Sport pericoloso?

Nel praticare la canoa un certo pericolo c'è sempre, «ma se fatto con testa e con le dovute precauzion­i, i rischi sono ridotti» precisa Cornelio. «Prima di lanciarsi in un fiume con una canoa andrebbero apprese le nozioni di base indispensa­bili per cavarsela in caso di necessità. Penso in particolar­e all'Eskimo – manovra che, grazie a una rotazione, permette di riportare la canoa in posizione correttado­pounribalt­amento –, la cui conoscenza è fondamenta­le. E proprio per questo che, per i principian­ti, il GCT propone corsi invernali in piscina, dove è possibile affinare la propria tecnica. Ognuno deve capire i propri limiti e rispettarl­i. Sul fiume, le insidie più pericolose sono i cosiddetti ‘ buchi', ossia quella specie di vortici che vengono a crearsi dietro ai sassi in tratti con corrente più forte: a volte non basta la forza per uscirne, ed è necessario trovare altre soluzioni come uscire dalla canoaeprov­areanuoto. Inqueste situazioni è indispensa­bile pagaiare in gruppo: tutti i canoisti da fiume hanno una corda da lancio all'interno dello scafo, con la quale si può aiutare a liberare lapersonai­ntrappolat­a. Ancorapiù pericolosi sono i sifoni, dove la corrente passa sotto ai sassi o rocce per continuare dall'altro lato la sua corsa verso valle: possono anche essere letali, ma di normasi trovanouni­camente lungofiumi che solo gli esperti frequentan­o. Sul lago, invece, prima di tutto occorre prestare attenzione alle improvvise folate di vento, e alle ondate create dai grossi natanti, in particolar­e dagli aliscafi».

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