Biennale dell’Immagine. Isole e contrasti
Quando si vivono due mondi: la fotografa e regista Aline d’Auria porta l’altrove alla Biennale dell’Immagine, che si apre domani 5 ottobre a Chiasso.
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Aline piacciono gli stadi intermedi. Quei segreti chemescolano gli elementi e rendono le cose molteplici. Ama i confini, Giano bifronte, quel momento quando dalla veglia si passa al sonno. Non per niente vive a Chiasso. Quando l’Ufficio Culture in Movimento della Città le ha chiesto di realizzare un’opera sulla migrazione silenziosa dall’Est Europa, ha deciso di lavorare sul viaggio, cioè su quel momento in cui una persona che vive in duemondi non è nÈ di qua nÈ di là.
Culture in movimento
Ogni due anni l’Ufficio della convivenza multiculturale collabora con la Biennale dell’Immagine di Chiasso e propone un artista: quest’anno è stata scelta Aline d’Auria, fotografa e regista. Le hanno dato carta bianca e un anno di tempo per parlare di chi è arrivato nel Sud del Ticino dall’Europa dell’Est. Lo scopo è abbattere i pregiudizi, riconoscere la complessità della migrazione e offrire un contributo artistico al dibattito. Quest’anno, uno degli ospiti più importanti della Biennale è il fotografo ucraino Boris Mikhailov, che invece racconta di chi dall’Europa dell’Est non èmai partito.
In viaggio
«Prima ho incontrato persone. Russe, polacche, ucraine, rumene, albanesi, caucasiche, serbe, bosniache. Ho cercato di capire che cosa le aveva portate qui. Volevo sapere se a Chiasso si sentono a casa o se sognano sempre di tornare nel Paese di origine. Mi interessava il contatto che mantengono con il luogo e la famiglia rimasta là, come comunicano e cosa si dicono?». Aline ha raccolto storie drammatiche, buffe, avventurose. Con un punto che la interessava: questi chiassesi dell’Est Europa, come li chiama lei, spesso a casa ci possono tornare, ogni anno, alcuni anche ogni mese. Tra loro ci sono badanti, ingegneri, musicisti, tecnici, donne delle pulizie.
« Andare e tornare sono diventate parole ambigue, superflue. Anche casa: che cosa è casa ormai? NÈ qui nÈ lì o tutte edue. Sono stranieriovunque... tranne che in viaggio. PerchÈ c’è chi non appartiene più a nessuno, ma in viaggio torna a essere sÈ stesso e basta: non è ‘il rumeno’ e non è nemmeno ‘quello partito per la Svizzera’, è una persona che passa, si ferma, mangia qualcosa, fadue spese, cercadadormire, ha i suoi misteri, viene da altrove, è diretto altrove. E io volevo filmare quell’isola». L’isola del viaggio.
Supereroi
«Sarà perchÈ i miei bambini parlano sempre di supereroi, sarà perchÈ mi sonomessa a leggere libri sulle grandi spedizioni che l’essere umano ha compiuto nella sua storia... ma soprattutto è perchÈ queste persone sono veramente forti che ame sembrano eroi. Si sente il filo drammatico di tutte queste vite, la tensione delle loro storie, ma lo spiragliofinale è la speranza. Sempre». Aline mi racconta che attraversare l’Europa con loro le ha cambiato l’idea che aveva del nostro continente. «Ho spostato il centro verso Oriente. Io esco dall’Italia e non capisco più una parola, ma mi si apre un mondo nuovo, bellissimo, a tratti straziante. Ho
visto, nell’Est Europa, le città piene di contrasti: bambini poveri per strada e ditte occidentali di punta installate lì, per pagare meno la manodopera. Mi sembra che rappresentino meglio il mondo e le sue contraddizioni o, per lo meno, è tutto lì da vedere, sotto i tuoi occhi. Quanta ricchezza di cultura che c’è lì. Spesso ho pensato: quanta gente a Chiasso ha un bagaglio così grande, una vita così impressionante e conosce due mondi...». E insieme a loro ha attraversato i ponti.
Pensare al proprio Paese
Le confidenze che si fanno quando si condivideunpaninosuunaereo, l’attesadiarrivarechesi leggesul voltodi chi sta per rivedere una persona cara dopo un anno, le riflessioni di quando si viaggia: tutto questo sarà nell’esposizione We are all Going Home che avrà anche musiche del gruppo chiassese Black Fluo composte appositamente. Mentre in una sala è presentato il viaggio reale, in un’altra Aline ha volutomostrare anche i viaggi mentali di chi non può andare. « Auncertopuntomi sono resa conto che in ogni istante c’è qualcuno a Chiasso che sta pensando al suo Paese, chi programma un viaggio e chimanda un messaggio con il telefonino. Ci sarà anche una sala dedicata alle persone che non vogliono o non hanno la possibilità di spostarsi. Guardano foto? Ci pensano? Parlano con chi sta lontano? Infine c’è una terza parte dell’installazione che si chiama Infanzia. Ci sono materassi, puoi sdraiarti e ascoltare ninne nanne cantate da loro. » importantepermedare lapossibilitàdi rilassarsi, lasciarsi andare e farsi cullare da canzoni in lingue sconosciutema che è come se le capissimo, perchÈ la mamma o la nonna sono universali. Tutti sappiamo cosa immaginare quando sentiamo una ninna nanna».