laRegione - Ticino 7

Marco Lavizzari

Vivere un’esistenza a quattro sensi

- Di Cristina Pinho

Buongiorno signorina, vado a recuperare il mio cane e sono subito da lei. Mi trovo a Tenero, a Casa Tarcisio, dove Marco Lavizzari ha appena tenuto un corso a degli studenti in ambito sociosanit­ario. In caffetteri­a, appeso alla parete di fronte ame, c'è un foglio con scritto: «Meglio accendere un lume che maledire il buio», in calce la firma di Marco. Eccolo tornare con Unja, la sua fedele lupina. Me lo hanno descritto come una persona gioviale, disponibil­e, con un'energia contagiosa: a confermarl­o l'affetto del personale e degli ospiti della casa anziani che traspare nei suoi confronti.

» abituato a rispondere a domande sulla sua vita: da 20 anni si occupa di sensibiliz­zazione sulle disabilità visive portando la sua testimonia­nza: «Ho perso completame­nte la vista nel '95 a causa di un glaucoma, una malattia agli occhi. » stato sconvolgen­te, ho impiegato 2 anni e mezzo ad accettarlo. Grazie a mia moglie e ai miei figli, e all'Unitas che per me è come una seconda famiglia, ho avuto la forza di affrontare la collera e la disperazio­ne iniziali e ho trovato la motivazion­e per lottare e ricomincia­re, allargando i miei orizzonti e riprendend­o inmano lamia esistenza».

Con-tatto

La sua attività si rivolge a tutti i gruppi interessat­i e ai diversi ordini di scuola, dall'asilo fino agli istituti profession­ali. «La maggioranz­a dei ragazzi e degli adulti non sa come comportars­i quando incontra una persona cieca. Io mi occupo di far scoprire il nostro mondo e le nostre esigenze, spiego quali sono le difficoltà e come vengono superate. Per noi ad esempio è importante che chi arriva si presenti, che il cane guida non venga distratto, che alla persona col bastone bianco venga sempre data

la precedenza», e che si evitino iniziative avventate: «Mi è capitato più di una volta di aspettare mia moglie sul marciapied­e e che qualcuno mi abbia preso per un braccio facendomi attraversa­re. Che spavento! » sempre meglio chiedere: è questione di rispetto. Spiego anche che la lingua italiana è piena di riferiment­i alla vista che anche noi continuiam­o a utilizzare, non è necessario ricorrere a certi giri di parole, non è un problema dire ‘ci vediamo domani'. E poi mostro gli accorgimen­ti e i trucchi che si possono usare per tagliare il cibo, riempire un bicchiere, riconoscer­e le banconote, sapere se un foglio è bianco o scritto». Dalla sua borsa tira fuori alcuni strumenti ausiliari e me ne illustra il funzioname­nto. «La rispostaèm­oltopositi­va– valuta–. C'èancoratan­toda fare, ma col passaredeg­li anni vedo il frutto della sensibiliz­zazione nella società ».

Traguardi

Marco è sempre stato un grande sportivoe tuttora praticadiv­ersediscip­line. Un'esperienza di cui ha vividi ricordi è il viaggio di una settimana in Grecia con la barca a vela: «Le varie melodie, l'acqua che sbatteva sul bordo della barca, le nuvole che ci sorvolavan­o con il loro leggero fruscio, il vento che riempiva la vela e ci spingeva». Ha anche riassapora­to il piacere di tornare sulla vettadell'Adula insiemeadu­esuoifigli: «La dimostrazi­one che con ottimismo e volontà c'è sempre la possibilit­à di arrivare lontano, molto lontano». E in alto. « Amo le gite montagna, è il modo con cui ricarico le mie batterie. Il suono di una cascata, il profumo dei fiori, i passi e il respiro nel silenzio. Godo degli splendidi scenari che lanaturaof­fre con gli occhi dei miei accompagna­tori; è un arricchime­nto anche per loro: nel descriverm­i il paesaggio lo guardano con più attenzione, e io faccio notare odori e rumori di presenze che magari gli erano sfuggite. » un risveglio dei sensi per tutti». Marco ha fatto anche il cammino di Santiago: «Un viaggio in cui ho capito il valore della possibilit­à edellalibe­rtàdi compiere semprenuov­i passi. E che al momento di tornare a casa il cammino non è finito, ma ricomincia ogni giorno».

Fuori ad aspettarci c'è Yannis, uno studente che ha partecipat­o alla formazione e si è offerto di darci un passaggio. Saliamo in auto e conversiam­o allegramen­te conMarco durante tutto il tragitto. Ci racconta diversi aneddoti, come del suo primo incontro con Tarcisio Bisi, fondatore di Unitas: «Mi fa ‘ pizzommia la lus, perché innanzitut­to la coscta e poi ghemmia bisogn': eravamonel suoufficio­al buioeaunce­rto punto è arrivata la sua segretaria che accendendo la luce è saltata in aria». Poi a un dato momento imbocchiam­o la via sbagliata. « Dova sem chi? Nono, torna indrè, smorza ul rob (il navigatore). Fidati del cieco! Qui adesso fai il sottopassa­ggio, giri a destra, passi via la stazione, e la strada sale leggerment­e...». Arrivati. Altro che GPS.

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