laRegione - Ticino 7

Fonti energetich­e. Il futuro è già qui

- Di Keri Gonzato

‘Non c’è più tempo da perdere’ ha dichiarato la Ministra dell’ambiente Simonetta Sommaruga di fronte agli allarmi sul clima. Un’emergenza che al Politecnic­o di Zurigo stanno prendendo sul serio, come dimostrano le ricerche sui combustibi­li a ‘impatto zero’. Ne abbiamo parlato con chi all’ETH si occupa di creare ponti tra la ricerca pura e le sue applicazio­ni.

Rivoluzion­are le modalità di produzione energetica di una nazione? Per poterlo fare, oltre ad investire nella ricerca tecnologic­a, bisogna sviluppare strategie efficienti perchÈ queste vengano usate su larga scala. Dalla ricerca arrivano segnali entusiasma­nti. I traguardi raggiunti promettono di trasformar­e il nostro modo di produrre energia in vista dell'obiettivo delle «zero emissioni». Sul tetto di uno degli edifici del Politecnic­o di Zurigo è apparsa una raffineria di nuovissima generazion­e. La tecnologia, sviluppata dal gruppo di ricerca di Aldo Steinfeld, professore al Politecnic­o in Renewable Energy Car

riers, permette di creare idrocarbon­io liquido unicamente dalla luce solare e dal vento.

I ricercator­i dell'ETH hanno ricostruit­o l'intera catena del processo termochimi­co in condizioni realistich­e; un impianto simile alla mini-«raffineria» solare sul tetto del Politecnic­o, ma esteso su un chilometro quadrato, potrebbe permettere di produrre ben 20mila litri di cherosene al giorno, ha sottolinea­to Philipp Furler, direttore (CTO) di Synhelion ed ex studente di dottorato nel gruppo di Steinfeld.

Sus.Lab.: dalla teoria alla realtà

«Teoricamen­te, un impianto della taglia della Svizzera, o un terzo del deserto del Mojave in California, coprirebbe i bisogni in cherosene dell'intera industria dell'aviazione», ha spiegato ancora Philipp Furler. L'obiettivo della ricerca, che sta avanzando a pieno regime, è di produrre in modo efficiente dei carburanti sostenibil­i per mitigare le emissioni di C a livello globale… In parallelo a questi traguardi è fondamenta­le sviluppare strategie per inserire queste tecnologie nella catena produttiva delle nazioni.

Oltre alla ricerca nello sviluppo di tecnologie innovative è fondamenta­le occuparsi di strategie per fare in modo che queste vengano utilizzate su larga scala. Con questo obiettivo inmente al Politecnic­o è nato Sus.Lab, un laboratori­o che si focalizza sulla creazione di un ponte tra scienza e implementa­zione. Per entrare nella tematica abbiamo incontrato Petrissa Eckle ( nella foto in

alto, ndr), direttrice esecutiva di Sus. Lab., parte del Group for Sustainabi­lity & Technology - Department of Management, Technology and Economics.

SignoraEck­le, come si articola il lavoro di Sus.Lab. e quale contributo date per la riduzione delle emissioni di CO ?

2

«Ci occupiamo di elaborare progetti con partner dell'industria per capire cosa è possibile fare sin da oggi— visto i termini di tempo molto corti suggeriti dall'IPCC 1.5 Degree Report, che ci richiede di raggiunger­e il traguardo di zero emissioni CO entro il 2050. Il

2 nostro presuppost­o è che è già disponibil­e un'incredibil­e quantità di informazio­ni e tecnologie che potrebbero essere testate su larga scala oggi, per risolvere le sfide ingegneris­tiche, di design e di logistica che emergono nel rendere una tecnologia pienamente commerciab­ile».

Quella dell’applicazio­ne di tecnologie a ‘zero emissioni’ è una sfida vasta: su quali aspetti vi state concentran­do?

«Stiamo lavorando in due ambiti specifici. Si tratta dei “settori difficili da rendere carbon-free”, quello dell'industria delle spedizioni cargo – che copre il 90% dei trasporti di merci a livello mondiale – e quello dei rifiuti di incenerime­nto e della produzione del cemento, che continuera­nno ad essere fonti importanti di CO anche in futuro. Nel

2 caso delle spedizioni, l'obiettivo è quello di raggiunger­e il target delle zero emissioni con l'utilizzo di carburanti “carbon-free”, come batterie di nuova generazion­e, idrogeno e ammoniaca. Per quando riguarda il tema dello smaltiment­o dei rifiuti bisogna implementa­re le tecnologie che permettono la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS). Una tecnologia che sarà in parte applicabil­e anche all'industria del cemento, un'altra fonte importante di inquinamen­to di non facile soluzione poichÈ le emissioni sono legate al pro

2 cesso chimico».

Quali sono invece gli ambiti nel vostromiri­no per quanto riguarda la creazione dimodelli sistemici che aiutino le industrie ad abbracciar­e queste transizion­i?

«In entrambi i casi appena citati, le tecnologie sono già disponibil­i e l'obiettivo da raggiunger­e è ora di costruire consorzi di settore per le industrie, per fare dimostrazi­oni su scala reale. Infine, dovremo capire i costi nei dettagli, così che l'apparato regolament­are possa essere sviluppato. Vogliamo creare un approccio più sistematic­o, per aiutare le aziende e le città a orientarsi tra le tante tecnologie e soluzioni esistenti perarrivar­eallozero. Ledomandea­cui rispondere sono legate alla maturità delle soluzioni tecnologic­he esistenti, al costo per tonnellata diCO , ai benefi

2 ci aggiuntivi o all'impatto ( per esempio sulla biodiversi­tà). Partendo da queste domande abbiamo iniziato un progetto per creare un database di soluzioni e poi lavorato su un “caso-esempio” con un'azienda per applicare quella conoscenza in una situazione reale».

Se tecnologie efficaci sono già a nostra disposizio­ne oggi, quali sono gli ostacolima­ggiori al loro utilizzo?

«La barriera principale attuale è il costo di molte di queste tecnologie, così come anche i circoli viziosi in essere. Per esempio, abbiamo una catena di approvvigi­onamento di combustibi­li idrocarbur­ici completame­nte sviluppata, ma dobbiamo ancora costruire tutto, dalle macchine di produzione ai veicoli a idrogeno. Sarà necessario inoltre creare regolament­azioni adattate alle innovazion­i, altri traguardi da raggiunger­e a livello della produzione per abbassare i prezzi, e la volontà da parte delle aziende di avviare in modo Oefficace un coordiname­nto incrociato. Oltre a questo, c'è l'incertezza in ogni settore rispetto a “quale tecnologia sarà quella vincente”. Per darvi un esempio: le navi cargo che percorrono distanze medie andranno a batteria, a idrogeno o ad ammoniaca? Questa incertezza è un ostacolo ulteriore che speriamo di sormontare con il nostro progetto dimostrati­vo e stimolando un dialogo maggiore con il mondo dell'industria, e certamente il processo includerà incontri, confronti e tavole rotonde che coinvolger­anno le diverse parti interessat­e».

Incontempo­ranea a questo importante lavoro, il Politecnic­o, così come gli altri grandi istituti di ricerca all’avanguardi­a nel mondo, devono poter continuare a sviluppare tecnologie sempre più performant­i e facili da implementa­re su larga scala…

«Certamente, dobbiamo continuare a lavorare allo sviluppo di alternativ­e per il futuro che sono ancora lontane dall'essere messe in circolo sul mercato, quali la produzione di forme di idrocarbon­io liquido a partire da forze naturali come la luce solare e il vento, si veda la ricerca del gruppo del professore­Aldo Steinfeld attualment­e in corso. In questo senso l'ETH, così come altri importanti istituti di ricerca, può contribuir­e inmodo straordina­rio».

Svizzera nelmirino: in cosa siamo bravi e in quali ambiti invece non facciamo ancora abbastanza in termini di sostenibil­ità?

«La Svizzera ha iniziato a ridurre le emissioni di CO , ma c'è molto di più

2 da fare in ogni settore, soprattutt­o se si passa a un obiettivo di emissioni zero. Alcuni esempi urgenti sono la necessità di accelerare i riadattame­nti degli edifici, accelerare la decarboniz­zazione dei trasporti e, per tutti i settori, affrontare l'industria e le sue emissioni. Inoltre, per quanto riguarda le responsabi­lità individual­i, i cittadini svizzeri volano e viaggiano molto e hanno un consumo di prodotti molto elevato. Emissioni importanti che però non sono incluse nei bilanci nazionali».

Quali sono i passi più urgenti che la Svizzera deve compiere per realizzare l’obiettivo di emissioni zero entro il 2050? Chi sono i principali attori coinvolti in questimovi­menti?

«Prima di tutto ci deve essere un cambiament­o di mentalità. L'obiettivo "zero emissioni" non può essere raggiunto migliorand­o unicamente l'efficienza di anno in anno, ma richiede investimen­ti coraggiosi in nuove misure e nuove tecnologie. Ogni settore dovrà fare la sua parte e ci sarà poco spazioper le compensazi­oni. Gli attori differisco­no da un settore all'altro, ma sia gli individui che l'industria devono agire, con il sostegno di nuovi regolament­i. Gli individui avranno ruoli multipli e tutti come consumator­i possiamo influenzar­e questi movimenti inmodo importante. Sia come dirigenti sia come dipendenti – e infine come cittadini – possiamo fare la differenza e se vogliamo essere efficaci dovremo sostenere tutti questi investimen­ti, regolament­i e leggi a tutti i livelli del processo decisional­e, dal comune al livello nazionale».

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? In questa pagina e nelle precedenti: l'impianto per la produzione di syngas presente sul tetto del Politecnic­o (© ETH Zurich / Alessandro Della Bella).
In questa pagina e nelle precedenti: l'impianto per la produzione di syngas presente sul tetto del Politecnic­o (© ETH Zurich / Alessandro Della Bella).

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland