laRegione - Ticino 7

CONTINENTI & DEBOLEZZE

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Shubamrita Chaitanya, il monaco biochimico che parla di felicità

Ha un sorriso pacifico, quasi disarmante. Il monaco Shubamrita, laureato in biochimica, si occupa della missione internazio­nale di Amma, è al suo fianco da 31 anni, tiene seminari sullo stress in Europa, Australia, Africa, India e Medio Oriente. Lo incontriam­o a Milano, ne approfitti­amo per chiedergli come mai un Paese benestante come la Svizzera, ha tanti suicidi. «Ci sono due tipi di povertà: la mancanza di cibo, vestiti, casa e la carenza di amore e forza interiore. Ogni continente ha le sue debolezze. Se non abbiamo amore non possiamo aiutare gli altri». Questo malessere si chiama solitudine. «Chi si sente amato, non si sente solo». Per essere felice occorre guardarsi dentro. «La felicità non è nelle luci scintillan­ti del mondo, dove tutto cambia. La sorgente è dentro ciascuno di noi, quando l’energia fluisce, affronti ogni cosa e non dipendi più da nulla e nessuno.

La felicità è una scelta». E si può ‘allenarla’: «Aiuta mettersi al servizio degli altri in modo disinteres­sato, iniziando dalla famiglia, ascoltando senza giudicare i bisogni dei propri cari, per allargarsi alla società». Talvolta però dispiaceri, rabbia, paure ci imprigiona­no su isole di sofferenza e si alzano muri. «Amma accetta ciascuno come è. Lei sa arrivare dritta al cuore». Eppure aiutare gli altri ci fa sentire bene, ogni buona azione produce ossitocina, l’ormone della felicità, siamo programmat­i per aiutarci, ma non sempre è così: «L’empatia è nella natura dell’essere umano. Viene ostacolata dall’egoismo, quando siamo centrati solo sul nostro personale piccolo universo. Osserviamo gli altri, ma non li vediamo realmente».

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