Le emozioni dei giovani raccontate alla RSI
Incontro con Pablo Creti Responsabile progetti digitali RSI
Mi chiamo Pablo Creti, ho 37 anni, mi sono laureato a Milano in Storia del Cinema e all’USI in Media Management. Da 13 anni lavoro in RSI, ho passato i primi dieci a Rete Tre, dove ho fatto la classica gavetta; dirette, programmi, Baobab e poi negli ultimi due anni mi sono occupato dei social network della Rete. Nel 2017 sono diventato Responsabile progetti digitali per i giovani. Prima Spam, un magazine di infotainment dedicato ai ragazzi tra i 17 e i 27 anni su Instagram, Spotify e Facebook, e poi Flex, un magazine di edutainment per ragazzi tra i 13 e i 17 anni su YouTube, Tik Tok e Instagram.
Due progetti, due prodotti che cercano di unire informazione, intrattenimento, cultura, di restare sempre aperti, sul pezzo, freschi, innovativi, genuini: qualcosa di riconoscibile e vero per i (tanti) ragazzi che ci seguono. Non è facile, ma è un compito stimolante e appassionante che oggi giorno svolgo con tantissimo entusiasmo.
La RSI è una televisione di Servizio pubblico, chiamata a parlare a tutti con un linguaggio “generalista”; tu, Pablo, hai il compito di interessare, informare e intrattenere un pubblico particolare come quello dei giovani. Come si conciliano queste due esigenze?
In realtà il segreto, se così posso definirlo, sta nell’ascolto e nel cercare di trovare le strade giuste per raccontare qualsiasi tipo di argomento con un linguaggio e un modo di fare che i ragazzi riconoscano come qualcosa di loro.
Non esistono i giovani, esistono le storie dei giovani, esistono le loro emozioni, i loro interessi, i loro problemi, le cose che li appassionano, le cose per cui lottano: il loro mondo, pieno di sfumature, che va conosciuto, accolto, ascoltato e raccontato per quello che è, senza filtri.
Cosa vorresti osare, nel tuo lavoro, che non hai ancora osato?
Ho la fortuna di poter osare ogni giorno. Di poter reinventare ogni giorno quello che facciamo, di non avere paura di cambiare strada, di modificarci, di andare incontro a quello che i ragazzi sentono e vogliono. Con la consapevolezza che spesso e volentieri, nel momento in cui riesci a creare un rapporto di fiducia, anche loro sono pronti a seguirti e ascoltare quello che hai da proporgli, magari anche lontanissimo da quelli che sono i loro interessi.
Quali limiti ti poni?
A parte quelli normali del buon senso e di una corretta informazione in tutto ciò che facciamo, nessun limite. Per ogni storia, per ogni tema (anche delicato, scomodo, difficile) che merita di essere raccontato in questo mondo, è nostro compito trovare il modo di renderlo leggibile, accattivante e interessante per i ragazzi.
Si parla spesso di generazione social, di pubblico Millennial. Ma davvero i giovani d’oggi sono così diversi da quelli di ieri? E se sì, in cosa?
Le differenze ci sono. Ma non la metterei sulla questione social o non social: l’utilizzo che fanno i ragazzi di questi mezzi è spesso molto più consapevole di quello che credono gli adulti (e spesso è più consapevole dell’utilizzo che ne fanno gli adulti stessi). È giusto che siano diversi, perché hanno un mondo diverso davanti ai loro occhi; questo non va mai stigmatizzato o sminuito con frasi come “ai miei tempi”, ma va compreso, analizzato, capito.
Spam compie tre anni. Ci sono altri progetti in RSI per il pubblico giovanile?
È un mondo in continuo stravolgimento e noi dovremo essere bravi a farci sempre trovare pronti, ad avere la curiosità e la capacità di adattamento giuste per rimanere al passo.