Cattolici: il coraggio di mettersi in gioco
Superare rapidamente la contrapposizione assoluta tra modernità e religione: è questo quanto serve per ritrovare un legame tra cristianesimo e società. Lo sostiene la sociologa Chiara Giaccardi, autrice assieme a Mauro Magatti del saggio La scommessa cattolica (il Mulino, 2019). Ma è possibile?
«Sì, se non si rimpiange un bel tempo che fu, che tanto bello non era. Bisogna avere il coraggio di scrivere pagine nuove nel rapporto tra modernità e religione cattolica».
Cosa si dovrebbe scrivere di nuovo?
«Prima di tutto bisogna affrontare il tema della libertà perchÈ la Chiesa ha sempre fatto fatica a confrontarsi con questo tema, puntando piuttosto sul controllo delle coscienze. Invece proprio sulla libertà il cattolicesimo ha molto da dire nel nostro tempo».
Ci spieghi meglio…
«Ogni uomo ha connaturato dentro di sÈ il desiderio di superare i limiti imposti dalla natura umana, raggiungendo una sorta di pienezza. La modernità risponde a questo desiderio con l’eccesso, cioè con la moltiplicazione quantitativa delle possibilità. Alla fine, però, non si è mai soddisfatti».
Esiste una risposta diversa?
«Si può rispondere in maniera qualitativa, con quella che nel libro chiamo ‘eccedenza’. Dobbiamo reimparare a superare il nostro individualismo, sbilanciarci fuori da noi stessi. Dobbiamo reimparare a rischiare, a non avere tutto sotto controllo, a metterci in gioco per noi stessi e soprattutto per gli altri. La vita sulle orme del cattolicesimo è una vita di avventura, di rischio, dove nulla è già predefinito e sicuro, come nelle pseudo-certezze che ci vengono offerte dalla tecnica e dalla scienza».
Slancio e non paura?
«La paura si vince aprendosi alla sfida del confronto con la diversità ed evitando contrapposizioni sterili. La fede non è un’ideologia, non è un’adesione a una dottrina. » affidamento, è una relazione in cui ci si mette in gioco e che ci trasforma. Semplicemente non dobbiamo aver paura di rischiare e di entrare in questa relazione».
Ma così non si perde concretezza?
«No, la fede è qualcosa di molto concreto, è un cammino, un muoversi verso qualcosa, un inseguire che si realizza nella vita di tutti i giorni. Mi viene in mente un verso della poetessa Emily Dickinson: ‘Chi non ha trovato il cielo quaggiù, lo mancherà anche lassù’».