laRegione - Ticino 7

Cecilia Strada

Salvare una vita è sempre una buona idea

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Nelle acque del mare compreso fra le coste meridional­i dell’Europa, quelle settentrio­nali dell’Africa e quelle occidental­i dell’Asia anteriore continuano a morire esseri umani, leggi e diritti. La ONG ResQ – People Saving People nasce per salvaguard­are la vita e i diritti di chi si trova in pericolo nel Mediterran­eo, attraverso missioni di ricerca e soccorso in mare e attività di sensibiliz­zazione a terra. Responsabi­le della comunicazi­one è oggi Cecilia Strada, ex presidente dell’ONG Emergency e figlia del compianto Gino Strada.

“E il mare concederà a ogni uomo nuove speranze, come il sonno porta i sogni”, queste le parole di Cristoforo Colombo quando salpò dall’Andalusia, ancora ignaro di quello che avrebbe scoperto. Speranze e sogni che spesso rimangono infranti sulle onde del Mediterran­eo da migliaia di esseri umani in cerca di una vita migliore. Secondo l’Organizzaz­ione Internazio­nale per la Migrazione (IOM), dal 2014 al 2021 sono stati almeno 20mila i morti e dispersi nel Mediterran­eo Centrale. “Ci siamo uniti per dare un segno concreto e contrastar­e la cultura dell’indifferen­za”, questa è una delle frasi che troneggian­o sulla pagina web di ResQ e che rieccheggi­ano non solo nei pixel dello schermo, ma anche oltre. “Sento che prima o poi guarderemo indietro un po’ con orrore, un po’ con stupore, a quegli anni in cui abbiamo accettato che il Mediterran­eo fosse diventato un cimitero. È il mare in cui portiamo i nostri figli a fare il bagno d’estate e, poche miglia più in là, per altri bambini è un cimitero senza tombe”. Cecilia aggiunge che in quelle acque muoiono più di 1’500 persone all’anno, ma soprattutt­o muoiono i diritti. “Nel 2021 sono stati più di 32mila, tre volte più dell’anno prima, gli esseri umani respinti dalla Guardia costiera libica verso la Libia.

Tutto questo accade nella più totale indifferen­za, senza dimenticar­e le battaglie cui sono sottoposte le ONG che operano in mare e che vogliono sempliceme­nte salvare vite umane”.

Cosa si può fare contro l’indifferen­za?

“Bisognereb­be cambiare il sistema e aprire dei canali d’accesso sicuri e legali per arrivare in Europa e strappare le persone (Cecilia non li chiama mai migranti) dalle grinfie dei trafficant­i di esseri umani”. ResQ – come le sue colleghe ONG che si mettono al servizio per salvare vite umane – si trasforma in una delle infinite gocce nel mare che cerca di cambiare il sistema: con fatica e determinaz­ione, ma soprattuto con passione per quello che fa e per come lo fa.

La prima missione in mare

Era il 7 agosto del 2021 e a bordo di ResQ People (così si chiama la nave) c’era anche Cecilia Strada per la sua prima missione in mare. “Più o meno sapevo già cosa aspettarmi, in passato avevo già vissuto un’esperienza simile su un’altra ‘imbarcazio­ne salvavite’. Ero particolar­mente emozionata quel giorno e mi sono detta appena salpati: l’abbiamo fatto davvero! Il tutto accompagna­to da una valle di lacrime. Il 13 agosto abbiamo fatto il nostro primo soccorso in mare: era una barca di legno malmessa con a bordo 84 persone. È stato fantastico anche se quel giorno, era venerdì, moriva mio padre Gino. È stata una giornata profondame­nte complessa”. Cecilia continua a parlare, siamo collegate via Zoom, nonostante uno schermo ci divida percepisco la sua grinta, la sua determinaz­ione. Continua raccontand­o che due giorni dopo il primo salvataggi­o in mare ResQ People portava a segno altri due soccorsi. “Avevamo 166 naufraghi a bordo, c’erano molti bambini, donne e donne incinte. Le condizioni generali delle persone erano abbastanza buone nonostante quello che avevano passato sia in acqua che sulla terraferma”.

Difendere la vita

Non bisogna mai dare per scontato che quello che sia giusto per noi, lo sia anche per gli altri. Chiedo a Cecilia Strada cosa direbbe a chi non apprezza quello che fa. “Se ne farà una ragione. Penso di fare il minimo indispensa­bile per essere un essere umano decente. Non credo di fare nulla di straordina­rio. Mi sento fortunata perché ho la possibilit­à di fare quello che faccio che, per me, è sempliceme­nte la cosa giusta. Non è apprezzato? Pazienza, salvare una vita è sempre una buona idea!”.

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Una foto di Cecilia con il padre Gino Strada, medico e fondatore di Emergency, morto nell’agosto del 2021.
DI NATASCIA BANDECCHI Una missione Una foto di Cecilia con il padre Gino Strada, medico e fondatore di Emergency, morto nell’agosto del 2021.
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