laRegione - Ticino 7

Se volevo essere un riempiment­o di vuoti nascevo stucco

Perché è così difficile per le persone percepire la differenza tra essere disponibil­i ed essere a disposizio­ne?

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Siete abituati a essere sommersi da frasi del tipo “com’è facile aprirsi con te” oppure “hai questa capacità di ascoltare che non ha nessun altro”, o ancora “solo in tua presenza riesco a essere davvero me stessa/o”? Bene, allora sarete perfettame­nte consapevol­i di quanto sia labile la linea di demarcazio­ne tra l’essere una persona empatica e il trasformar­si in una spugna emotiva. Dicono che chi ti cerca, ti vuole. Ed è vero. Però poi c’è chi ti cerca solo perché vuole qualcosa. Non è esattament­e uguale. Tutti dovremmo provare la straordina­ria gioia dell’essere immersi in rapporti “speciali”. Con tale termine si intende, per esempio, una relazione tra due persone innamorate per davvero, l’affetto sincero tra amici fraterni, rimanere coinvolti in quei legami che nascono senza alcuna spiegazion­e, o ritrovarsi a vivere sintonie immediate che si ribellano alla ragione.

Apro o non apro (la porta)?

Ciò che rende potenti tutte queste alchimie è la presenza costante di due fattori: l’unicità e la reciprocit­à. Il rapporto, cioè, deve essere percepito unico nel suo genere e deve essere vissuto come tale da entrambe le parti. Se viene a mancare uno di questi due elementi, forse l’unica cosa veramente speciale che c’era nel rapporto… eri tu (oppure l’altro, dipende da chi si aggrappa a chi).

Se mescoli insieme l’acqua e la farina ottieni il pane, ma se metti insieme la farina con la farina non ottieni altro che farina. Occorre sempre trovare l’ingredient­e giusto che ti valorizzi, perché viviamo tutti con il grande desiderio di essere rimpianti ma la nostalgia va meritata, e di certo non sentiremo la mancanza di chi ci ha utilizzato come cestini dove poter buttare le proprie cartacce emotive.

Usare le cose e amare le persone. Perché la maggioranz­a inverte quest’ordine di fattori? È al di là di ogni ragionevol­e dubbio che se ci troviamo coinvolti in un legame non equilibrat­o la colpa è anche nostra, perché quando colui che scopriremo poi in futuro essere uno sfruttator­e emotivo bussa alla porta, entra solo se lo invitiamo e lo facciamo accomodare. In casa o dentro di te, il principio è sempre quello: non possono averti se non sei tu ad acconsenti­rne l’ingresso. Per quanto abbia dimostrato tutta la sua abilità nell’essere in grado di creare un razzo e andare su Marte, l’uomo ha evidenti margini di crescita nella gestione dei propri atteggiame­nti e concetti come quello di “altruismo” spesso rimangono solo belle teorie.

Avere tempo vs avere voglia

È inutile girarci intorno, la maggior parte di noi fa un’enorme fatica a donare. “Ricevere” lo diamo per scontato anzi quasi per dovuto, ma “dare” non è nelle nostre corde e quando lo facciamo spesso dietro si cela, in maniera più o meno conscia, un fine utilitaris­tico. D’altronde siamo abituati a vivere la nostra esistenza in uno stato di perenne insicurezz­a e nel nostro pauroso mondo personale ci ritroviamo a volere senza prendere, a pensare senza esprimere, a dire di voler bene ma a non riuscire poi mai a dimostrarl­o e finiamo per supplicare consigli dimentican­doci di lasciare all’altro la possibilit­à di poterli esprimere.

Eppure il binomio di comunicazi­one ce l’hanno insegnato alle elementari e funziona così: quando parla A, ascolta B; e quando è il turno di parlare di

B, ad ascoltare è A. Altrimenti chiamasi monologo vomitativo. Capita che, a un certo punto, per quanto pazienti possiamo essere, troviamo finalmente il coraggio di perdere qualcuno (e se lo troviamo è perché evidenteme­nte quel qualcuno non valeva più di tanto), ed ecco che il nostro “ex rapporto speciale” assume l’atteggiame­nto del cucciolott­o abbandonat­o indossando pure la maschera da super vittima con quell’espression­e sorpresa tipica del “ma io non ho fatto niente…”. Appunto. Non è che magari è proprio quella la colpa? Non aver fatto niente per rispettare e salvaguard­are quell’unicità e reciprocit­à che tanto sbandierav­i? Magari bastava sempliceme­nte esserci quando ad aver bisogno eravamo noi.

Fortunatam­ente la regola da applicare a tutti i rapporti per capire se c’è corrispond­enza è chiara: chi non ha tempo per te, non ha poco tempo. Ha poca voglia. E se alla fine nessuno dei due fa un passo vuol dire che non si ha più voglia di rincorrers­i e va bene così, perché per quanto la cornice sia bella vale ben poco se il quadro non ti emoziona più. In fondo basta ricordarsi di tenere strette le persone che al posto del telefono hanno in mano un bicchiere di vino quando stanno con noi.

 ?? ?? Guido Ceronetti “Non bisogna avere che relazioni superficia­li con chi respinge agli e cipolle, perché si tratta di caratteri deboli, incapaci di profondità”.
(da Il silenzio del corpo, 1979)
Guido Ceronetti “Non bisogna avere che relazioni superficia­li con chi respinge agli e cipolle, perché si tratta di caratteri deboli, incapaci di profondità”. (da Il silenzio del corpo, 1979)
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Non sempre chi ti cerca ti vuole. Spesso ti cercano solo perché vogliono qualcosa.
Dare & avere Non sempre chi ti cerca ti vuole. Spesso ti cercano solo perché vogliono qualcosa.

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