Identità e salvagenti
Lo studio Red Open di Milano ha prodotto un manualetto interessante intitolato
E liberaci dal malware, cioè dal software malevolo che inquina i dispositivi elettronici e ci può mettere davvero nei guai. Un titolo che scherzosamente suona come una preghiera per propiziare la buona salute dei nostri sistemi informatici. Nella storia dell’umanità i pericoli sono stati (e rimangono) altri: minacce fisiche, rapine, malattie, tranelli fatali. Oggi siamo vulnerabili perché alle tecnologie della comunicazione accordiamo un’istintiva fiducia, così come accadeva un tempo per quello che dicevano in tivù. La digitalizzazione ha facilitato i raggiri, le induzioni in errore, i furti di identità. Le intrusioni nei nostri profili in rete e gli hackeraggi negli ultimi tempi sono aumentati. Culturalmente, non siamo ancora preparati a difenderci dagli aspetti rischiosi del web.
La trasformazione digitale porta grandi opportunità ma anche implicazioni etiche e antropologiche. Viviamo in una società dell’incertezza, che riguarda anche i nostri interlocutori. Si pensi, per esempio, all’uso distorto delle informazioni personali, alla vendita dei dati a vantaggio di archivi di cui non sappiamo nulla. Un clima da Far West informatico aggravato dal raffreddamento dei contatti umani in seguito alla pandemia. Per molti la rete negli ultimi tempi è stata la salvezza. Ma chi si offre di proteggerci quando qualcosa non funziona a volte è il nostro carnefice. Circolano programmi truffaldini per la manutenzione del computer. Software antivirus che fingono di tutelarci e invece fanno danni. Dovremmo comportarci come cauti esploratori di un nuovo mondo, pur abitando in valle. Naturalmente ci sono professionisti esperti che danno informazioni utili e fanno un’adeguata formazione. Ma per evitare guai possiamo metterci anche del nostro. Qui accanto sette suggerimenti: siete nelle vostre mani…