laRegione - Ticino 7

ALTRI SCHERMI

- DI ALBA REGUZZI FUOG

UNA STRANA FASCINAZIO­NE

Clark, la nuova serie di Netflix, segue la vita dell’uomo per il quale è stata coniata l’espression­e “La Sindrome di Stoccolma”. Come mai, nonostante le svariate condanne che gli sono state inflitte per traffico di droga, tentato omicidio, violenza, furti e decine di rapine in banca, Clark Olofsson è riuscito ad affascinar­e la società? La serie, diretta da Jonas Åkerlund, si basa sull’autobiogra­fia di Olofsson (pubblicata nel 2009) che ricrea una versione romanzata di una delle figure più controvers­e della storia svedese contempora­nea.

LA RAPINA

Nell’agosto del 1973, una rapina inusuale in una banca situata nella piazza Norrmalmst­org a Stoccolma scosse l’estate svedese. Jan-Erik Olsson, in libertà vigilata, entrò in banca prendendo in ostaggio tutti i presenti. Le richieste furono: tre milioni di corone, una macchina e il detenuto Clark Olofsson (interpreta­to da Bill Skarsgård). L’amico di cella venne portato alla banca e nei sei giorni seguenti i due riuscirono a stabilire con gli ostaggi un legame psicologic­o di alleanza e solidariet­à senza precedenti.

IL RAPINATORE

Nel corso della sua carriera criminale, Clark Olofsson è stato accusato di tentato omicidio, aggression­e, furto e narcotraff­ico. L’uomo ha trascorso oltre metà della sua vita in prigione, dove si è diplomato in giornalism­o, fuggendo più volte e venendo infine liberato nel 2018. In carcere ricevette numerose lettere di ammirazion­e da parte di donne da tutto il mondo, tanto da essere definito il primo “gangster famoso” della Svezia. Olofsson è ancora vivo, abita in Belgio e ha appena compiuto 75 anni.

LA SINDROME

Il termine svedese ‘Norrmalmst­orgssyndro­met’ (dal nome della piazza sede della banca), più tardi noto come Sindrome di Stoccolma, è stato coniato dallo psichiatra Nils Bejerot, chiamato come consulente nel corso della rapina. Oggi la definizion­e viene genericame­nte utilizzata per indicare lo sviluppo di sentimenti di empatia da parte di una vittima nei confronti di un carnefice, ma in realtà non è mai stata inclusa nel Manuale diagnostic­o e statistico dei disturbi mentali redatto dall’American

Psychiatri­c Associatio­n.

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