LA FICCANASO Il pranzo della Comunione
Di una cosa eravamo certi: non volevamo finger food, cose da mangiare in piedi, apericena, rinfreschi con focacce ammassate. Volevamo sederci e mangiare, preferibilmente in una trattoria priva di profilo Instagram che servisse buon pesce su orrendi piatti ovali. Un antipasto caldo e uno freddo, due primi. “Non sono due primi, è un bis di primi”, specificava il ristoratore scatenando il primo e più atavico dei timori cui chi sta organizzando un pranzo è soggetto: e se il cibo non bastasse? L’immaginario di chiunque è pieno di racconti di cerimonie infinite e pranzi insostenibili. “Alle 17 eravamo al primo”, è il racconto terrorizzato di ogni invitato medio. Ma regolarmente quando l’invitato medio si trasforma in padre o madre del festeggiato, antipasto e bis di primi sembrano un azzardo insostenibile. La sola idea che qualche invitato possa lamentarsi a posteriori di essere stato tenuto a stecchetto suscita brividi lungo la schiena. Noi – sì, stiamo parlando di noi e della Comunione della creatura – abbiamo buttato il cuore oltre l’ostacolo e confermato il bis di primi. Abbiamo pure creduto a chi ci diceva che anche la gestione dei bambini durante il pranzo fosse un timore immotivato e abbiamo tirato dritto, dotandoci solo di qualche gioco per intrattenere i più piccoli. Piccoli che sono stati giudicati troppo rumorosi da altri avventori del locale, che guardavano con sdegno i nostri figli, mentre i loro stavano silenziosi e composti attaccati al tablet. In quel momento ho rischiato le lacrime, improvvisato una carovana di bambini, li ho condotti come un Mosè in abito di seta al riparto da adulti giudicanti. A ogni passo mentalmente ripercorrevo l’elenco dei locali scartati o in cui non avevo trovato posto, mi ripromettevo di fare meglio alla prossima Comunione. Al momento della prima vescica nei piedi avevo ricacciato indietro le lacrime.
Per poi commuovermi quando le amiche di sempre e mia sorella, miracoloso sostegno nelle sessioni di shopping più sfrenate così come nelle cerimonie delle creature, mi hanno portato conforto. Del bis di primi non so nulla, non ho mangiato nulla. Non ho creduto a una sola persona che mi ha ringraziato facendo i complimenti per l’organizzazione. Credo che feste di questo genere siano inevitabilmente (almeno in parte) un supplizio. Ma anche che siano l’occasione migliore per accorgersi dei buoni amici che si hanno.