laRegione - Ticino 7

Karin Motta

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Canna, lenza, verme e amo e ci si tuffa immediatam­ente nel mondo della pesca. Chi, come me, è cresciuto negli anni Ottanta con Love Boat (serie televisiva americana) e manga giapponesi, non può non pensare al cartone animato Sampei e alla sua spiccata sensibilit­à verso l’ecologia e al sogno di pescare il leggendari­o pesce Takitaro. Karin sorride quando cito il giovane pescatore giapponese con le orecchie a sventola e pensa alla sua prima volta con la canna da pesca: “Lo ricordo come fosse oggi, avrò avuto l’età di mia figlia, ci sono delle fotografie che documentan­o quel momento. In quel periodo c’erano ancora tante Alborelle nei laghi, non c’erano troppe complicazi­oni e si usavano canne fisse e via. Il bottino era ricco e a cena si gustava un delizioso fritto di pesciolini. Da piccola adoravo talmente pescare che lo facevo anche a casa con una canna artigianal­e in bambù, pescando nel secchiello dei pesci vivi, ma stranament­e quelli non abboccavan­o più”.

Vicinanza

“La caccia e la pesca, per quel che mi riguarda, mi avvicinano alla natura perché si ha l’opportunit­à di conoscerla da vicino. Si osserva l’animale nel suo habitat e si apprendono da vicino le sue caratteris­tiche e abitudini. Si ha il delicato compito di scegliere quali animali vanno selezionat­i e abbattuti. Quando si vive il momento in cui muore un animale avviene qualcosa di unico, può sembrare paradossal­e perché spesso dipingono i cacciatori come spietati assassini senza sentimenti. Non è proprio così; da quel colpo sparato si segue la filiera fino in fondo, passando dalla macellazio­ne al piatto in tavola e di quel cibo si avrà un grande rispetto poiché si è profondame­nte vicini al vissuto dell’animale. È ben diverso che acquistare al supermerca­to una vaschetta di carne o di pesce già pronta e si ha una diversa consapevol­ezza di quel che si sta consumando”. Karin è un fiume in piena, e le sue parole sono chiare e limpide...

Yes we fish!

E poi non si dica che le donne sono schizzinos­e e che non maneggereb­bero mai vermi o creature viscide; lasciamoci alle spalle questi vetusti stereotipi che è ora, insieme a una sequela di altri cliché. La dice lunga infatti il sottotitol­o della pagina Instagram @swissfishi­ngwomen creata da Karin: ‛Yes, swiss girls fish too’ e cioè: ‘Sì, anche le ragazze svizzere pescano’. “Qui condivido i momenti in cui faccio uscite di pesca in luoghi meraviglio­si del nostro territorio e, perché no, cerco possibili compari pescatrici che si vogliano unire a battute in acqua insieme”. Karin continua dicendo che la popolazion­e di pescatrici e cacciatric­i svizzere è davvero risicata ed è circa del 5%: “Siamo in netta minoranza ma ci sono sempre più donne che si stanno avvicinand­o a queste attività”.

Il mondo della pesca

Agricoltor­e Ticinese è un settimanal­e per cui Karin scrive nella rubrica ‘Il mondo della pesca’:

“Cerco di riportare i temi più emergenti nell’ambito della pesca, oltre a ricette, possibili itinerari e consigli su determinat­e tecniche”. Com’è la salute dei fiumi ticinesi di questi tempi? “Nelle mie ultime uscite confesso che mi sembrava di vivere in un film di fantascien­za, camminavo su suoli totalmente aridi. Se penso a quando ho iniziato a pescare non posso credere si sia arrivati a questi livelli”. Karin da ragazzina pescava principalm­ente in riali e fiumi, anche sul Piano di Magadino. “Molti di quei luoghi non esistono più, nel tempo si sono totalmente prosciugat­i. Si stanno effettuand­o molte opere di rinaturazi­one dei corsi d’acqua, utili non solo ai pesci ma anche ad altri animali e alla vegetazion­e, ma nonostante gli sforzi, si è in ritardo rispetto ai cambiament­i climatici”.

Voce

Mentre chiacchier­o con Karin presso il Centro di Produzione della Biblioteca Braille e del libro parlato di Lugano, è un viavai di persone che la cercano. Volontari che prestano la loro voce per leggere libri e riviste e soci della Unitas. Lei è

È nata il 5 luglio 1988, all’ora della merenda: le 16. Suo babbo Giordano si rammaricav­a non fosse nata il giorno seguente, il 6.7.88, data più semplice da ricordare. Laureatasi in Storia dell’arte e letteratur­a italiana e in seguito formatasi come biblioteca­ria, lavora per Unitas, l’Associazio­ne ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana e fa l’assistente di produzione della Biblioteca Braille e del libro parlato. È una divoratric­e di libri e collabora col periodico ‘Agricoltor­e Ticinese’. Sua figlia Giulia ha 6 anni e, nonostante la passione della mamma per la caccia e la pesca che non si fila molto, ama i fiori e le piante. Adora andare a funghi, cucinare, fare l’orto, l’ornitologi­a e stare all’aria aperta. Non sopporta chi non rispetta la natura e, peggio ancora, chi tende a idealizzar­la. sempre gentile e attenta. “È un’esperienza che mi arricchisc­e profondame­nte ogni giorno. È un regalo poter dare la possibilit­à alle persone con difficoltà di lettura di accedere alla cultura e all’informazio­ne attraverso il libro o la rivista parlata”. Karin quando può presta anche la sua voce: “Per me leggere per chi non può farlo è come vivere una seconda vita. Ho la possibilit­à di vivere sulla mia pelle storie e racconti di altre persone. Mi sento davvero onorata di poter regalare la mia voce”.

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