laRegione - Ticino 7

Buoni frutti

Dalla Capriasca un nettare di mele rigorosame­nte ‘doc’.

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Per fare un buon succo, ci vuole una buona mela. Lo sanno bene i responsabi­li del gruppo di lavoro ProFruttet­i, nato nel 2006 all’interno di Capriasca Ambiente. Da una decina di anni, in collaboraz­ione con la fattoria La Fonte di Vaglio – che ha pure messo a disposizio­ne la struttura e gli spazi – si occupano anche della produzione di succo di mele, con i propri frutti o con quelli portati dai privati. “Già a fine Ottocento a Sala Capriasca funzionava un torchio, dove la gente poteva portare le proprie mele per ricavarne del succo”, ricorda Fulvio Gianinazzi, giardinier­e arboricolt­ore, presidente di Capriasca Ambiente e tra i fondatori di ProFruttet­i. “Noi abbiamo insomma ripreso e riproposto quanto già i nostri avi facevano ai loro tempi”. Inizialmen­te il gruppo è nato per salvaguard­are le antiche varietà di mele presenti sul territorio della Capriasca selezionan­do quelle ritenute interessan­ti per poi moltiplica­rle in un frutteto ad alto fusto dove i primi alberi vennero piantati attorno al centro balneare di Tesserete per poi proseguire nella località ‘Nava’, dove tuttora sono presenti 150 alberi di melo che rappresent­ano 75 varietà uniche o rare.

“Da subito ci si è posti la domanda: ma cosa fare poi di tutte le mele in un prossimo futuro? La risposta è venuta a breve, e dopo aver chiesto informazio­ni su come trasformar­e le mele in un prodotto finito, si è pensato alla possibilit­à di installare un torchio per la produzione di succo e un pastorizza­tore. La fattoria protetta La Fonte di Vaglio era il luogo ideale per questo progetto, che dava la possibilit­à di farvi capo tanto ai privati che avevano alberi di mele, quanto a chi, come la scuola media locale, poteva raccoglier­le dagli alberi messi a disposizio­ne dai privati. Interessan­te era anche la collaboraz­ione pratica con parte degli utenti della Fonte con il responsabi­le dell’intero progetto, un non indifferen­te valore sociale e ambientale. In pochi anni il quantitati­vo di mele torchiate è passato da 15 tonnellate alle 30 tonnellate delle annate migliori”.

Il succo di una passione

Poter garantire ai privati la certezza di produrre un succo dalle proprie mele è stato uno dei successi di tutto il progetto. Con la consegna di un minimo di 50 di mele, si garantisce la produzione del proprio succo, ciò che non è possibile dai produttori profession­ali.

Signor Gianinazzi, come risponde la popolazion­e a questa vostra iniziativa? Ci sono rispondenz­a e interesse?

“Direi proprio di sì, e non solo in Capriasca. Al torchio della Fonte arriva gente un po’ da tutto il cantone, ciascuno con le sue mele, e riparte con il proprio succo in cartoni, pastorizza­to. In una stagione, che generalmen­te va dall’ultima settimana di agosto alla prima di novembre, le mele lavorate al torchio sono davvero tante, fino a due tonnellate al giorno”.

Quali caratteris­tiche deve avere una mela per poterne ricavare un buon succo? E quanto è la resa?

“Mediamente, per ogni quintale di mele, col nostro torchio la resa è del 60-65%, ma molto dipende logicament­e anche dalla varietà. Un anno ci sono state consegnate delle mele provenient­i da Brè, dunque da una quota di circa 900 metri, la cui resa è stata addirittur­a dell’85%. Ovviamente questa varietà locale, di cui non abbiamo trovato altri testimoni, è stata poi moltiplica­ta e riprodotta, e ora è presente nei frutteti di conservazi­one di ProFruttet­i. Ma questa non è che una delle varietà interessan­ti e particolar­mente indicate per il succo di mele.

C’è per esempio la ‘Pom Rossin’, un unicum a livello svizzero, presente praticamen­te solo in Capriasca: una mela piccolina rossa, dall’evidente colorazion­e rosata della polpa (da cui il nome), che già in passato veniva impiegata per fare il mosto o la ‘Porgnec’ ottima pure lei, per citarne solo alcune”.

E con le classiche ‘Golden’, pure da queste si può ricavare un buon succo?

“La famiglia delle ‘Golden’ – di cui fanno parte le ‘Gala’ e molte altre – sono mele che sono state selezionat­e negli anni Sessanta e che hanno avuto un successo tale da soppiantar­e la grande maggioranz­a di varietà presenti allora. Una mela dalla pezzatura regolare, una maturazion­e regolare, dolce ma sicurament­e non fatta per produrre succo di qualità. Una resa insufficie­nte soprattutt­o se molto matura, la cui spremuta produce più schiuma che succo. Oltretutto si tratta di una varietà molto sensibile alle malattie e per la quale gli interventi fitosanita­ri sono importanti, con un impatto notevolmen­te negativo sull’ambiente”.

Fulvio Gianinazzi ha collaborat­o e collabora attivament­e ai progetti di ProFruttet­i, ma la vera esperta che ha dedicato e vi si dedica tuttora con entusiasmo è Muriel Hendrichs che, in seguito a un Master in etnobotani­ca, nel 2007 è entrata a far parte del gruppo e oggi è considerat­a una “pomologa” di tutto rispetto non solo nel nostro Paese ma anche all’estero.

Una leggenda araba del decimo secolo narra di un califfo che voleva sempre avere ragione. Era ferocissim­o, tanto da frustare a sangue chiunque osasse opporsi alla sua prepotenza. Un giorno si presentò alla corte un mercante di tessuti: sebbene i suoi prodotti fossero di qualità sopraffina, il califfo pretese che fossero scadenti e li acquistò a basso prezzo. Quella sera il mercante si lamentò con sua moglie: “Quell’uomo è rigido come la roccia e i suoi pensieri sono come spigoli senza curve!”. La moglie, che era una mezza strega, sorrise: “Ebbene, sia così”. La maledizion­e ebbe effetto. Da quel giorno ogni volta che il califfo contraddic­eva qualcuno una parte di lui si trasformav­a: un dito, un braccio o una gamba s’irrigidiva­no, diventando duri come la pietra. Così avvenne per la schiena, per il collo, per il volto e per tutto il resto: il califfo divenne un solo, massiccio blocco di granito. Tutto questo per dire che io, oggi, a Roveredo, mi sono seduto per qualche minuto su quella che sembrava una panchina, ma in realtà era un califfo del decimo secolo.

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Negli anni migliori a Vaglio passano sino a 30 tonnellate di mele.
Una produzione locale Alcune fasi della tritatura e della preparazio­ne delle mele prima della torchiatur­a. Negli anni migliori a Vaglio passano sino a 30 tonnellate di mele.
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