Curiosando nei bassifondi dell’antichità
L’incontro
Catherine Salles ha oggi 82 anni. Una gentile signora che è un’autorità in materia di storia antica, greca e soprattutto romana, con al suo attivo decine e decine di pubblicazioni, alcune anche recenti; per anni è stata professoressa di Antichità romana all’Università di Parigi-Nanterre.
L’avevo invitata anni fa per tenere una conferenza al Palacongressi di Lugano, in occasione dell’uscita in italiano del volume I bassifondi dell’antichità e lì l’avevo conosciuta di persona dopo l’entusiasmante lettura del suo libro. Si tratta di una ricerca sui testi antichi e sulle immagini, che ritengo istruttiva alla luce della situazione sociale nel mondo odierno, caratterizzata com’è da enormi differenze di ricchezza tra Paesi e tra individui. Un libro che mette crudelmente a nudo la faccia nascosta di quell’antichità classica che noi giustamente ammiriamo attraverso le testimonianze che troviamo in biblioteca o che incontriamo nei musei e nei nostri viaggi: oggetti preziosi, grandi imperatori, eroi, pensatori illustri, testi letterari o teatrali che hanno marcato le culture occidentali, sculture e monumenti ricoperti di marmo che sono stati l’ombelico del mondo. Una splendida realtà che certo dobbiamo tenere presente.
Catherine Salles getta invece uno sguardo sull’inferno degli emarginati, su coloro che non hanno potuto far sentire la loro voce, se non raramente (e molto casualmente) attraverso le parole degli autori antichi: lavoratori della terra, minatori, soldati, schiavi in fuga, gladiatori, delinquenti, ma soprattutto chi sopravviveva facendo commercio del proprio corpo, donne, giovani e bambini. A quei tempi nessun Friedrich Engels (che parlerà delle condizioni di vita della classe operaia inglese) o un Victor Hugo dei Miserabili, per denunciare gli abusi di una società disumana.